BIBLIA PAUPERUM
PAUPERUM Si chiamò con questo nome (che però è assai posteriore all'origine dell'opera) una raccolta d'immagini in cui è raccontata la vita di Cristo fino al Giudizio finale nella maniera consueta al sec. XIII, dando cioè un particolare sviluppo ai fatti dell'Infanzia e della Passione, e riducendo invece al minimo quelli della vita pubblica del Redentore. Ciascuna immagine è messa in relazione con due fatti del Vecchio Testamento, e con medaglioni che recano quattro profeti, reggenti quasi sempre dei nastri con parole allusive ai misteri del Vangelo. Accompagna le figure un testo esplicativo assai breve, specialmente per quelle del Vecchio Testamento. Il testo ci è giunto nelle redazioni latina e tedesca: quest'ultima quasi una traduzioni della prima. La redazione latina consta: dei tituli (un esametro leonino per ciascuna delle tre figure di ogni capitolo); di quattro detti profetici, per lo più nei nastri retti dalle figure dei profeti; di due lectiones per le scene del Vecchio Testamento. Il testo tedesco manca dei tituli, ed ha invece le lectiones di maggiore ampiezza. Della Biblia pauperum si conoscono 68 manoscritti, che si possono distinguere in varî gruppi a seconda della disposizione delle figure, della loro scelta e della loro successione. Le lezioni e i detti profetici si ricollegano alla letteratura liturgica; i tituli derivano invece dalle iscrizioni dei mosaici e delle pitture parietali. Le lezioni della maggior parte dei manoscritti appartengono a un tipo principale cui se ne aggiungono due secondarî; i tituli sono la parte più interessante del testo perché, ritrovandosene solo pochissimi nell'arte e nella letteratura anteriori, dovettero esser composti appositamente per le immagini, i più antichi in esametri non rimati, col sec. X in esametri leonini; si alternano nei diversi tipi di manoscritti. L'uso di essi rimonta all'arte paleocristiana, e fu particolarmente diffuso in Europa nell'età romanica, in cui accompagnano quasi costantemente le pitture parietali. I detti profetici sono quelli già da tempo collegati nella liturgia con la corrispondente scena del Nuovo Testamento; ed ebbero, nei manoscritti non illustrati, anche il nome di auctoritates, come già nell'epoca paleocristiana: alla Bibia pauperum provengono dalla tradizione artistica, e variano nei varî tipi di essa. Della traduzione tedesca, molto popolare, esistono varî tipi, otto in tutto, di cui uno assai antico. I tituli non sono tradotti, ma solo imitati, cercando di rendere anche il metro leonino del verso. Vi sono inoltre diversi tipi di rielaborazioni in lingua tedesca, con testo a carattere narrativo.
La prima redazione della Biblia pauperum si deve certamente a un benedettino bavarese che doveva essere un teologo molto versato nella tipologia; ciò nonostante il suo valore maggiore è quello di ciclo figurativo, che risulta forse dall'unione di tutti i cicli tipologici, e potrebbe quindi rappresentare uno sviluppo della tradizione occidentale europea; e siccome molte delle sue contrapposizioni tipologiche compaiono prima in Baviera, quivi si potrebbe collocare la sua origine, anche perché i più antichi manoscritti provengono da conventi bavaresi o austriaci, specialmente benedettini. Poiché il più antico manoscritto, incompleto, è circa del 1300, l'origine della Biblia pauperum deve farsi risalire all'ultimo decennio o al più all'ultimo quarto del sec. XII (cfr. anche J. Guibert,in Revue des bibliothèques, 1905, che la ricollega all'Aurora di Pietro da Riga); di là da quelle date non si potrebbe ragionevolmente spiegare lo sviluppo tipologico ch'essa dimostra. La forma più antica ci appare in tre tipi distinti: quello bavarese, circa del 1300; l'austriaco, quasi contemporaneo al primo, e quello del manoscritto di Weimar; probabilmente la forma originaria constava di 38 gruppi di figure. Nel sec. XIV cominciano già le variazioni tipologiche procurate soprattutto dall'influsso di analoghe opere coeve, come le Concordantiae caritatis dell'abate Ulrico di Lilienfeld (circa 1350), il ciclo pittorico del convento di Emauzg in Praga, e l'Aequipollarium di Corrado Watt. La più notevole variazione è quella del tipo tedesco narrativo, con testo tedesco senza tituli, derivante dal tipo bavarese più antico, e con nuove figure, nelle tre redazioni che ne conosciamo. Notevole fu anche l'influsso dello Speculum humanae salvationis (Strasburgo 1324) per il tipo occidentale, che sta a fondamento delle edizioni xilografiche e che risale alla fine del sec. XIV.
