BOMBOLOGNO da Bologna
Nacque a Bologna all'inizio del sec. XIII.
Benché nessun autore parli della famiglia cui egli apparteneva, essa è indicata con sicurezza in un documento che si riferisce alla sua sepoltura: si tratta della famiglia bolognese de Musolinis, che abitava in città e precisamente nella contrada Strada Maggiore. È possibile, ma non accertato, che il luogo di origine della famiglia sia Gabiano.
Le prime notizie che lo concernono lo indicano come frate domenicano residente nel convento di S. Domenico a Bologna: il suo nome, infatti, compare per la prima volta nel testamento di una certa Lorenza Bandini (datato 4 apr. 1266), che lascia delle somme di danaro ad alcuni frati predicatori, tra i quali è appunto B. presente alla stesura del documento e designato come procuratore del convento. Successivamente altri tre documenti, rispettivamente del 1269, 1272 e 1273, accennano a B., ma soltanto per questioni di un interesse del tutto secondario. Importante è invece il testamento di Giovanni Beccari (11 febbr. 1277), perché in esso è attribuito per la prima volta a B. il titolo di lettore: "frater Bombolognus lector". Non sappiamo tuttavia ove egli abbia compiuto i suoi studi.
Un passo di Vincenzo Bandello, che lo definisce "doctor Parisiensis" (Tractatusde singulari puritate et praerogativaconceptionisSalvatoris nostri, s.l. 1502, f. XLIr), fa ritenere che ad un certo momento egli sia stato inviato a Parigi, per perfezionare la sua cultura teologica. Bisogna tuttavia precisare che nulla permette di accertare con sicurezza se l'affermazione del Bandello derivi da una semplice supposizione o sia fondatamente documentata. Comunque sia, se l'11 febbr. 1277 B. era il "lector principalis" dello Studio bolognese, è lecito dedurne che prima di quella data egli doveva avere già insegnato e portato a termine il suo corso sulle Sentenze. A Bologna inoltre non si usava nominare lettore principale se non chi fosse stato a Parigi o avesse già, commentato le Sentenze. D'altro canto, una notizia della fine del sec. XIII o del principio del XIV (Bologna, Bibl. Univ., cod. 753, Frati 1506, f. 100v) permette di determinare che B. era stato "lector sententiarius" prima del 1269 e che gli spettava il titolo di "doctor", che era il titolo ufficiale conferito nelle università. Questi elementi, uniti all'assenza del nome di B. dai documenti bolognesi nel periodo 1266-1268, rendono probabile l'ipotesi che egli abbia commentato le Sentenze a Parigi tra la fine del 1266 ed il 1268. Va però avvertito che nessuna fonte, di quelle finora note, può confermare questa ipotesi.
"Lector principalis" a Bologna l'11 febbr. 1277, B. lo era ancora nel 1279, secondo quanto risulta da un testamento del 28 marzo di quell'anno. È questo l'ultimo documento che lo nomina: in un altro dell'8 sett. 1280 la qualifica di reggente dello Studio di Bologna è attribuita non più a B., ma a fra' Azzone da Pavia. L'anno della sua morte deve essere quindi fissato tra il 28 marzo 1279 ed il 1291, anno in cui fu compilato il Libellus funerum del convento bolognese, dal quale risulta l'indicazione precisa del luogo del suo sepolcro. B. lasciò di sé un buon ricordo, come testimonia l'anonimo annotatore di un manoscritto del suo commento alle Sentenze: "Incipiunt litteralia super primum Sententiarum dicti fratris Bombologni Bononiensis, cuius vita sancta fuit et doctrina vera. Benedictus Deus" (Bologna, Bibl. Univ., cod. 753, Frati 1506, f. 100v).
L'insegnamento di B. si concretò in un commento alle Sentenze e in alcune opere di logica: i commenti a Porfirio, ai Predicamenta di Aristotele ed al Libro dei sei principi di Gilberto Porretano. Tuttavia ci è pervenuto soltanto il commento alle Sentenze e per di più incompleto per la mancanza del II libro. I manoscritti del I e del III libro sono a Bologna (Bibl. Univ., codd. 753, Frati 1506, e 755, Frati 1508). Il IV libro è anche a Bologna, ma alla Biblioteca dell'Archiginnasio (cod. B 1420). Ad Assisi, inoltre, esiste un manoscritto del III libro (Bibl. Com., 155).
I primi a introdurre la figura di B. nella storia della letteratura scolastica sono stati F. Ehrle e M. Grabmann. Non certamente personalità di primo piano, egli presenta tuttavia un notevole interesse ed alcune caratteristiche tutte particolari. Il suo metodo non si discosta da quello tradizionale nelle opere di commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, ma rivela nello stesso tempo una certa indipendenza ed originalità. Come accade anche in altri dottori domenicani, B. si orienta talvolta verso la scuola francescana: a proposito della Immacolata Concezione della Vergine, infatti, un confronto dei testi rende evidente la dipendenza da s. Bonaventura. D'altro canto sarebbe erroneo supporre una passiva aderenza di B., che si dimostra sempre dotato di una grande discrezione ed intelligenza nell'uso delle sue fonti. Tutto considerato, l'influsso di s. Bonaventura riguarda più i singoli passi che non la struttura generale dell'opera o l'atteggiamento spirituale dell'autore. Un elemento di differenziazione non trascurabile è costituito dalle numerose occasioni in cui B. si serve di Aristotele per dare più vigore e prestigio alle proprie argomentazioni, mentre s. Bonaventura, al contrario, è sempre ligio all'agostinianesimo del suo Ordine ed evita ogni impronta aristotelica.
