BURGOS (A. T., 39-40)
Città della Spagna, capitale della provincia omonima. Sorge ad 856 m. s. m., dove l'altipiano che occupa la parte centrale della provincia (v. sotto) si avvicina al margine NO. del bacino dell'Ebro, in posizione favorevole per dominare gli accessi alla meseta, così da questa parte, come da N. Lo sviluppo di Burgos, documentato dai suoi splendidi monumenti e dalle istituzioni che ne resero celebre il n0me fuori di Spagna (il Consulado commerciava con le Fiandre e la Hansa germanica e fiorì fino a tutto il'500), ma legato alla sua funzione di capitale, doveva fatalmente arrestarsi non appena spostatosi, con la reconquista, il centro di gravità dello stato. Né Burgos poté più risorgere; ed anche gli sforzi fatti nell'ultimo cinquantennio (industrie alimentari, commercio) ne lasciarono pressoché stazionaria la popolazione (35.000 abitanti). Come le altre città castigliane, la sua topografia medievale è abbastanza ben conservata. Le costruzioni moderne han poco modificato l'aspetto della città anche perché in numero insignificante. Burgos si distende quasi tutta lungo la riva destra dell'Arlanzón, il cui corso è fiancheggiato da bei viali alberati (paseos); sulla sponda opposta è la stazione della ferrovia, che congiunge la città a Vitoria e a Palencia.
Monumenti. - Il monumento più notevole di Burgos è la cattedrale. Il 20 luglio 1221 re Ferdinando III il Santo e il vescovo Maurizio posero la prima pietra dell'edifizio attuale, la cui costruzione durò 300 anni. La facciata principale si compone di tre ordini. Nell'ordine inferiore si apre la porta reȧle o di S. Maria, fiancheggiata da quelle dell'Incoronazione e della Concezione. Il secondo ordine della facciata è formato da un corridoio con torrette e da un gran rosone traforato, e il terzo da due serie di doppie finestre con statue negli intercolumnî. I′a facciata è completata da due superbe torri terminate da guglie traforate, lavoro di Giovanni da Colonia (1442-1458). Alle due estremità del transetto si aprono le porte de la Coroneria e del Sacramental, con sculture assai belle del sec. XIII. È parimenti notevole la porta de la Pellejeria, di stile plateresco. La cattedrale è a croce latina, con tre navate. La cupola ottagonale fu cominciata nel 1539 sui disegni di Felipe de Vigarni e terminata nel 1567 da Juan de Vallejo. Dopo un'èsplosione avvenuta nel 1813 nulla più rimane delle antiche vetrate dovute a Juan de Valdivieso, a Diego de Santillana, a Nicolás de Vergara e ad Arnao di Fiandra. Il coro nel mezzo, con magnifici intagli del Vigarni (1497-1512), contiene la tomba del vescovo Maurizio, di rame lavorato a modello e riccamente smaltato, lavoro unico del genere in Spagna, eseguito probabilmente a Limoges. Tra le cappelle è notevole quella del Connestabile, con i mausolei del fondatore Pedro Fernández de Velasco, conte de Haro, e della moglie; a destra del quadro principale, quello di S. Anna attribuito a Diego de Siloe; nella sacrestia un quadro della Maddalena che si crede del Giampietrino. La cappella di S. Anna, costruita come la precedente da Simone da Colonia, racchiude la tomba del vescovo Acuña lavorata dal de Siloe e un grande altare di marmo rappresentante l'albero di Jesse. Sono anche degne di menzione le cappelle del Santo Cristo; della Presentazione, con una Madonna di Sebastiano del Piombo; della Visitazione, eretta da Giovanni da Colonia; di S. Giovanni de Sahagún, del Churriguera. Nel chiostro del sec. XIV, che ha belle sculture, dànno la sala capitolare, con ricco soffitto a rosoni, e la cappella del Corpus Christi, ove si conserva l'antichissimo scrigno del Cid.
Altre chiese importanti: S. Stefano e Ss. Cosma e Damiano (sec. XIII); S. Nicola da Bari (sec. XV), con un altare in marmo di Francesco da Colonia e un altro con undici tavole della scuola di Navarra, del '400. S. Egidio ha due bei quadri del Mengs. Celebre è la chiesa di Santa Gadea, perché in essa il Cid Campeador fece giurare ad Alfonso VI di non aver preso parte all'uccisione di suo fratello.
Il castello, oggi in rovina, fu anticamente la dimora del conte Fernán González e dei re di Castiglia. Come ricordo della dominazione araba restano gli archi di S. Stefano e di S. Martino. Sulla facciata dell'arco di Santa Maria, eretto nel sec. XVI e fiancheggiato da sei torrioni, sono collocate le statue di alcuni eroi locali; nell'interno vi è un piccolo museo di scultura, stoffe e oggetti di arte, dei quali i più notevoli sono lo stipetto d'avorio di Silos e un paliotto romanico smaltato della medesima provenienza.
Fra le antiche case signorili sono da notare: quelle del Cordón, (sec. XV), di Miranda, d'Iñigo Angulo (metà del sec. XVIII).
