MAIER, Bruno
Nacque a Capodistria il 1 dic. 1922 da Giovanni e Onorina Ritossa. Conclusi gli studi presso il locale liceo classico, nel 1941 si iscrisse alla facoltà di lettere dell'Università di Pisa, per il desiderio di sprovincializzare la propria formazione avvicinandosi alle sorgenti più genuine della tradizione letteraria nazionale. Ma a causa degli eventi bellici e di una supplenza in materie letterarie che svolse nel seminario di Capodistria, nel gennaio 1944 si trasferì nella neocostituita facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Trieste, dove, il 5 nov. 1945, conseguì la laurea in letteratura italiana con una tesi su La personalità e la poesia di Cecco Angiolieri poi pubblicata (Bologna-Rocca San Casciano 1947), relatore F. Pasini, di cui divenne subito assistente, continuando a insegnare presso la scuola media di Isola d'Istria (1945-46). Il 1 dic. 1947 superò il concorso in qualità di assistente ordinario di M. Fubini, succeduto a Pasini, e si trasferì stabilmente a Trieste lasciando Capodistria dopo la definitiva perdita della sovranità italiana sui territori istriani sancita dal trattato di pace del 10 febbr. 1947.
I saggi scritti in questi anni confluirono nel volume Problemi ed esperienze di critica letteraria (Siena 1950), i cui contenuti vertevano su argomenti che il M. avrebbe continuato a coltivare (Lorenzo de' Medici, la Vita di B. Cellini, l'epistolografia cinquecentesca, l'Arcadia, V. Alfieri).
Già l'anno precedente aveva visto la luce La lettura critica del "Corinto" di Lorenzo de' Medici (Trieste 1949), che riscosse l'apprezzamento di B. Croce (Poesia poetica e poesia letteraria, in Quaderni della critica, XI [1950], pp. 91-93), nel quale il filosofo rilevò la consentaneità della lettura eseguita dal M. con le linee del suo pensiero estetico.
Gli studi su Cellini si approfondirono nei volumi Studi celliniani del Novecento (Trieste 1951) e Umanità e stile di Benvenuto Cellini scrittore (Milano 1952) e con l'edizione delle "Rime" di Benvenuto Cellini (in Annali triestini, s. 4, XXII [1952], pp. 307-358), rimarchevoli per la messa a punto di alcuni concetti critici destinati a rimanere punti fermi della critica posteriore, quali il senso egolatrico della personalità, il boccaccismo e il realismo, l'elemento comico-realistico, la religiosità e il cosiddetto surrealismo, l'elemento sentimentale e affettivo. L'edizione delle Opere di Cellini nei "Classici Rizzoli", del 1968, non si limitò alla Vita e alle Rime, ma comprese anche i Trattati e le lettere, consentendo di cogliere appieno uno dei principali motivi dell'attenzione del M. per lo scrittore fiorentino, quello dell'originalità della lingua.
Si era nel frattempo imposto l'interesse per Italo Svevo, cui il M. si applicò con dedizione indefessa lungo tutto l'arco della sua attività, a iniziare, per volontà della vedova Livia Veneziani, dal riordino del voluminoso materiale autografo, dal quale trasse linfa per una ricostruzione non convenzionale dell'opera di Svevo. Il M. coniugò sempre, nei suoi numerosissimi interventi, l'analisi formale con il recupero dei documenti e di preziosi scritti minori, compresi quelli del fratello Elio (per le triestine Edizioni dello Zibaldone, nel 1962 pubblicò con Anita Pittoni il Diario per la fidanzata (1896), nel 1963 Le lettere alla moglie), con il risultato di delineare in maniera più articolata la figura dello scrittore e il suo ruolo nel Novecento italiano ed europeo.
Primo contributo di rilievo in questo campo il Profilo della critica su Italo Svevo (1892-1951) (in Annali triestini, s. 4, XXI [1951], pp. 289-390). Nel 1953, venticinquennale della morte di Svevo, e nel 1954 si intensificano i contributi, tra i quali si segnala l'introduzione all'edizione Dall'Oglio delle Opere sveviane (Milano 1954), di cui il M. curò, con costanti aggiornamenti critici e bibliografici, le ristampe, fino ai cinque volumi degli Opera omnia (ibid. 1966-69). Nel 1961, centenario delle nascita, uscì il volume La personalità e l'opera di Italo Svevo (ibid.; ripetutamente riedito con aggiornamenti), acuta analisi dell'opera del romanziere e dell'evoluzione della critica sveviana.
Nel frattempo si approfondivano gli interessi critici in varie direzioni: gli studi rinascimentali (la lirica di Poliziano, il Cortegiano di B. Castiglione, l'Aminta di T. Tasso, di cui il M. curò un'edizione, Milano 1953), arcadici (A. Bertola De Giorgi, F. Maratti Zappi), Alfieri, la letteratura triestina del Novecento. Il 25 nov. 1954 conseguì la libera docenza con la lezione "Genesi esterna e genesi intima della "canzone libera" leopardiana".
