BRANCHIDI (βραγχίδαι)
Casta sacerdotale che sorvegliava l'oracolo di Apollo a Didyma (v. didimeo) presso Panormo, porto di Mileto. La via sacra da Didyma al porto di Panormo era adornata su entrambi i lati con statue di questi sacerdoti. Tutti i personaggi sono seduti in trono alla maniera orientale; portano un ampio chitone manicato da cerimonia con decorazione di meandri ai bordi e himàtion drappeggiato. Meno una, tutte le dieci statue superstiti sono state ritrovate acefale. Una di queste, che rispetto alle altre presenta un'esecuzione più accurata nell'anatomia, resa con vivacità particolarmente nel petto è nelle spalle, ha sul trono un iscrizione bustrofedica che ci dice che questa statua è il ritratto di Chares, figlio di Klesis tiranno di Teichioessa, fortezza vicino Mileto (Thuc., viii 26, 28). Due statue di dimensioni minori delle altre erano di personaggi femminili con chitone manicato fin sotto il gomito: sopra il chitone era un diploìdion che arrivava sino alle ginocchia. Stilisticamente, le sculture più recenti possono discendere al terzo venticinquennio del VI sec. a. C. Le loro forme massicce, nelle quali si iscrivono in superficie le eleganze ionico-arcaiche del panneggio, appaiono influenzate dal gusto tradizionale della scultura mesopotamica.
Oltre alle figure umane la via era ornata anche di leoni accosciati e sfingi in cui si nota molto vivo l'influsso egiziano. Il Newton trasportò le statue al British Museum, dove si trovano pure le iscrizioni arcaiche del santuario.
Bibl.: L. Ross, Kleinasien und Deutschland, Halle 1850, p. 131; C. T. Newton, Disc. at Halicarnassus, Cnidus and Branchidae, Londra 1862, II, pp. 527, 553, tavv. LXXIV; LXXV; XCVII; LXXV; G. Kirchhoff, Grieeh. Alphab., Gütersloh 1887, n. 17-21; F. N. Pryce, Catalogue of Sculpture in the British Museum, I, i, Londra 1928, p. 101 ss.