BALBI, Bernardo
Nacque nella seconda metà del sec. XV da Benetto (Benedetto). Era uno di quei patrizi veneziani di mediocre fortuna, che si dedicavano prevalentemente alle redditizie magistrature giudiziarie e ai reggimenti nelle minori città soggette, traendo da tali uffici non trascurabili guadagni. La sua attività, il cui ricordo è legato soprattutto alle relazioni dei reggimenti di Feltre e di Sebenico, non ha lasciato molte tracce nelle cronache. Nel 1498 sposò Veronica di Pietro Morosini. Nel novembre del 1503 e nel gennaio seguente lo incontriamo già membro della Quarantia criminale, tra i candidati non riusciti nelle elezioni ad alcuni reggimenti. Nel giugno 1506 è capo della Quarantia criminale.
Quando nel 1509 cominciò la guerra della lega di Cambrai, era castellano a Trani, e ritornò nel giugno dello stesso anno a Venezia, dopo aver consegnato la città al re di Spagna, come era stato fatto per ordine della Repubblica da tutti i rettori delle città pugliesi soggette a Venezia. Fu nel 1510 vicepodestà a Piove di Sacco, e successivamente della Quarantia civile e capo della Quarantia criminale; alla fine del 1515 lo troviamo tra i concorrenti ad alcune cariche; ma soltanto il 28 ott. 1516 riuscì eletto capitano in Cadore, dopo aver offerto 300 ducati alla Repubblica. Nel novembre del 1521, come altri nobili, versò 10 lire "di grossi" alla Repubblica, perché il figlio Alvise potesse entrare nel Maggior Consiglio prima dell'età normale. Il 14 maggio 1523 fece parte delle prime due "mani" di elettori del doge.
Il 2 apr. 1525 fu eletto podestà e capitano a Feltre, ove fece il suo ingresso il 28 maggio successivo.
Qui dedicò notevoli cure alla riedificazione della città, devastata nel 1510 dal grande incendio appiccato dagli imperiali, portando a compimento la ricostruzione dell'antico palazzo dei Rettori e del fondaco delle biade, e continuando il restauro di mura, porte e ponti. Istituì anche il collegio dei dottori canonisti e legisti. Ispezionò i passi del Bellunese attraverso i quali avrebbero potuto penetrare i Tedeschi, e li descrisse nella sua relazione, presentata dopo il suo ritorno al Senato il 31 ott. 1526, avanzando proposte per la loro fortificazione. I suoi dispacci, riferiti dal Sanuto, contengono in gran parte notizie sulla rivolta rustica nel Trentino e, più tardi, sulle mosse dei lanzichenecchi del Frundsberg, che egli sorvegliava per mezzo di esploratori.
Nel 1527 compare ancora diverse volte tra i soccombenti in elezioni a reggimenti e magistrature. Il 3 luglio 1530 il B., che per ottenere l'ufficio si era dato molto da fare, venne eletto conte e capitano a Sebenico.
In questo reggimento, nel quale si trovava già ai primi di dicembre del 1530, rimase due anni, occupato soprattutto a seguire, da quel prezioso osservatorio avanzato, le mosse dei Turchi, impegnati nella guerra con gli Asburgo in Ungheria. Per ottenere informazioni egli usava servirsi di un prete Zorzi (Giorgio), fratello di Faidich Amurat, chiecaia di Cliwno e Cetina, voivoda del sangiacco di Bosnia. Quando aveva bisogno di notizie, inviava il religioso, al quale la Repubblica aveva procurato benefici ecclesiastici, a trovare il potente fratello. Questi maneggi sono l'argomento principale dei numerosi dispacci inviati dal B. al Senato e al Consiglio dei Dieci.
Ritornò a Venezia il 5 genn. 1533, recando di sé "bona et optima fama", e presentò al Senato la relazione il 26 gennaio di quell'anno. Si ignora la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, I, p. 115; M. Sanuto, Diarii, V, VI, VIII, XXI, XXIII, XXXII, XXXIV, XXXVIII-XLIV (con i dispacci da Feltre), XLV, XLVI, LI, LIII-LVII (con i dispacci da Sebenico), Venezia 1881-1902, passim; M. Gaggia, Relazione del Podestà e Capitanio di Feltre B. B., in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, XV (1943), pp. 1377-1380, che pubblica anche il testo, edito pure da G. Alvisi nella Grande illustrazione del Lobardo-Veneto, a cura di C. Cantù, II, Milano 1858, pp. 665-671. La relazione di Sebenico è pubblicata in Monumenta spectantia historiam Slavorum meridionalium, VIII, Commissiones et relationes venetae, II, a cura di S. Ljubić, Zagrabiae-Zagreb 1877, pp. 68-83. Alcuni dispacci da Sebenico si conservano all'Arch. di Stato di Venezia, Capi del Consiglio dei Dieci, Lettere di Rettori, B. 280, cc. 42-47. La notizia della vicepodesteria di Piove di Sacco si ha dal cod. Cicogna 3404, VI, c. 83, presso la Biblioteca civica Correr di Venezia.