I principali edifici moderni sono: il palazzo di Giustizia, il palazzo provinciale e las Casas Consistoriales.
A due chilometri dalla città è il Real Monastero de las Huelgas, in origine dimora di piacere dei re castigliani, finché, Alfonso VIII non lo trasformò in monastero cisterciense (1187). In tutto il Medioevo fu celebre per le straordinarie prerogative di cui godevano le sue badesse. La chiesa odierna fu cominciata nel 1249; vi si conservano diversi sarcofaghi di antichi re e infanti nonché di molti cavalieri degli ordini di Santiago e di Calatrava. La certosa di Miraflores, anch'essa nei sobborghi di Burgos, fu edificata nella seconda metà del sec. XV da Giovanni e Simone da Colonia. In essa si accoppiano lo stile gotico fiorito e quello del Rinascimento. L'altar maggiore è opera di Gil de Siloe e di Diego de la Cruz; il mausoleo di Giovanni II e della moglie Isabella di Portogallo, pure del Siloe, è il più ricco di quanti del genere siano nella Spagna.
A otto chilometri dall'abitato v'è il monastero di S. Pietro de Cardeña, più volte associato alla figura del Cid. La tomba di questi e di sua moglie Ximena è del 1736. (V. tavv. XXXI e XXXII).
Bibl.: E. Llaguno y Almirola e J. A. Cean-Bermudez, Noticias de los arquitectos y arquitectura de España, desde su restauración, Madrid 1829; G. E. Street, Some account of gothic architecture in Spain, Londra 1869; R. Amador de los Ríos, Burgos, in España, sus monumentos y artes, su naturaleza e historia, Barcellona 1888; V. Lampérez y Romea, Historia de la Arquitectura Cristiana Espanola en la Edad Media, Madrid 1908-1909.
Storia. - L'esistenza di Burgos prima dell'epoca della riconquista non è provata da nessun documento o avanzo archeologico, ma si fonda unicamente su notizie di località tramandateci dalle cronache e sull'arbitraria identificazione di esse località, fatta da storici posteriori. Così il Tarafa, L. Marineo e altri credono di riconoscere in Burgos l'antica città di Auca; altri Augustobriga, fondata da Augusto e noverata da Tolomeo fra le città dei Vettoni; altri, Brabo o Brabum, città nella regione dei Turmodigi. Ma è lecito supporre che Burgos venga da burg, "villaggio", e che la città primitiva non fosse che un gruppo di case senza importanza, lontano dalla via militare che univa Briviesca a Sesamon.
L'importanza di Burgos comincia nel periodo della riconquista, quando l'estremità orientale del regno delle Asturie (v.) era governata da diversi conti che a gran fatica difendevano il paese dalle incursioni moresche. Nell'884, il re asturiano Alfonso III affidò al conte di questa regione di frontiera aspramente contestata, che proprio allora cominciava a chiamarsi Castella, Diego Rodríguez, detto Porcelos, l'occupazione della pianura, con incarico di ripopolare Burgos e Ubierna. Il conte edificò a Burgos una potente fortezza, che servì a collegare i re dell'Asturia e della Navarra e, insieme, a tener lontane le incursioni dei Mori. Burgos restò in potere dei successori del Rodríguez, i conti Gonzalvo Fernández e Nuño Fernández, e, più tardi, dopo le ribellioni dei Castigliani contro il re di León, del famoso conte di Castiglia Femán González (933), l'eroe prediletto della poesia e della leggenda in Castiglia. Di mano in mano che la riconquista cristiana progrediva, i conti di Burgos, approfittando delle discordie nel regno di León, se ne rendevano indipendenti, e vedevano spostarsi verso la propria città il centro di gravità delle terre riconquistate. Così alla morte di Sancho il Maggiore, re di Navarra, la contea di Burgos passa, col titolo di regno di Castiglia nelle mani di suo figlio Fernando I (1035-1065), che fa di quella città la capitale. Alla fine del sec. XI regnando Alfonso VI, vi è trasferita anche la sede vescovile di Auca. Nel 1113, lì si riuniscono le Cortes, per risolvere i conflitti sorti tra il re d'Aragona Alfonso I, detto il Battagliero, e sua moglie Urraca. E il figlio di costei, Alfonso VII, vi stabilisce la sua corte, accrescendo così l'importanza della città, già economicamente e culturalmente favorita dalla posizione sua presso la strada che battevano i pellegrini francesi diretti a S. Giacomo di Compostella. Da allora, e sino alla fine del sec. XIII, più volte Burgos è sede delle Cortes, e vede celebrarsi tra le sue mura le nozze dei re di Castiglia.
