BIANCHI
Famiglia di pittori pugliesi del sec. XVIII. Il capostipite è Gaetano, nativo di Melpignano, ma trasferitosi verso la fine del secolo a Casalnuovo, oggi Manduria. Della sua attività sono testimonianza due tele firmate: una Pietà nella chiesetta della Pietà in Salice Salentino e la Madonna del Carmine nella chiesa delle Scuole pie di Manduria. Gaetano ebbe tre figli maschi, Diego Oronzo, Giuseppe Domenico e Matteo Niccolò, tutti e tre pittori.
Diego Oronzo nacque a Manduria, dove fu battezzato nella Collegiata il 23 ag. 1683 (Libri Battesimali della parrocchia della SS. Trinità, VI, f. 548, n. 6); svolse una larga attività, dipingendo numerosissime tele di soggetto religioso per chiese di Manduria e di altre città pugliesi, sulle quali spesso appose la sua firma, ora nella forma italiana ("Diego Orontio fece..."), ora in quella latina ("Didacus Bianco invenit et pinxit"): la diversità delle espressioni fece erroneamente credere che Didaco fosse un altro pittore della famiglia. Delle sue numerose opere si indicano, qui di seguito, le più importanti: Manduria, chiesa del Rosario: La Madonna del Rosario; chiesa madre: copia con varianti della precedente,La fuga in Egitto, La strage degli Innocenti; chiesa delle Scuole pie: affreschi della cupola; Massafrà, chiesa madre: Natività (firmata); Brindisi, cattedrale: Martirio del fuoco, S. Teodoro e il sacerdote della dea Cibele, Istituzione dell'Eucarestia; Monopoli, S. Angelo: S. Michele arcangelo (firmato Didacus Biancus, reca la data errata 1643). Nella collezione Arnò di Manduria si conserva un ritratto della nipote Susanna, che sposò il giurista G. B. Arnò, attribuito a Diego Oronzo per tradizione familiare. Morì il 14 nov. 1767.
Del fratello Giuseppe Domenico, nato nell'agosto del 1685, si sa che fu pittore, ma nulla si conosce della sua attività. Solo di recente si è creduto di poter riconoscere la sua mano in un quadro della cattedrale di Monopoli, rappresentante il Sarcofago di s. Francesco di Paola, in cui appare un cartiglio con la scritta "Gius. Bianchi P...." (Tartarelli, Iconografia di s. Francesco di Paola nella cattedrale di Monopoli, in La Stella di Monopoli, II[1950], nn. 4, 10, 11). Ebbe un figlio, Pasquale, anch'egli pittore.
Maggiori notizie si hanno di Matteo Niccolò, che era fratello più giovane di Diego Oronzo e di Giuseppe Domenico, nato a Manduria (e non a Oria, come riferisce il Bertacchi) nel 1696. Divenuto sacerdote, nel 1725 si trasferì a Roma, ove soggiornò almeno fino al 1730, quando partecipò a un concorso, indetto da Benedetto XIII per un quadro rappresentante un episodio della vita di S. Barbato: il dipinto è andato successivamente disperso, ma si sa che gli valse il conferimento del titolo di conte palatino e cavaliere dello Speron d'Oro. Ritornò in Manduria in un anno imprecisato, e divenne canonico e tesoriere della collegiata. Tradizionalmente si riferisce che Matteo Niccolò fosse esperto nel restauro di tele ed affreschi, ma nulla conferma tale tradizione. In relazione alla sua attività di pittore si deve notare che l'unica pittura da lui firmata, a noi pervenuta ("D. Matteo Bianco ping."), è una tela, in cattive condizioni di conservazione, rappresentante una Annunciazione, nella chiesa del santuario della Madonna del Verde di Maruggio, ora cappella del cimitero, probabilmente proveniente dalla distrutta cappella di S. Giovanni, chiesa dell'Ordine di Malta, come sembra provare lo stemma gentilizio del maestro dell'Ordine che vi compare (segnalazione di M. Greco).
Altre pitture e disegni gli sono tradizionalmente attribuiti: così un gruppo di dipinti ricordati da P. Palumbo (Storia di Francavilla Fontana, Noci 1901, p. 196) nel castello Imperiali a Francavilla Fontana, poi passati nella raccolta Forleo, ed infine dispersi, tranne I cinque sensi (pubblicato e riprodotto da P. Del Prete, 1934, come proprietà G. Indelicato, Genova); ed ancora disegni a sanguigna, bozzetti per composizioni, un autoritratto, nella collezione Arnò di Manduria.
Morì a Manduria il 26 dic. 1777.
Pasquale, figlio di Giuseppe Domenico, nato probabilmente nel 1733, svolse una larga attività, dipingendo varie tele per le chiese di Manduria e dei paesi vicini. Di esse si ricordano: a Manduria, nel duomo: S. Gregorio; in S. Maria: S. Rita; nella chiesa del Rosario: Lo sposalizio di S. Caterina; nel santuario di Pasano, presso Sava: la Madonna della Pastora (firmato e datato 1778); altre tele ad Avetrana, Maruggio, Montefusco. Morì a Manduria il 16 nov. 1811.
L'ultimo dei Bianchi ad esercitare la pittura fu Giuseppe, figlio di Pasquale, di cui si ricorda solo che fu maestro di disegno per giovinetti e ritrattista; in una perizia per contestazioni ereditarie si firma: "Giuseppe Bianco pittore et orologiaio".
Fonti e Bibl.: Manduria, Bibl. Com. Marco Gatti: Librone magno, III, col. 1901; Ibid., Status animarum (parrocchia della ss. Trinità), ad annos; Ibid., Chiesa della Collegiata, Libri parrocchiali,ad annos; G. De Giorgi, La prov. di Lecce, Lecce 1882, pp. 296 s.; G. Gigli, Scrittori manduriani, Manduria 1896, p. 292; C. Bertacchi, Puglia, Torino 1926, p. 238; P. Marti, Ruderi e mon. nella penisola salentina, Lecce 1932, pp. 126, 151 s., 192-197, 207; P. Del Prete, Una fam. di pittori pugliesi del '700, in Japigia, V(1934), pp. 103-115 (recens. di A. Foscarini, in Rinascenza salentina, II[1934], pp. 211-214); Catal. della Prima Mostra ionica d'arte sacra, Taranto 1937, ad vocem; Catal. della Mostra d'arte sacra, Lecce 1956, nn. 69, 76.