Buffon, Georges-Louis Leclerc, conte di
Naturalista francese (Montbard, Côte-d’Or, 1707- Parigi 1788). Eletto membro dell’Accademia delle scienze nel 1734, fu (1739) nominato intendente del Jardin des plantes e dedicò tutta la sua vita ad ampliarlo e perfezionarlo, riunendovi ricchissime collezioni, aprendone le sale all’insegnamento e agli studi, e trasformandolo nel Muséum d’histoire naturelle. Pose mano poi all’opera che doveva dargli la celebrità, l’Histoire naturelle (trad. it. Storia naturale). Nel 1771 fu insignito del titolo di conte. Il suo capolavoro, comparso tra il 1749 e il 1789, consta di quattro parti: Histoire naturelle, générale et particulière (1749-67), che contiene, in 15 voll., la Théorie de la Terre (1°, 1749), la Histoire générale des animaux (2°, 1749), l’Histoire naturelle de l’homme (2°-3°, 1749), l’Histoire des quadrupèdes (4°-15°, 1753-1767); seguono l’Histoire naturelle des oiseaux (1770-83) in 9 voll., il Supplement (1774-89) in 7 voll., e l’Histoire naturelle des minéraux (1783-88). Alla stesura dell’opera collaborarono L.-J. Daubenton per la descrizione anatomica dei quadrupedi, G. de Montbeillard e l’abate Bexon per gli uccelli. L’Histoire si presenta, nel complesso, come una vasta collezione di articoli separati, in gran parte quasi puramente descrittivi, ma non mancano grandi ed efficaci sintesi. L’opera scientifica di B. è sorretta da una solida base epistemologica espressa nel primo volume dell’Histoire (De la manière d’étudier et de traiter l’histoire naturelle) dove viene elaborata una visione della scienza fondata essenzialmente sulla osservazione, la generalizzazione induttiva e il confronto con i fatti, e in grado di giungere non già a certezze, ma a leggi generali più o meno probabili ridimensionando il ruolo della matematica e dei metodi classificatori. B. propose anche una teoria cosmologica basata sull’ipotesi di un urto tangenziale tra il Sole e una cometa; rifiutando il diluvio biblico suppose che i continenti siano stati alternativamente sommersi e scoperti dalle acque e valutò l’età della Terra a 75-100.000 anni. Per i fenomeni riproduttivi rifiutò la teoria preformistica avanzando l’ipotesi secondo la quale atomi di materia vivente (molecole organiche) si uniscono spontaneamente per formare gli esseri viventi; ammise l’ereditarietà dei caratteri acquisiti e l’accumulo di modificazioni impercettibili, ma rifiutò sempre l’ipotesi trasformistica di Maupertuis, pur ammettendo (1766) uno sviluppo storico della vita sulla Terra che avrebbe modificato e plasmato in parte (ma in senso degenerativo) le specie attuali. Tra i primi ad applicare allo studio dell’uomo gli stessi metodi utilizzati in quello degli animali, considerò, malgrado le prudenti affermazioni sulla natura divina dell’anima, la ragione come prodotto del linguaggio e della vita sociale.