Nel 1955 il corso su La lingua di Baldassarre Castiglione coincise con la pubblicazione di una scelta delle opere minori (B. Castiglione, Il Cortegiano con una scelta delle opere minori, Torino 1955); del 1957 è l'edizione delle Poesie di Vincenzo Monti (Firenze) e il volume su Vittorio Alfieri (Palermo) nella collana "Storia della critica" dell'editore Palumbo. Era iniziata frattanto la collaborazione a diverse opere collettive, per le quali il M. redasse negli anni profili critici o biografici di autori della nostra letteratura: il Repertorio bibliografico della letteratura italiana, diretto da U. Bosco, il Dizionario letterario Bompiani degli autori di tutti i tempi e di tutte le letterature, l'Enciclopedia vallardiana, il Dizionario biografico degli Italiani, il Dizionario critico della letteratura italiana, quello della Letteratura mondiale del 900. Del 1959 è il volume dei "Classici Ricciardi" sui Lirici del Settecento (Milano-Napoli) curato insieme con M. Fubini, D. Isella e G. Piccito; del 1961 i saggi su B. Castiglione e B. Cellini per la Letteratura italiana Marzorati. Gli studi tassiani presero corpo nei volumi delle Opere per i "Classici Rizzoli" (Milano 1963-65).
Questi rappresentano tuttora il corpus tassiano moderno più completo, sostenuto dall'intuizione critica del superamento della lettura neoromantica, allora ancora molto in voga, di E. Donadoni per una rappresentazione unitaria, che si liberasse dal pregiudizio verso le opere minori, erudite e cortigiane. In tal modo l'interpretazione del M. faceva suoi i nuovi indirizzi manifestatisi nel volume miscellaneo Torquato Tasso (Milano 1959), recensito dal M. in Studi tassiani (IX [1959], pp. 51-66), nonché nell'edizione dei Dialoghi curata da E. Raimondi per i tipi dell'Accademia della Crusca nel 1958.
Il 22 dic. 1964 il M. vinse il concorso per la cattedra di lingua e letteratura italiana; il 14 genn. 1966 fu chiamato come professore straordinario (il 5 maggio 1969 passò ordinario) alla facoltà di magistero dell'Università di Trieste, dove sarebbe rimasto fino al termine della carriera accademica.
Del 1965 è l'edizione commentata del Trattatello in laude di Dante di Boccaccio per la "Biblioteca universale Rizzoli (BUR)", cui seguì la cura delle Opere del medesimo autore nella collana di "Classici italiani" Zanichelli. Diverse edizioni il M. curò per l'Istituto geografico De Agostini di Novara: nel 1968 un volume pariniano (il Giorno, le Odi, il Dialogo sopra la nobiltà) e uno su Poliziano (Stanze per la giostra, Orfeo), uno su Lorenzo de' Medici nel 1969 (Opere scelte); del 1971 (Milano) è l'edizione del Galateo di G. Della Casa con un ampio saggio introduttivo. Nel 1972 la consumata frequentazione degli autori settecenteschi si fissò nei due volumi delle Opere scelte di G. Baretti (Torino), nell'antologia delle Poesie di G.F. Zappi, F. Maratti Zappi, E. Manfredi, C.I. Frugoni (Napoli); e nel 1981 nelle Poesie approvate di A. Guidi (Ravenna).
L'ininterrotto interesse per l'opera di Dante è testimoniato, oltre che dalle numerose lecturae dantesche (per es. Il canto XXIV dell'Inferno, Firenze 1962; I canti di Cacciaguida, Agugliano 1987), dalle ristampe delle opere dantesche di U. Cosmo che egli curò a partire dal 1962 per La Nuova Italia di Firenze, corredandole di propri saggi originali.
Questo lavoro scrupoloso fu anche occasione per rivisitare i luoghi della critica dantesca all'interno di una prospettiva storicistica che coniugava il giudizio estetico allo scavo sulla vicenda del poeta e della sua opera, secondo la formula coniata dal Cosmo "leggere Dante con Dante", e che pertanto si configurava come un implicito aggiornamento e una rivisitazione del metodo crociano. Dal 1953 al 1973 il M. curò, inoltre, la Rassegna bibliografica dantesca per La Rassegna della letteratura italiana.
Del 1972 è l'importante volume di Saggi sulla letteratura triestina del Novecento (Milano).
I saggi concludono il percorso condotto fin lì dal M., di là dai due massimi Svevo e U. Saba, sulla folta rappresentanza degli autori locali (Carlo e Giani Stuparich, V. Giotti, M. Cecovini, P.A. Quarantotti Gambini ecc.), con la messa in luce della loro specificità come espressione di un genius loci legato alla complessa identità storico-culturale della città, che tuttavia comportava aperture e luminose intuizioni delle linee portanti della modernità. In Gli scrittori triestini e il fascismo (Trieste 1975) il M. esamina come questa identità sia stata sostanzialmente estranea al fascismo sia per senso di fedeltà alla sua origine europeizzante, sia per il costitutivo carattere antiretorico, che la porta a incentrarsi sull'uomo e sull'interrogativo esistenziale.
