BERNARDO di Ventadorn (Bernart de Ventadorn)
A questo trovadore la poesia amorosa provenzale deve forse la sua fortuna e i progressi successivi, avendole egli dato col suo felicissimo ingegno un'impronta indelebile. Narra la biografia provenzale di Ugo di Sain Circ, vissuto un secolo dopo, che Bernardo, nato nel castello di Ventadorn (Ventadour, comune di Moustier-Ventadour, circond. di Tulle, presso le rive della Corrèze), da un servo del castello che scaldava il forno per cuocere il pane, piacque per la sua bellezza e per le sue doti naturali al visconte, e anche alla viscontessa, che se ne innamorò: ma quando, dopo molto tempo si scoprì questo amore, ella fu rinchiusa e sorvegliata severamente, ed egli dové esulare; e se n'andò dalla duchessa di Normandia, che poi diventò regina d'Inghilterra, e l'accolse bene e l'amò. Questo è un racconto leggendario, fondato sopra alcuni versi d'una rassegna di trovadori in caricatura, composta da Peire d'Alvernia, non dopo il 1173; tale si è dimostrato con le falsità che vi appariscono quando lo si mette alla prova dei dati storici, e con le parole della rassegna, le quali sono caricatura di frasi delle canzoni di Bernardo: qualsiasi difesa di quella biografia non riesce a distruggere questi argomenti. La storia degli amori di Bernardo non è possibile, poiché le persone sono da lui indicate con nomi convenzionali, Aziman, calamita, Mon Escudier, Belvezer, Alvernhatz, Mon Decor, Mon Frances, Mon Cortes, Dous Esgart, Tristan, Conort; solo si può identificare il reis Engles, Enrico II Plantageneto, re d'Inghilterra, che sposò nel 1154 Eleonora di Poitiers, già moglie di Luigi VII, figlia di Guglielmo VIII e nipote di Guglielmo VII, primo dei trovadori provenzali. Alla corte d'Inghilterra accenna Bernardo in varie canzoni e loda i reali. Ma di amore non è mai da parlare, bensì di ossequio che il girovago cantore fa ai suoi protettori. Un altro personaggio si può identificare, il signor di Belcaire, Beaucaire, cioè Raimondo V di Tolosa, che regnò dal 1148. Midons di Narbona sarà forse Ermengarda che favorì i trovadori. L'amore in Ventadorn è una pura finzione, come tutti gli altri amori che cantano questi poeti, che immaginano situazioni e le coloriscono con le tinte della realtà. Bernardo descrisse angosce, desiderî, speranze, con la perfetta illusione del vero, e l'accenno a Ventadorn serviva appunto a dare apparenza di realtà. Egli non ha trattato d'altro che di amore, con calore, abbandono, finezza; e nessun altro pensiero che di amore trova luogo in lui. Poco più di 40 sono i componimenti che possono dirsi certamente suoi, bellissimi, che già allora ottennero gran rinomanza; e in alcuni codici sono anche accompagnati con note musicali. La sua presenza nei varî paesi della Francia e della Provenza valse a diffondere la poesia limosina nelle altre contrade, e a render di moda il canto dell'amore fino, cioè del nobile e sincero amore, cortese, signorile, onde fu piena in breve tutta la letteratura francese, anglonormanna, provenzale, e poi dei paesi vicini, oltre il Reno e oltre le Alpi e i Pirenei. Non cercò esteriori artifici nel metro e nella lingua, ma situazioni semplici, chiare, evidenti, e le trattò con eleganza e intimità. Dante non fa menzione di lui, ma pare che tragga alcune reminiscenze direttamente delle sue poesie; il Petrarca lo ricorda tra i 15 trovadori che enumera in un capitolo del Trionfo dell'Amore, ma non con particolare rilievo. Quanto al limite estremo della sua vita, nulla si può sapere, fuori di quella rassegna di Peire di Alvernia, da cui si deduce che era vivo nel 1173. In vecchiaia, si diede a vita religiosa nell'abbazia di Dalon.
Bibl.: N. Zingarelli, Ricerche sulla vita e le rime di B. d. V., in Studi medievali, I (1905), che riassume i precedenti; inoltre, in Mélanges Chabaneau, p. 1025 segg.; e Il primo poeta d'amore, in La Cultura moderna, 1923; G. Carducci, Un poeta d'amore del sec. XII, in Opere, VII, Bologna 1893; A. Tobler, Ein Lied B. v. V. s., in Sitzungsberichte d. K. Akademie der Wissensch., Berlino 1885; V. Crescini, Per il testo critico di una canz. di B. d. V., in Per gli studi romanzi, Padova 1892; e in Atti del R. Istituto Veneto, LXIII; finalmente la bella edizione di C. Appel, B v. Ventadour, seine Lieder, mit Einleitung und Glossar, Halle 1915.