Alla fine del sec. XIII i re di Castiglia cominciano invece a risiedere abitualmente a Valladolid, che è più centrale, in seguito all'ampliamento delle frontiere castigliane. Così Burgos perde alquanto della sua importanza, anche se nel secolo XIV le Cortes tornino, talora, a radunarvisi. Notevole, in questo secolo, l'urto con Pietro I, che, non avendo gli abitanti di Burgos pagato un certo tributo, dalle Cortes non approvato, entra nella città e fa uccidere Garcilaso de la Vega, capo della commissione uscita incontro a riceverlo. Questi fatti furono causa che, nel 1366, nel monastero de las Huelgas di Burgos si coronasse re Enrico de Trastamara, fratello bastardo di Pietro I. Ma questi, l'anno seguente alla battaglia di Najera, si vendicò sanguinosamente degli abitanti della città ch'erano stati partigiani del bastardo. Più tardi, nel 1464, sotto il regno di Enrico IV, la nobiltà riunitasi a Burgos dirige al re il famoso proclama contro la scelta a favorito di Beltrán de la Cueva. Alla morte di Enrico IV, la città di Burgos si dichiara per la sorella di lui Isabella, che finalmente è proclamata regina di Castiglia. Nel dicembre 1506, vi muore Filippo il Bello, successore dei re cattolici; e al principio del regno del suo figlio e successore Carlo V, Burgos prende parte attiva alla guerra dei comuneros contro la politica del monarca: dopo di che, perduto il suo carattere di capitale della Castiglia, passa fra le città secondarie. Tuttavìa, nel 1706, durante la guerra di successione, quando i partigiani dell'arciduca d'Austria si dirigono su Madrid, la corte di Filippo V si trasferisce a Burgos. Questa, dal 1808 al 1813, rimane in potere dei Francesi. Nelle guerre civili e durante la rivoluzione del 1868, rappresenta una parte secondaria.
Bibl.: R. Amador de los Ríos, Burgos, nella collezione: España, sus monumentos y artes; su naturaleza e historia, Barcellona 1888; A. Rodríguez, El real Monasterio de las Huelgas y el Hospital del Rey, Burgos 1907; V. Balaguer, En Burgos. Recuerdos de esta ciudad insigne, Madrid 1895.
La provincia di Burgos (A. T., 39-40). - Una delle sei provincie che formavano l'antico regno di Castiglia, al margine nordorientale della meseta, dove questa si salda alla zona basco-cantabrica e all'alta valle dell'Ebro. All'Ebro manda la sue acque la parte settentrionale della provincia, salvo l'angusto distretto bagnato dal Mena, tributario del Nervión, e da considerarsi perciò un frammento di Biscaglia. La parte meridionale, percorsa dal Duero, forma una fascia quasi piana, ondulata di basse colline (la Ribera), che si prolunga ad occidente. Fra mezzo alle due zone si distende un largo altipiano, elevato 800-900 metri al massimo, debolmente inciso dai corsi dell'Oca, dell'Arlanzón e dell'Arlanza, una volta ricoperto di boschi, che è veramente il cuore del burgalense. Il clima, caratterizzato da inverni lunghi e rigidi, con geli che si protraggono talora sino a primavera, ed estati brevi ed eccessive, non è molto favorevole alle colture, e queste si riducono, in sostanza, ai cereali ed alla vite, prevalenti i primi a SO., la seconda a NE. Discreto, anche qualitativamente, il bestiame allevato, che fornisce buon numero di bovini da carne (in misura assai minore da latte), e soprattutto pecore di razza pregiata; insufficiente invece lo sviluppo delle industrie, se ne togli le alimentari e le casalinghe (anche lavori in legno), limitate ai pochi centri più importanti. Le ricchezze minerarie, che una volta davano qualche provento (carbone, ferro, rame, zolfo), meritano appena d'essere ricordate (acque minerali). Il paese è perciò piuttosto povero: esporta unicamente prodotti agricoli e bestiame, e deve importare quasi tutto il resto. La popolazione è scarsa (24 ab. per kmq. contro 44 nel regno), inegualmente distribuita (più densa ai margini della provincia); è accentrata in agglomerati rurali, in genere non superiori ai 300-400 ab. Le condizioni del suolo e del clima (Burgos: temp. media 10°, massima 38°-40°, minima −8° −11°; escurs. media 40°; pioggia 450 mm.; 80 giorni piovosi, da 10 a 15 nevosi, l'anno) e le insufficienti comunicazioni (interi distretti, come il partido di Lerma e quello di Salas de los Infantes, mancano del tutto di ferrovie, ed anche le strade ordinarie difettano) rendono lento ogni progresso e fanno sentire più vivo il contrasto con la floridezza d'un tempo, attestata dai ricordi storici, di cui s'illustrano anche i piccoli centri. La provincia, su 14.196 kmq., contava 336.000 ab. nel 1920 (341.000 secondo un calcolo del 1926). La sola città oltre i 10.000 ab. è la capitale; dopo di essa i centri più importanti sono Miranda de Ebro (8600 ab.), con alcune piccole industrie, Aranva de Duero (6400 ab.) al cuore della Ribera, e Briviesca (3000 ab.) nella Bureba.
Bibl.: R. Sánchez Lozano, Breve noticie acerca de la geología de la prov. de Burgos, in Bolet. Comiss. del Mapa Geológico de España, XI, Madrid 1884; J. Royo, Terciario continental de Burgos, Madrid 1926.