BILHANA
. Poeta indiano epico, lirico e drammatico. Nell'autobiografia che egli ci dà nel 18° canto del suo poema epico Vikramāṅkadevacarita egli si dice nato a Khonamukha, grazioso villaggio alle falde dello Himālaya, da famiglia di dotti. Egli stesso divenne ben presto conoscitore del Veda, di grammatica, di poetica e buon poeta. Aggiunge che fece da giovine molti viaggi, visitò molte corti e luoghi di pellegrinaggio, come Mathurā, Kanauj Allāhābād e Benares. Si fermò poi alla corte di Vikramāditya VI o Vikramāṅka, della dinastia Cālukya (che regnò nel Deccan dal 1076 al 1226). In onore del detto Vikramāditya VI scrisse il suaccennato Vikramāṅkadevacarita ("Le geste di V."), poema in 18 canti, nel quale le notizie storiche dateci dal poeta sul re e sui predecessori Someśvara I e Someśvara II e in generale sulla sua dinastia, pure essendo più attendibili storicamente di quanto soglia avvenire da parte degli scrittori indiani in genere, sono tuttavia miste ad elementi mitologici e fantastici. B. è anche autore di un poemetto lirico assurto a grande celebrità: la Caurapañcāśikā ("Le 50 strofe del ladro d'amore") detta anche Caurīsuratapañcāśikā ("Le 50 strofe del godimento di amore rubato"). Ogni strofa comincia con: ady'ā'pi, ("anche oggi"), e narra con espressioni immaginose, ricche della più fervida e ardente fantasia erotica, i godimenti venuti al poeta in seguito ai quali fu condannato a morte. Questa collana di strofe fece nascere la leggenda, quasi certamente priva di fondamento storico, che il cantore avesse segretamente amato e goduto una figlia di re, e, scoperto, fosse stato condannato ad espiare con la vita il suo fallo; ma, giunto il momento dell'espiazione, egli avrebbe voluto recitare con nostalgico ricordo le 50 strofe, per le quali (contrariamente a quanto dice il poemetto che si chiude con la morte del poeta per mano del carnefice), commosso ed esaltato, il re gli avrebbe fatto grazia e gli avrebbe concesso la figlia in sposa (cfr. Winternitz, Geschichte der Indischen Litteratur, III, p. 117 segg.). B. è riconosciuto autore della Karṇasundarī, dramma ove si tratta delle vicende dell'amore segreto di un principe e di una principessa silfide (vidydāhara). Gli si attribuiscono inoltre una raccolta di cento strofe sulla quiete dell'animo (Śāntiśataka), del genere del Vairāgyaśataka di Bhartṛhari (v.), e un vocabolario (kośa).