BERNASCONE (Bernasconi), Giuseppe, detto il Mancino
Nacque a Varese, secondo alcuni nella castellanza di Biumo Inferiore, secondo altri nel quartiere di San Giovanni, nel 1560 circa. I familiari appartenevano a un antico ceppo di "magistri" dediti ad arti varie. Il B. divenne un bravo intagliatore, ma gradatamente passò all'arte muraria che offriva maggiori possibilità di lavoro. La tradizione vuole che entrasse nella scia del Tibaldi, che nel 1578 era stato chiamato a Varese per la stesura dei progetti per la riedificazione della basilica di S. Vittore. Il Tibaldi non diresse personalmente i lavori, che ebbero inizio nel 1580, affidati a capomastri vari; fra essi, a partire dal 1585, troviamo il B., che prestò la sua opera con frequenza sempre maggiore e finì per diventare l'uomo di fiducia della fabbriceria responsabile, che ricorreva a lui anche per collaudi e perizie e, quando si passò alla costruzione e decorazione delle cappelle laterali, per disegni e modelli. I lavori procedettero con grande lentezza e terminarono solo nel 1614.
Erano anni, per Varese, di grande fervore edilizio: si ricostruirono o ampliarono, oltre alla basilica, anche numerose chiese e conventi, si demolirono diverse case per ingrandire le piazze antistanti la basilica e il pretorio, che fu riassestato, e a lato vi fu costruita una bella casa con un tipico broletto. Si vuole che l'opera del B. fosse ripetutamente richiesta per questi lavori, ma cenni sicuri del suo intervento si hanno solo per la chiesa di S. Antonio (1592-1606, sua è fra l'altro la facciata) e per quella di S. Giuseppe. Nonostante la stima che se ne aveva egli era, però, ritenuto semplicemente uno dei buoni capomastri del luogo e talvolta nei documenti non si trova che il nome col soprannome "Mancino", accompagnato tutt'al più col titolo "magister"; solamente più tardi il B. verrà chiamato architetto.
Nel 1598 il B. fu prescelto dalle suore del monastero del Sacro Monte, amministratrici della basilica che vi sorge, per la costruzione del nuovo campanile della chiesa. Egli seguì nel progetto il desiderio delle conunittenti che volevano un campanile robusto con spigoli e basamenti di vivo sasso. Il B. escluse il calcare del monte e preferì la pietra cristallina, dei massi morenici delle colline sottostanti e, per dare all'insieme maggior effetto coloristico, vi unì il mattone, connubio a cui resterà fedele anche più tardi. I lavori ebbero inizio nel 1599 e l'anno successivo erano già alla fine.
Nel 1604 dava inizio al suo più grande lavoro: la costruzione della chiesina dell'Immacolata, delle quattordici cappelle, degli archi che sorgono lungo il vialone che sale a S. Maria del Monte di Varese, opera posta sotto il patrocinio del cardinale Federico Borromeo e che ebbe grande risonanza. Fu disegnatore minuzioso ed instancabile sia dell'insieme sia del particolare (anche i disegni delle grate delle finestre sono suoi). La costruzione dei tempietti destinati ad accogliere la raffigurazione plastica e pittorica dei misteri del rosario durò dal 1604 a poco oltre il 1619, mentre la loro sistemazione interna si prolungò assai oltre.
Il B. rivelò un felice intuito nella distribuzione dei tempietti sul pendio del monte, nell'intonare la loro architettura al paesaggio, nel dar loro linee varie ed eleganti. Si vuole che prendesse ispirazione dal santuario d'Orta, la cui costruzione era stata iniziata nel 1590, ma le cappelle varesine sono nettamente migliori per estro e disegno. Alcuni studiosi cercarono di scoprire quali artisti e monumenti prendesse a modello; non è difficile trovare riferimenti che dimostrano non solo l'influenza delle correnti architettoniche milanesi, ma anche un vasto eclettismo che lo spinse ad ispirarsi persino al tempietto dello Sposalizio della Vergine di Raffaello. La costruzione delle cappelle fu il lavoro prediletto del B., che prese a qualificarsi "architetto della Fabbrica delle cappelle del Sacro Monte", ed architetto incominciarono a chiamarlo anche i contemporanei ammirati.
Nel 1616 veniva affidato al B. l'incarico di costruire il nuovo campanile della basilica- di S. Vittore di Varese; il B. ricorse ancora alla beola ed al mattone e creò uno dei più noti campanili barocchi della Lombardia. Non sembra che la sua attività uscisse da Varese, che gli offri sempre quantità di lavoro sufficiente per raggiungere un certo benessere. La tradizione gli assegna opere anche altrove, ma finora mancano i documenti.
Il B. non fu solo architetto ed intagliatore, ma anche agrimensore: gli archivi locali conservano misurazioni, spartizioni, stime di terreni da lui eseguite; appaltò persino lavori stradali; nulla ci è rimasto della sua opera di scultore. Sembra fosse uomo assai pio; per l'opera prestata a favore della fabbrica delle cappelle non volle compenso. Si sposò, pare, nel 1585 ed ebbe diversi figli. Si pensa morisse nel 1625 o poco dopo: dagli archivi non sono ancora emerse le date esatte della nascita e della morte.
Fonti e Bibl.: Varese, Arch. della basilica di S. Vittore, note di pagamenti e registri mastri della Fabbriceria, 1572-1607; Varese, Arch. d. Ospedale civico, registri mastri, giornali di cassa 1593-1648; Varese, Bibl. Civica, L. Borri, appunti mss.; Milano, Archivio diocesano, Visite pastorali alla Pieve di Varese, vol. 109, Ragguaglio del principio e proseguimento delle Cappelle della Madonna del Monte sopra Varese… (gran parte delle notizie di questo ms. sono riportate in Origine et progresso delle Cappelle fabbricate nel Sacro Monte sopra Varese… Dato in luce dalli divoti Deputati per quella fabbrica, Milano 1623); D. Bigiogero, Le glorie della Gran Vergine sul Sacro Monte di Varese, Milano 1699, pp. 42 s., 67; P. Zani, Encicl. metodica… delle bellearti, I, 3, Parma 1820, p. 246; L. Brambilla, Varese ed il suo circondario, Varese 1874, I, pp. 96, 105, 115; II, pp. 62, 75, 76; L. Zanzi, Il mio paese, Varese 1879, pp. 161 ss.; P. Goldhardt, Die Heiligen Berge Varallo, Orta und Varese, Berlin 1908, pp. 62 ss.; C. Del Frate, S. Maria del Monte sopra Varese, Chiavari 1933, pp. 8, 11, 16, 32, 35, 151; L. Tognola, Il campanile di S.Vittore nel progetto del B., in La provincia di Varese, 1935, n. 1, p. 1; L. Giampaolo, La cronaca varesina di Giulio Tatto (1540-1620),Varese 1954, v. Indice; R.Wittkover, Art and architecture in Italy…, Harmondsworth 1958, pp. 78, 343 nota 31; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 448.