Big Wednesday
(USA 1978, Un mercoledì da leoni, colore, 120m); regia: John Milius; produzione: Buzz Feitshans per A-Team; sceneggiatura: Dennis Aaberg, John Milius; fotografia: Bruce Surtees; montaggio: Carroll Timothy O'Meara, Robert L. Wolfe; scenografia: Charles Rosen; musica: Basil Poledouris.
Dark Point, costa californiana, 1962. Una voce over introduce la storia di tre amici, Matt, Jack e Leroy, giovanissimi campioni di surf. La loro vita spensierata, al ritmo delle onde, delle feste, dei falò in spiaggia, delle sbronze con Bear, che costruisce le tavole e incarna la mitologia del surf, sembra immutabile. Si vive nell'attesa del Grande Mercoledì, giorno in cui i più grandi surfisti possono consacrarsi campioni confrontandosi con una enorme mareggiata. Ma in realtà tutto è destinato a cambiare; il tempo e la storia avanzano col succedersi degli anni, delle stagioni, delle mareggiate. La grande mareggiata da ovest dell'autunno 1965 si accompagna alla scoperta degli obblighi sociali, delle responsabilità familiari, della guerra. Jack parte per il Vietnam, ma anche in chi rimane c'è la consapevolezza che il tempo della vita spensierata è definitivamente tramontato. La grande mareggiata da nord dell'inverno 1968 è segnata dalla morte: anche se Matt è tornato a casa incolume, molti dei vecchi amici della spiaggia sono stati uccisi in Vietnam. Le strade dei protagonisti si dividono e l'unica cosa che sembra ancora legarli è il piacere del surf, che però ha sempre meno spazio nella vita di ciascuno. La gigantesca mareggiata della primavera 1974 coincide con la maturità, con la definitiva rinuncia al mondo del surf. Matt, Jack e Leroy si sono persi di vista e quando Matt decide di andare in mare un'ultima volta per affrontare le onde del Grande Mercoledì pensa di farlo da solo. Ma in spiaggia ritroverà i vecchi amici; insieme riusciranno in una impresa straordinaria che li farà entrare nella leggenda del surf. Allontanandosi dalla spiaggia, Jack regalerà la sua tavola a un giovane surfista, perché la usi alla prossima grande occasione.
John Milius arriva a Big Wednesday dopo una brillante carriera da sceneggiatore (sua è la prima stesura di Apocalypse Now, capolavoro di Francis Ford Coppola) e un esordio alla regia nel 1973, con Dillinger, che lo segnala come uno degli autori più talentuosi della New Hollywood. Il successo anche economico gli permette di dedicarsi a un progetto personale in cui sono evidenti forti elementi autobiografici: Milius ha infatti partecipato in prima persona all'epopea del surf, facendo parte, negli anni Sessanta, della ristretta cerchia dei surfisti californiani. Il film si costruisce intorno a una delle mitologie di questo sport, quella del Grande Mercoledì, giorno in cui ogni generazione di surfisti incontrerà una mareggiata così grande da spazzare via tutto quanto è successo prima. Ed è questo il tema centrale del film: la contraddizione tra la Storia, il trascorrere del tempo e degli anni, il doversi piegare alle costrizioni sociali e biologiche e la volontà di riaffermare attraverso un atto palingenetico la propria individualità senza tempo, fissata in una continua giovinezza che è coestensiva al tempo del surf. Rimanere sulla cresta dell'onda non è allora solo un virtuosismo surfistico, diventa invece la metafora figurativa del tentativo di sottrarsi al tempo, di riuscire a cavalcarlo come un'enorme onda, prolungando all'infinito un attimo felice di perfetto controllo, di padronanza di sé, in cui la giovinezza non ha ancora subito le imposizioni della vita. Questa tematica dà luogo nel film a una narrazione fortemente strutturata attraverso esplicite opposizioni: l'acqua, il vento e la spiaggia, luoghi privilegiati del surf e spesso connotati di un vitalismo euforico, opposti ai luoghi di terra, la casa, il cimitero, il locale messicano, il Vietnam (mai mostrato direttamente), segnati dallo scorrere della vita sociale e spesso dalla morte. E anche la temporalità del surf si oppone a quella della vita sociale, la prima perfettamente circolare, scandita dall'eterno ritorno delle stagioni, delle mareggiate, del succedersi delle generazioni che affrontano il destino del surfer, la seconda inesorabilmente lineare, destinata a cancellare la giovinezza, le amicizie, le grandi imprese di un tempo.
Il film, come ogni buona narrazione mitica, propone una soluzione, reale o immaginaria che sia, alla contraddizione che la fonda e ne organizza i temi: la realizzazione di una grande impresa, il Grande Mercoledì, permette ai protagonisti di accedere al Mito, fissando la loro storia in quella narrazione senza tempo che è la leggenda del surf ("Abbiamo fatto epoca" sono le ultime parole pronunciate da Matt), e di affrontare l'inevitabile trascorrere del tempo senza rimpianti né nostalgie. Milius prende così le distanze dal filone nostalgico della New Hollywood, riaffermando una sorta di integrità dell'eroe, pur se il film è venato di momenti di struggente malinconia. Del resto i riferimenti al cinema classico hollywoodiano sono costanti: al Ford di The Searchers, da cui Milius riprende l'uso della porta che scandisce i momenti di passaggio del film, e My Darling Clementine (Sfida infernale, 1946) per la costruzione quasi western con cui inizia la sequenza del Grande Mercoledì, ma anche a Hawks e a Welles, con un occhio al cinema giapponese e in particolare a Kurosawa. Del cinema classico Milius recupera la volontà di una narrazione epica, di grande respiro, in cui la storia particolare degli eroi assurge a dato antropologico, in una potente strutturazione organica del racconto che tende a rendere espliciti, finanche con una certa retorica, temi e stilemi della forma classica. Big Wednesday è un grande affresco che rivendica la capacità mitopoietica del cinema, la forza della forma narrativa in un momento in cui altre sembravano le strade da percorrere. E forse proprio questo parziale anacronismo ha reso il film di Milius, spesso considerato dalla critica un autore reazionario, un cult movie ancora attuale.
Interpreti e personaggi: Jan-Michael Vincent (Matt Johnson), William Katt (Jack Barlow), Gary Busey (Leroy Smith), Lee Purcell (Peggy Gordon), Sam Melville (Bear), Patti D'Arbanville (Sally), Darrell Fetty (Waxer), Gerry Lopez (se stesso), Barbara Hale (Mrs. Barlow), Robert Englund (Fly), Fran Ryan (Lucy), Joe Spinell (psicologo), Dennis Aaberg (Slick).
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