Le edizioni furono numerose, essendo la Biblia pauperum particolarmente adatta alla riproduzione; anche le più antiche, di origine meno certa, non risalgono oltre la prima metà del sec. XV, epoca alla quale appartiene anche il gruppo più tardo, rappresentato dagli esemplari di Monaco e di Londra, della prima metà del sec. XV, la cui origine è da ricercare nell'Austria e nella Baviera orientale, e da cui dipendono anche le edizioni di Pfister, due tedesche ed una latina, apparse a Bamberga fra il 1462 e il 1474. Il Guibert crede che l'edizione in 40 tavole sia stata pubblicata dai carmelitani, poiché vi si vedono nel costume di quei monaci i profeti Elia ed Eliseo che son considerati antenati dell'ordine.
L'influsso iconografico della Biblia pauperum, evidente nel repertorio simbolico degli artisti del'400 e del'500, si nota anche prima delle edizioni xilografiche, durante il sec. XIII; e forse una delle più antiche testimonianze è quella delle sculture dell'Antelami nel Battistero di Parma, dove il gruppo di Salomone e della regina di Saba è collegato con l'Adorazione dei Magi come nella Biblia pauperum. Esso cresce naturalmente nel secolo successivo, come si rileva dai manoscritti, dai quadri, dalle pitture parietali e da quelle su vetro. È maggiore nella Baviera (finestra del coro della chiesa di San Dionigi ad Esslingen; Bibbia di Salisburgo del 1430; dipinti della crociera del duomo di Bressanone); nella Germania settentrionale (sculture del duomo di Doberan, rotolo di pergamena della John Rylands Library a Manchester, con l'albero di Iesse). L'influsso delle edizioni xilografiche si riscontra nella crociera di Hirsau, nella loggia di Maria-Saal, e in altri esempî della Germania meridionale; in manoscritti olandesi, nella Danimarca, nelle pitture di Albertus Pictor in Svezia; più debolmente in Italia (sculture di Giuliano Fiorentino a Valencia, edizione veneziana di Andrea Vavassore, posteriore al 1510), e anche in Inghilterra e in Francia (arazzi della Chaise-Dieu e della cattedrale di Reims, vetrate della Sainte-Chapelle di Vic-le-Comte nel Puy-de-Dôme, sculture dei portali di Troyes, smalti di Limoges, quadri viventi di Béthune del 1562) e nelle Fiandre (sculture in legno di Bruxelles e di Anversa), oltre che negli avorî, e nei margini dei libri d'ore a stampa. Per la ricerca stilistica le miniature più importanti sono quelle del gruppo austro-bavarese; nelle più antiche si nota l'influsso franco-gotico accanto a quello bizantino: quelle dei manoscritti di Vienna (Staatsbibl., cod. 1198) e S. Floriano (convento degli agostiniani, cod. III, 207) trovano il miglior parallelo nelle pitture di Klosterneuburg e nelle miniature dell'alto Reno; mentre quelle del ciclo boemo-settentrionale (ms. di Vienna, Staatsbibl., cod. 370), hanno uno stile disegnativo come nei manoscritti bavaresi più antichi, e i più semplici sono di uno stile piano, assai lontano da quello francese.
Bibl.: W. Y. Ottley, History of Engraving, Londra 1816, I, pp. 111-138; Heider, in Jahr. der k. k. Centralcommission, Vienna 1861; Laib e Schwartz, Biblia Pauperum, Friburgo in B. 1896; Schreiber, Die Biblia Pauperum nach d. Exemplar der Bibl. Nat. Paris, Strasburgo 1903; Mâle, l'Art religieux de la fin du Moyen-Âge en France, Parigi 1908, p. 244 segg.; P. Kristeller, Die Biblia Pauperum nach d. Exemplar der Heidelberger Universitätsibliothek, Chalcograph. Ges., II; H. von der Gabelentz, Die Biblia Pauperum, Strasburgo 1912; Cornell, Biblia Pauperum, Stoccolma 1925.