DANESE, Bernardino
Mancano notizie biografiche di questo fonditore, attivo a Roma nella seconda metà del XVII secolo con il fratello Bonaventura (Ventura), insieme al quale lavorava in una fonderia di via della Lungara (Arch. delle Rev. Fabbr. di S. Pietro, 1 piano, serie 1, vol. 13, n. 24, c. 60). Si formò alla bottega di Giovanni Artusi da Pescina, il "magister aeramentarius" del Seicento romano il quale, tra tutti i fonditori, godette delle preferenze di Gian Lorenzo Bernini.
Nel 1661 partecipò, con un altro lavorante, Francesco Liberati, alla realizzazione di un "focone" per la sacrestia di S. Pietro in Vaticano, come risulta da una sua dichiarazione allegata alla supplica che il figlio dell'Artusi, Nicola, inviò, nel 1672, alla Reverenda Fabbrica di S. Pietro, per ricevere il saldo finale dell'opera del defunto padre (Arch. della Rev. Fabbr. di S. Pietro, 1 piano, serie armadi, vol. 370, s.p.).
L'attività del D. in ambito vaticano traspare da una petizione che con il fratello scrisse, nel 1672, al cardinal Altieri, per ottenere l'incarico di fondere il tabernacolo della cappella del Sacramento in S. Pietro, poi assegnato al rivale Girolamo Lucenti; in essa egli fa riferimento al ventennale servizio da lui svolto nella fonderia che operava per la Fabbrica di S. Pietro (Ibid., 1 piano, serie 1, vol. 13, n. 24, c. 60).
Dalla primavera del 1673 si occupò dei due angeli della cappella del Sacramento posti ai lati del ciborio in atto di adorazione: realizzò prima dei campioni in cera eseguiti materialmente da Giovanni Rinaldi in base alle direttive del Bernini, e poi curò la fusione dei due angeli in bronzo, per i quali ricevette acconti dal luglio 1673 al gennaio 1674 (documenti in Weil, 1966-67, p. 12 e note 16, 17; Borsi-Quinterio, 1980, p. 360). Nel marzo fu pagato con Giacomo Artusi (da identificarsi forse con il fratellastro minore del più noto Giovanni, come risulterebbe dall'Arch. del Vicariato di Roma, S. Spirito in Sassia, Stati d'anime,3 [1650-57], anno 1657, s.p.), per l'esecuzione delle "armi" di Clemente X, da porre alla base di marmo su cui appoggiano i piedi dei due angeli (documenti in Radcliffe, 1978, nota 6, p. 422). Nel frattempo il fratello Bonaventura aveva lavorato, come rinettatore, al ciborio della cappella (1673-74: Arch. della Rev. Fabbr. di S. Pietro, 2 piano, serie 4, vol. 14, cc. 41, 43 ss.).
Al 1675 risale la base bronzea di un busto di Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano (1591-1656), recante sotto lo zoccolo un'iscrizione con il suo nome, la data ed il nome del canonico Johann Anton Gugler al quale I'opera venne donata in occasione del giubileo di quell'anno.
La scultura, che fa parte della collezione cottoniana del museo di Plymouth con la vecchia attribuzione ad Alessandro Algardi, è nata dalla unione di due pezzi: il piedistallo, con la raffigurazione di tre leoni sdraiati, che serviva come base di un calamaio, ed il busto, un'altra versione della celebre scultura berniniana (modello del 1623, fusione completata negli anni successivi da Sebastiano Sebastiani), oltre a quella di Londra, pubblicata da R. Wittkower nel 1966 (G.L. Bernini, London). Secondo Radcliffe (1978) sarebbe stato lo stesso D. ad unire le due parti, provenienti dal suo magazzino, per farne un dono all'amico canonico.
Radcliffe, in base al confronto stilistico con il sostegno firmato dall'artista, attribuisce al fonditore romano, oltre al busto di Paolo Giordano Orsini, anche altri due bronzetti, raffiguranti Sansone e il leone (di chiara derivazione dal più noto gruppo del Pollaiolo) conservati al museo di Plymouth (senza alcun piedistallo) e al Victoria and Albert Museum di Londra (con supporto in bronzo). Si pone così il problema di una possibile attività scultorea del D. nell'ambito del Seicento romano.
Fonti e Bibl.: Arch. della Rev. Fabbrica di S. Pietro: 1 piano, serie armadi, vol. 364, c. 25v; 1 piano, serie armadi, vol. 370; 1 piano, serie 1, vol. 13, n. 12, cc. 26v-27v; ibid., n. 24, c. 60; S. Fraschetti, Il Bernini, Milano 1900, p. 394 nota 3; M. S. Weil, A Statuette of the Risen Christ…, in The Journal of the Walters Art Gallery, XXIX-XXX (1966-1967), p. 12 note 16 s.; A. Radcliffe, Two Bronzes from the Circle of Bernini, in Apollo, CVIII (1978), pp. 418-23; F. Borsi - F. Quinterio, Bernini architetto, Milano 1980, scheda 73, pp. 346, 360; M. T. De Lotto, in Bernini in Vaticano (catal.), pp. 152 s.