In sostanza, B. non si discosta dall'indirizzo domenicano, che aveva già delle caratteristiche ben definite e spiccatamente originali con S. Alberto Magno, S. Tommaso d'Aquino e Pietro di Tarantasia. Tra gli elementi che rendono pienamente fondato questo giudizio, il Grabmann ha segnalato la familiarità con Aristotele ed i filosofi arabi e le soluzioni date ad alcuni problemi particolari. Certo è che su B. è forte l'influsso di Pietro di Tarantasia e di Annibaldo degli Annibaldi ed ancora più lo è quello di S. Tommaso d'Aquino, presentito dall'Ehrle e dimostrato dal Dondaine. Tuttavia, non solo non si ha alcun dato sicuro e sufficiente per affermare che B. sia stato un diretto discepolo di S. Tommaso, ma sembra anzi che un fatto del genere sia totalmente da escludersi. È possibile invece che ci sia stato un rapporto di conoscenza personale. Secondo un'ipotesi del D'Amato, B. potrebbe avere incontrato S. Tommaso a Bologna, quando questi partecipò al capitolo generale del 1267 0 quando vi dimorò di passaggio nel dicembre del 1268. Questa seconda eventualità sembra più attendibile se si considera che molto probabilmente, come abbiamo già accennato, B. commentò le Sentenze a Parigi tra la fine del 1266 ed il 1268.
Tentando un giudizio complessivo può dirsi che l'opera di B., anche se è ben lontana dall'importanza di quella di un s. Bonaventura e di un S. Tommaso, non è trascurabile e si inserisce nel contesto del sec. XIII con una sua precisa fisionomia. Non solo egli usa le sue fonti in una maniera tutta personale, deducendone spesso degli svolgimenti intelligenti ed originali, ma si caratterizza anche per l'ampia conoscenza ed i frequenti riferimenti ad Aristotele ed ai filosofi arabi. Tra questi, Averroè è ricordato il maggior numero di volte, ma non mancano richiami ad Avicenna ed Algazali. B. possiede inoltre una conoscenza di Aristotele veramente di primo piano. Egli dimostra di avere familiarità non soltanto con le opere più importanti (il De anima, l'Ethica, la Metaphysica, la Physica, il De animalibus, il De coelo et mundo, il Peri hermeneias e i Praedicamenta), ma anche con i testi meno famosi e generalmente più trascurati, quali il De generatione et corruptione, il De somno et vigilia e il De sensuet sensato. In questa prospettiva, B. appare come un testimone, attento ed impegnato, della diffusione dell'aristotelismo nel secolo XIII.
Bibl.: Per la vita di B. cfr.: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittoribolognesi, II, Bologna 1782, pp. 283 ss.; J. Quétif-J. Echard, Script. Ord. Praedic., I, Lutetiae Parisiorum. 1721, p. 723; M. Sarti M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensisprofessoribus a saec. XI ad saec. XIV, Bononiae 1888-1896, I, p. 630. Fondamentale il contributo di A. D'Amato, B. de Musolinis. Not.bio-bibl., in Sapienza, I (1948), pp. 75-90. Per l'attività intellettuale e la produzione filosofico-teologica di B. cfr. invece: A. D'Amato, B. de Musolinis. Le fonti, in Sapienza, I (1948), pp. 232-252; A. Dondaine, Saint Thomas et la dispute des attributsdivins, in Arch. fratrumpraed., VIII (1938), pp. 257 ss.; F. Ehrle, L'agostinismo e l'aristotelismonella Scolastica del sec.XIII, in Xenia Thomistica, III, Roma 1925, p. 571; M. Grabmann, La scuola tomistica italiana nel XIII e principio del XIV sec., in Riv.di filos. neoscolastica, XV (1923), pp. 104-106; Id., Mittelalterliches Geistesleben, I, München 1926, pp. 339-346; F. Pelster, Les Manuscrits de Bombolognus de Bologna, in Rech. deThéol. anc. et méd., IX (1937), pp. 404-412; C. Piana, La controversia della Concezione della Vergine nella Chiesa bolognese prima di G. Duns Scoto, in Studi Francescani, s. 3, XIII (1941), pp. 3-36 e 185-196; O. Lottin, A propos du Commentaire des Sentences de Pierre de Tarentaise, in Rech. de Théol. anc. etméd., XIII (1946), p. 91; C. Piana, L'influsso di S. Bonaventura su laCristologia di B. da Bologna, in Antonianum, XXIII (1948), pp. 475-500; I. Backes-Trier, Die Lehre desB. von B. über dieVerehrung Christi, in Theologie in Geschichte und Gegenwart, München 1957, pp. 551-570. Per un'ampia bibliografia di studi in cui c'è qualche cenno su B. cfr. il già citato articolo del Piana, L'influsso di S. Bonaventura, p. 476, n. 4.