BURGHLEY, William Cecil, barone
Uomo politico inglese, nato il 13 settembre 1521 a Bourne nel Lincolnshire, da una antica famiglia borghese, studiò al St. John's College di Oxford, dove acquistò una solida cultura classica. Fu nominato Custos rotulorum brevium; e nel 1543, fu eletto al parlamento. Accompagnò poi il Protettore del Regno Somerset nella campagna di Pinkie, come giudice della Marshalsea, ossia del tribunale di guerra. Ma, dopo la caduta di Somerset, fu arrestato e incarcerato nella Torre di Londra. Riuscito ad entrare nelle grazie del conte di Warwick, fu liberato e nel 1550 divenne uno dei segretarî del re Edoardo VI. Creato cavaliere e cancelliere dell'ordine della Giarrettiera, nel 1581, si dichiarò fedele alla regina Maria e accettò il ristabilimento del cattolicesimo. Ma appena saputo che la principessa Elisabetta era succeduta a Maria, entrò in corrispondenza con lei; ed Elisabetta regina ripose piena fiducia nel Cecil, il quale, del resto, se ne mostrò degno. Con la sua sagacia e prudenza rese preziosi servigi al paese, nei primi tempi, assai difficili, del nuovo regno. In fatto di religione, egli non ebbe difficoltà a ritornare protestante.
Nel 1560 persuase la regina a inviare la flotta e un esercito in Scozia per appoggiare i protestanti scozzesi, ciò che valse a salvare la causa della Riforma in quel regno. Dal 1558 al 1590, egli fu segretario della regina, con funzioni analoghe a quelle di presidente del consiglio dei ministri. Continuò a sedere alla Camera dei comuni fino al 1571, quando fu creato lord Burghley (o Burleigh); l'anno seguente fu nominato lord tesoriere, malgrado l'opposizione del suo rivale a corte, il conte di Leicester. Mori il 4 agosto 1598 a Londra.
Il B. fu uomo coltissimo, studioso di antichità e di araldica, dotato di buon gusto e appassionato cultore d'architettura e dell'arte del giardinaggio. Dedicò assidue cure al suo castello, Burghley House, e alla sua magnifica proprietà di campagna Theobalds; poi permutata da suo figlio Robert Cecil (più tardi conte di Salisbury) con Hatfield nel Hertfordshire, che è rimasta la dimora della famiglia fino ad oggi. Come uomo politico, non aveva forse troppi scrupoli, ed era sempre pronto a cedere dinnanzi al potere regio, essendo per lui la ragion di stato il supremo argomento. Convinto che la coesistenza di due religioni fosse deleteria per lo stato, non volle tollerare il cattolicesimo in Inghilterra e lo perseguitò.
Bibl.: Oltre alle storie generali dell'epoca, v. le biografie del Peck, in Desiderata curiosa, di Arthur Collins, Charlton, Melville, ecc. Fra le opere più moderne da segnalarsi sono M. A. S. Hume, The Great Lord Burghley (1898), e la vita sua, del Dr. Jessopp (1904) che è una versione ampliata e riveduta dell'articolo dello stesso autore nel Dictionary of national Biography. The Guglisch Catholics in the reign of queen Elisabeth, Londra 1920.
Burghley House. - Il B., avendo ereditato dalla madre un castello nel Northamptonshire, presso la cittadina di Stamford, prima lo rimodernò tra il 1553 e il 1564 sui disegni dell'architetto John Thorpe, poi, dieci o dodici anni dopo, aggiunse tre ali alla costruzione originale sì da formare un maestoso quadrato, ch'è ancora la caratteristica più notevole dell'edificio. L'esterno, rimasto inalterato, è forse il più bell'esempio che si conservi di abitazione signorile dell'epoca di Elisabetta. L'interno ha subito notevoli cambiamenti. Al principio del sec. XVIII una serie di affreschi fu affidata al napoletano Antonio Verrio e a Louis Laguerre per le sale più importanti, mentre le scale e i lavori d'intaglio furono commessi a Grinling Gibbons. I quadri, più di 500, appartengono soprattutto alla scuola italiana del '600 e '700, ad Andrea Sacchi, Luca Giordano, Carlo Maratta, Filippo Lauri, Ciro Ferri, Franceschini, Liberi, Luti, Sebastiano Ricci ed altri. Alcune delle più importanti pitture di maestri antichi, come la Madonna con S. Barbara e il donatore di Petrus Christus (ora a Berlino), furono vendute nel 1888. Vi sono molti pregevoli ritratti di famiglia, specialmente dei periodi di Elisabetta e del re Giacomo.
Bibl.: J.A. Gotch, Historical Monograph of William Cecil, Lord Burghley, Londra 1904.