Le linee di questa lettura saranno riprese nella voce Letteratura giuliana nell'Enciclopedia monografica del Friuli-Venezia Giulia, III, Udine 1979. Il saggio Aspetti del manzonismo nella letteratura romantica della Venezia Giulia - Pasquale Basenghi e Michele Fachinetti (in La Rass. della letteratura italiana, s. 7, LXXVII [1973], 2, pp. 269-285) indaga l'influenza manzoniana nella realtà giuliana non solo nei suoi valori letterari o nelle polemiche dottrinarie sulla lingua che videro il glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli su posizioni opposte a quelle di Manzoni, ma pure in quelli popolari di un'etica e di una identità collettiva che, di là dall'aspetto letterario, alimenta fenomeni civili come il filone neoromantico che il M. individua quale componente dell'irredentismo.
Interventi fondamentali sulla linea triestina nella letteratura moderna sono le ampie introduzioni alle voluminose antologie Poeti e narratori triestini (Trieste 1958) e Scrittori triestini del Novecento (ibid. 1968), pubblicate in concomitanza con i decennali della redenzione di Trieste, e il volume Trieste nella cultura italiana del Novecento. Profili e testimonianze (ibid. 1985), che raccoglie le conferenze sui maggiori autori triestini tenute dal 1953 al 1984 presso il Circolo della cultura e delle arti. Nel 1987 il M. riunì la sua produzione critica degli anni 1972-86 in questo campo in Dimensione Trieste. Nuovi saggi sulla letteratura triestina (Milano 1987), che comprende l'importante "Letteratura triestina": storia di un concetto critico; seguirono Il gioco dell'alfabeto. Nuovi saggi triestini (Gorizia-Trieste 1990) e Compositori di vita (postumo, Trieste 2002).
Il 1978, cinquantenario della morte di Svevo, vide una nuova fioritura di contributi protrattisi anche negli anni successivi. La personalità e l'opera di Italo Svevo, divenuto un classico, raggiunse la quinta edizione (la sesta nel 1980); l'edizione del Carteggio con J. Joyce, E. Montale, V. Larbaud, B. Cremieux, Marie Anne Comnène, V. Jahier (Milano 1978) consentì al M., illustrando le ragioni della scelta presentata, una riflessione sull'importanza dei vari carteggi sveviani. Del 1981 è il volume curato con la figlia dello scrittore Letizia Fonda Savio Iconografia sveviana. Scritti, parole e immagini della vita privata di Italo Svevo (Pordenone 1981). Nel 1985 prese il via, per i tipi dell'editore Studio Tesi di Pordenone, l'edizione critica delle opere sveviane con Una vita e la Coscienza di Zeno; seguirono l'anno dopo Senilità, che riproduce le due redazioni, e nel 1993 Il vegliardo e Una burla riuscita. Nel 1996 uscirono per le romane Edizioni dell'altana le Favole.
Nel 1988 il M. curò per Garzanti un'antologia commentata delle Tragedie (Milano) alfieriane; nel 1993 (Pordenone) l'edizione del Diario del viaggio in Spagna. Memorie di famiglia di F. Guicciardini, ma negli stessi anni occorre ricordare la riproposta dei romanzi di E. Cantoni Quasi una fantasia (Palermo 1994) e di P. Mantegazza Il secolo nevrosico (Pordenone 1995), che corona l'instancabile attività svolta dal M. nella scoperta o riscoperta di autori triestini e giuliani minori o dimenticati, le cui opere egli ripropose all'attenzione in conferenze o con interventi in riviste e quotidiani o pubblicò con introduzioni che offrono sempre un puntuale profilo critico. Un panorama diacronico offrono gli studi, incluse le edizioni di vari testi, raccolti nella Letteratura italiana dell'Istria dalle origini al Novecento (Trieste 1996).
Il M. morì a Trieste il 27 dic. 2001.
Dal 1998 aveva condiretto con G. Baroni la Rivista di letteratura italiana. Accanto alla fecondissima carriera di studioso, va ricordata la scrittura creativa, ritrovata, dopo gli esercizi giovanili, in vecchiaia. Le memorie Case a Capodistria uscirono nella rivista La Battana di Fiume (XXVIII [1991], pp. 159-176); il romanzo L'assente (Pordenone 1994), finalista al premio Strega 1995, fu adattato per le scene e rappresentato nel 1998 a Fiume, in varie città istriane, a Trieste e al Mittelfest di Cividale del Friuli. Lo stesso anno uscì, a Zagabria, una traduzione croata.
Fonti e Bibl.: Una serie di interventi sul M. è in Maieriana, in Riv. di letteratura italiana, XX (2002), 3, pp. 11-88, e in "Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro". Per B. M. Atti del Convegno, 2002, Trieste 2003; E. Giammancheri - P. Zovatto, Ricordo di B. M., Trieste 2003; D. Redivo, Bibliografia di B. M., Trieste 2003; B. Sturmar, B. M. svevista, in Aghios. Quaderni di studi sveviani (in corso di stampa).