BONA di Savoia, duchessa di Milano
Figlia del duca Ludovico di Savoia e di Anna di Lusignano, nacque ad Avigliana nel 1449. Era da qualche anno ad Amboise presso la sorella Carlotta, moglie di Luigi XI di Francia, quando fu chiesta, in seconde nozze, da Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano. Il re di Francia accordò il consenso ad insaputa e contro la volontà del fratello di Bona, il mite Amedeo IX. Il matrimonio fu celebrato per procura da Tristano Sforza, fratello di Galeazzo Maria, ad Amboise, nel giugno 1468. La duchessa si trovò presto a disagio nelle continue discordie fra il duca e i fratelli, e di questi si inimicò specialmente Ludovico il Moro. Quando Galeazzo Maria cadde pugnalato dai congiurati (26 dicembre 1476), Bona prevenne le mire dei cognati, fece proclamare duca il figlio primogenito Gian Galeazzo (v.), ne assunse la reggenza, affidandosi alla salda esperienza politica del segretario del duca defunto, Cicco (Francesco) Simonetta (v.). I cognati esclusi dalla reggenza, Sforza Maria, Ludovico il Moro e Ascanio, nel febbraio e maggio dell'anno seguente cercarono di soppiantare la duchessa e il Simonetta e di ribellare Milano e Genova; ma furono vinti e confinati a Bari, a Pisa e a Perugia. Tuttavia l'anno dopo (giugno 1478), Genova si ribellava sotto Prospero Adorno e andava perduta; l'insuccesso scuoteva l'autorità del Simonetta anche agli occhi di Bona, che finì col preferirgli la dubbia devozione del giovane ferrarese Antonio Tassini. Ludovico il Moro, favorito dal re di Napoli, avanzava con poche truppe, dalla Riviera, su Tortona e Voghera, adducendo il pretesto di voler sottrarre il duca e la duchessa alla tirannia del Simonetta; e si accordava col Tassini, che dava alla duchessa il fatale consiglio di fare arrestare il Simonetta e di accogliere il cognato nel castello di Milano (7 settembre 1479). Il Moro prestava giuramento di fedeltà al duca, ma lo sottraeva alla madre, lo affidava ad altri tutori, creature sue, cacciava il Tassini dallo stato e faceva giustiziare il Simonetta (30 ottobre 1480). Bona, priva di un sicuro sostegno, si lasciava convincere a rinunziare alla tutela del figlio e a lasciare Milano (2 novembre 1480). Fu confinata ad Abbiategrasso, poi in altre località, con divieto di tornare a Milano e di vedere il figlio. Ricorse invano al re di Francia; il Moro l'accusò poi di avere parte - ma non è certo - in varie congiure contro di lui. Solo nell'ottobre 1494 ella poté rivedere il figlio morente. Morì a Fossano nel novembre 1503.
Bibl.: La fonte, quasi sempre più sicura, è B. Corio, Storia di Milano, Milano 1857; docum. in Rosmini, Storia di Milano, Milano 1820, IV, e idem, Vita di Gian Jacopo Trivulzio, Milano 1815, II. Cfr. anche Cantù, in Archivio stor. lomb., 1879 e Casanova, ibid., XXVI (1899); L. Beltrami, Gli sponsali di Galeazzo Maria Sforza, Milano 1893; G. Romano, Di un preteso attentato contro Ludovico il Moro, in Arch. stor. lomb., 1897; G. Claretta, Gli ultimi anni di Bona di Savoia, in Arch. stor. ital., n. s., XII, ii; F. Malaguzzi-Valeri, La corte di Ludovico il Moro, voll. 4, Bergamo 1913-23, passim, con varî ritratti della duchessa.