BOETHOS (Βόηϑος)
2°. - Scultore di Cartagine, figlio di Apollodoros. A Efeso, nel 1912, fu trovata una base di statua con l'iscrizione di età romana Βόηϑος ᾿Απολλοδώρου Καρχηδόνιος ἐποίει "Boethos figlio di Apollodoros di Cartagine faceva". Con la base è stata messa in relazione una statua, pure trovata ad Efeso, di un putto seduto in terra con la destra distesa in atto di meraviglia, il volto esprimente stupore e la mano sinistra appoggiata su un'anatra. L'originale della scultura, di cui esiste un certo numero di repliche, è stato connesso con l'immagine di un bimbo descritto da Eroda nel IV Mimo come esistente nel santuario di Asklepios a Coo.
Taluno ha anche pensato ch'esso fosse quello famoso di Plinio collocato nel portico di Ottavia, ma difficoltà d'ogni genere, anche filologiche, si oppongono all'identificazione. Si può dire peraltro che per il ritmo ancora notevolmente chiuso l'originale del fanciulletto d'Efeso potrebbe essere stato eseguito nell'età del IV Mimo di Eroda, ossia nella prima metà del III sec. a. C.
La connessione di questo B. coll'autore del fanciullo di bronzo dorato visto da Pausania (v, 17, 4) nell'Heràion di Olimpia non è provata. I più ritengono che il periegeta si sia riferito al più celebre omonimo, nativo di Calcedonia, e che la differenza nell'etnico sia dovuta ad errore di trascrizione (v. B. 1°).
Bibl.: Per l'iscrizione, Oesterr. Jahresh., XV, 1912, Beibl., c. 208; C. Prashniker, in Arch. Anzeiger Akad. Wien, LXXXII, 1945, pp. 22, fig. 1; A. Rumpf, in Oesterr. Jahresh., XXXIX, 1952, p. 87; per la statuetta R. Herzog, in Oesterr. Jahresh., VI, 1903, p. 215. Per il fanciullo dell'Heràion di Olimpia, v. K. O. Müller, Handb. d. Archaeologie, p. 159; J. Marcadé, Signatures, II, Parigi 1957, 34.