BOTTALLA (Botalla, Bottala), Giovanni Maria, detto il Raffaellino, Raffaellino da Savona
Nacque a Savona nel febbraio del 1613 da Francesco. Le notizie sulla sua vita ci sono fornite in gran parte dal Soprani. Compiuti gli studi letterari, egli fu inviato dal padre a Roma perché vi studiasse pittura: qui si esercitò copiando e studiando antichi e contemporanei, ed in particolare Raffaello e i Carracci. A Roma venne in contatto con il cardinale Giulio Sacchetti che, presolo sotto la sua protezione, lo affidò a Pietro da Cortona e gli attribuì il soprannome di Raffaellino "tanto si avanzò lo studioso giovanetto, specialmente nell'imitare lo stile del gran Raffaello da Urbino" (Soprani).
Già il Baldinucci racconta che "è fama" che il B., aiuto del Cortona a palazzo Barberini, approfittando di un'assenza del maestro, cercasse assieme a G. F. Romanelli di soppiantarlo nell'esecuzione della volta del celebre salone. Il Boschini, da parte sua, scrisse che Pietro da Cortona "El rassè zò quel che l'aveva fato/da i Barberini in la famosa stanza": è stata così fatta l'ipotesi (W. Vitzthum, in The Burlington Magazine, CV [1963], p. 216)che, di ritorno da Firenze nel 1637, il Berrettini abbia raschiato le parti dipinte dai suoi allievi; ma non è stata sino ad oggi trovata menzione del B. nei documenti su palazzo Barberini.
Del periodo romano resta l'Incontro di Esaù e Giacobbe (Roma, Galleria Capitolina), commissionato al B. dai Sacchetti per la loro quadreria (un'altra versione a Roma, eredi Barberini, è stata esposta nella Mostra dei Cortoneschi, Roma 1956: cfr. p. 20 del catalogo a cura di A. Marabottini). Una Cacciata di Agar, forse di questo periodo, era a Berlino in coll. privata (Voss, 1933).
Il B. si trasferì successivamente a Napoli "dove era stato invitato a eseguirvi certe splendide commissioni" di opere ad olio e ad affresco (Soprani-Ratti). Lo Scaramuccia ricorda un "picciol camerino" affrescato nella certosa di San Martino.
Avendo dovuto lasciare Napoli in seguito a una lite, andò a Genova. Qui eseguì, su commissione, un San Sebastiano e successivamente una tela raffigurante Deucalione e Pirra (Rio de Janeiro, Pinacoteca). Attese poi nel 1643 alla decorazione di un salotto del palazzo di Agostino Ayroli (poi Negrone): gli affreschi - notevole innesto della cultura cortonesca nella metà del XVII secolo a Genova -, tuttora conservati, rappresentano figurazioni allegoriche con Sirene,Satiri, putti e festoni di frutta e, in due lunette, Bacco ed Apollo (sono sicuramente del B. il fregio, la partitura generale della composizione e le due lunette; per la definizione critica delle parti attribuite al B., v. Castelnovi, 1954).
Costretto a interrompere i lavori per una grave malattia, si trasferì a Milano nella speranza che il mutamento di clima potesse giovargli. In questa città morì poco dopo, nel 1644.
Fonti eBibl.: M. Boschini, La carta del navigar pittoresco [1660], a cura di A. Pallucchini, Venezia-Roma 1966, pp. 521 s. n. 30; L. Scaramuccia, Le finezze de' pennelli italiani... [1674], ed. anast., Milano 1965, p. 75; R. Soprani, Le vite..., Genova 1674, pp. 161-163, 170 s.; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno... [1681-1728], XIII, Milano 1812, pp. 495 s.; P. Orlandi, L'Abecedario pittorico..., Bologna 1704, p. 293; R. Soprani-C. G. Ratti, Delle vite de' pittori, I, Genova 1768, pp. 275 n., 276, 300-303; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, pp. 230, 311; H. Voss, Quellenforschung und Stilkritik...,G. M. B., in Zeitschr. für Kunstgesch., II (1933), pp. 179-182; G. V. Castelnovi, Intorno all'Assereto, in Emporium, CXX (1954), pp. 30 s., 35 nn. 18-20; A. Griseri, Per un profilo di Gregorio De Ferrari, in Paragone, VI (1955), 67, pp. 30 s.; E. Gavazza, Note su Andrea Carlone. Il fregio della Sala Verde di Palazzo Altieri a Roma, in Arte lombarda, VIII (1963), 2, p. 250 nn. 2 e 3; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 411.