MARCIANA, BIBLIOTECA
. È la Biblioteca Nazionale di Venezia, e fu per secoli la biblioteca della Serenissima. Ebbe origini umanistiche, derivando idealmente dall'offerta che nel 1362 il Petrarca faceva dei suoi libri alla repubblica (offerta rimasta vana per circostanze malnote), e positivamente dal dono (1468) della libreria del cardinale Bessarione; una delle più insigni dell'epoca e la maggiore quanto a codici greci (482). I novecento manoscritti del Bessarione furono conservati dapprima presso la Basilica di S. Marco (donde l'appellativo della biblioteca); ma nel 1559 la volontà della veneta Signoria e il genio di Iacopo Sansovino facevano sorgere nella piazzetta l'edificio che ha reso famosa nel mondo la "Libreria" di S. Marco. La fastosa aula, dallo splendido soffitto a tondi, del Veronese, dello Schiavone e di altri pittori scelti e diretti dal Tiziano, accolse le raccolte marciane fino al 1812; quando la Libreria fu aggregata alle Procuratie nuove per residenza del viceré Beauharnais, e i libri passarono nel Palazzo Ducale e vi rimasero ospiti incomodi quasi per un secolo. Ma nel 1904 la vetusta biblioteca otteneva moderno assetto e stabile sede in un altro edificio sansoviniano nei pressi di S. Marco: quello della Zecca. E dopo la retrocessione dei palazzi reali, l'antica aula, congiunta alla Zecca e restaurata (1929), riceveva nuovamente i cimelî marciani, ordinati a mostra permanente del libro miniato e figurato.
La biblioteca non ebbe nel sec. XVI uno sviluppo adeguato all'importanza di Venezia come centro editoriale e tipografico. Il catalogo del 1626 enumera soltanto 892 manoscritti e 5695 opere a stampa. L'incremento diventa notevole nel secolo XVlII, con i legati Contarini di S. Samuele (1713), Recanati (1734), Farsetti (1792) e Nani (1797). Si aggiunsero gli spogli degli uffici della cadente repubblica, che recarono fra l'altro, dalla cancelleria dei Dieci, la serie dei Diarî di Marin Sanudo; e l'aggregazione di oltre mille manoscritti delle soppresse biblioteche monastiche: celebre fra tutti il mappamondo di fra Mauro camaldolese (1459). Contemporanea è l'opera di descrizione e illustrazione bibliografica d'insigni bibliotecarî, dall'abate Iacopo Morelli a Giuseppe Valentinelli. Nel sec. XIX sono da ricordare l'assegnazione della grande libreria dei domenicani alle Zattere, erede della raccolta di manoscritti e rare edizioni italiane di Apostolo Zeno, e i doni delle collezioni di storia veneziana dei Contarini degli Scrigni (1843) e di Giovanni Rossi (1852). Nel sec. XX, il legato (1912) del prof. Emilio Teza (oltre 30 mila fra libri e opuscoli) e l'acquisto da parte del governo (1928) della collezione musicale Canal, già conservata a Crespano del Grappa.
I circa cinquantamila volumi (fra cui 4556 manoscritti), che la Marciana contava nel 1812, erano Divenuti quattro volte tanti nel 1904. Le collezioni marciane attualmente constano di 13 mila manoscritti (dei quali 1200 greci; oltre 3000 di storia veneta; 110° musicali e 450 miniati: basti ricordare fra questi il celebre Breviario Grimani [v. VII, p. 836]), e di mezzo milione di stampati. Ne fanno parte raccolte di grande rarità, come 2800 incunabuli; una collezione completissima delle edizioni aldine; una drammatica, con la serie dei melodrammi veneziani dal 1636; e 4136 miscellanee a volumi, contenenti migliaia di rare stampe dei secoli XVI e XVII. (V. anche biblioteca, VI, p. 955 e tav. CCXXIV).
Bibl.: J. Morelli, Della pubblica libreria di S. Marco in Venezia, Venezia 1774; J. Valentinelli, Commentarium, premesso al tomo I della Bibliotheca manuscripta ad D. Marci Venetiarum, Venezia 1868; La Biblioteca Marciana nella sua nuova sede, ecc., Bergamo 1906 (e particolarmente la sezione Bibliografia marciana, a cura di G. Levi); G. Lorenzetti, La Libreria Sansoviniana di Venezia, in Accademie e biblioteche, 1929-30; L. Ferrari, La Biblioteca nazionale di S. Marco, Treviso 1926 (estr. dal Veneto scolastico); id., Elenco dei cataloghi della Biblioteca Nazionale di S. Marco, Roma 1930 (estratto da Accademie e biblioteche).