BEOZIA (Βοιωτία)
Regione storica della Grecia centrale corrispondente geograficamente all'odierno nomos con piccole variazioni sui confini occidentale e nordorientale: a O i territori di Distomon e di Arachova, oggi nella B., appartenevano nell'antichità alla Focide, mentre a NE la Locride orientale, oggi nella Ftiotide, era considerata in antico zona beotica.
La posizione centrale della B. e gli altri suoi vantaggi naturali hanno attirato l'attenzione dell'uomo fin dall'età della pietra; ciò è particolarmente evidente nella zona intorno al lago di Copaide, dove sono stati individuati, finora, i resti paleolitici più antichi consistenti in arnesi di pietra (Grotta di Seidì, Grotta del Saraceno, Paralimni, Grotta dello Sfigion).
Durante il periodo Neolitico (7000-2800 a.C.) l'intera area beotica era densamente abitata come attestano gli oltre 35 siti, sparsi in tutta la regione e specialmente intorno al lago di Copaide. Le nozioni sull'organizzazione degli insediamenti, le abitazioni e la cultura materiale sono scarse perché le costruzioni indagate sono pochissime e risalgono a scavi degli inizi del secolo (Cheronea, Orchomenos, Eutresis, Alai). In questi importanti centri, e in alcuni altri, come Tespie, Pyrì (Tebe), è stata trovata ceramica con influssi tessali e peloponnesiaci, mentre resta sicuro lo sviluppo di stili ceramici locali (lo stile di Cheronea o rosso sul fondo bianco e lo stile nero su rosso).
Nella prima Età del Bronzo (Elladico Antico, c.a 2800- 1900 a.C.) gli insediamenti nella B. raddoppiano di numero rispetto al Neolitico e si concentrano, come nel periodo precedente, intorno alla Copaide (Orchomenos, Pyrgos, Kastro, Haghia Marina, Kastrì Aliartou, ecc.), ma anche nella zona di Tebe, dei laghi Iliki e Paralimni e soprattutto nelle zone costiere dei golfi di Corinto e di Eubea. Quest'ultimo fatto è indubbiamente collegato allo stabilirsi di rapporti assai stretti tra la B. e le aree vicine durante il suddetto periodo.
I contatti dei grandi centri a E della B., con l'Eubea e le Cicladi, ma anche con zone lontane, come l'Anatolia nord-occidentale, risultano da alcuni prodotti importati in metallo oppure in pietra, ma soprattutto da influssi sulla ceramica delle due ultime fasi di questo periodo (Elladico Antico II e Elladico Antico III). Oltre che a Tebe resti architettonici databili all'Elladico Antico sono stati scoperti a Orchomenos (edifici circolari), a Eutresis e a Litharès. Necropoli sono state inoltre individuate nella zona dei laghi di Iliki e Paralimni. Gli edifici presentano in genere una pianta rettangolare o curvilinea (circolare e absidata): negli scavi condotti di recente a Tebe, nella zona centrale della Cadmeia, almeno due di quelli messi in luce sono absidati mentre un terzo ha un impianto rettangolare, del tipo della «Casa delle Tegole», ma tutti sono di dimensioni monumentali e di carattere apparentemente «pubblico». La progettazione estremamente accurata, le strade e i cortili lastricati e le fortificazioni attestano l'esistenza di insediamenti organizzati già nell'Elladico Antico II nella Beozia (Tebe e Litharés), come nella vicina Eubea (Manika), nell'isola di Egina e nel Peloponneso. Un notevole sviluppo e varietà si osserva anche nella lavorazione dei metalli e nella Ceramica della fase di transizione dall'Elladico Antico II all'Elladico Antico III (Fase Lefkandì I). Durante questo periodo, come anche verso la fine del seguente Elladico Antico III, si notano tracce di distruzioni, che sono da mettere in relazione con le incursioni di genti di lingua greca. Altrettanto documentato, con cinquanta siti c.a, si presenta l'Elladico Medio (1900-1600 a.C.). I resti archittettonici più importanti ad esso riferibili sono stati scoperti a Tebe, a Eutresis e a Orchomenos. Si tratta di costruzioni di forma rettangolare e raramente absidata; le fondazioni sono basse e costruite con pietre calcaree grossolanamente lavorate mentre il resto dei muri è edificato in mattoni crudi. Le tombe scoperte sono a cista, a fossa poco profonda oppure si trovano pìthoi riutilizzati. Le sepolture formano piccoli gruppi o sono riunite in necropoli organizzate regolarmente poste all'interno dell'abitato (intra muros) o addirittura dentro le case (in particolare nel caso di tombe di bambini).
La ceramica minia di colore grigio è il tipo più rappresentato in B. nell'Elladico Medio. Frequente è anche la classe della ceramica a decorazione opaca (matt painted) grossolana o fine, e di quella detta «policroma». Quest'ultima è caratteristica delle fasi finali dell'Elladico Medio.
L'Elladico Medio è spesso caratterizzato, e non a torto, come un periodo di relativa povertà e immobilità sociale, in contrasto con lo sviluppo e il movimento del seguente periodo miceneo. Quest'affermazione è valida anche per la Beozia. Ma verso la fine di questo periodo le tombe a fossa scavate a Tebe, Orchomenos e Dramesi presentano una ricchezza sorprendente confrontabile con quella delle tombe dei perìboloi A e Β di Micene, della tomba recentemente scavata a Egina e di altre località. Questo cambiamento ancora non spiegato nei suoi particolari è sicuramente dovuto a mutamenti economico-sociali che hanno coinvolto forse tutto il Mediterraneo.
Durante il periodo miceneo o tardoelladico (c.a 1600/ 1580-1100), la B., come d'altronde la maggior parte del mondo greco e orientale, conosce una grande fioritura. Tutti i settori artistici, la scrittura, il commercio, la navigazione, le opere tecniche, le fortificazioni hanno un grande sviluppo. Si costruiscono palazzi, sedi di un'amministrazione potente e di un'economia centralizzata. Esistono centri di culto nelle cittadelle e necropoli intorno a esse. La B. in questo periodo costituisce una delle zone più importanti, ricche e popolate del mondo miceneo. La sua importanza, dimostrata dal ciclo mitologico tebano e provata dai ritrovamenti archeologici, è paragonabile solo a quella dell'Argolide e della Messenia. Il secondo centro potente della B., dopo Tebe, era in quel tempo Orchomenos che controllava soprattutto la zona NO e il grande bacino del lago di Copaide, allora bonificato. Secondo Omero, Orchomenos per le sue ricchezze era inferiore solo alla città di Tebe in Egitto.
Il centro della città micenea con il palazzo distrutto verso la fine del XIII sec. è stato scoperto alcuni anni fa vicino alla chiesa bizantina di Skripù. Il palazzo era decorato con affreschi di ottima qualità e di estrema raffinatezza.
Nella stessa zona, le ricerche riprese recentemente nella cittadella di Già confermano il suo carattere particolare e il suo legame proprio con Orchomenos.
Tra i varî siti micenei della B., dipendenti evidentemente dai due centri principali, particolarmente importante si presenta Tanagra, nella cui necropoli sono state scavate tombe a camera contenenti importanti corredi di ceramica, idoletti, alcuni oggetti metallici, sigilli, gioielli e soprattutto il gruppo unico e numeroso di sarcofagi in terracotta d'ispirazione più cretese che continentale, con rappresentazioni relative ai riti funebri del periodo miceneo. Non lontano da Tanagra, Aulide, con la sua cittadella micenea, serviva già da allora come porto principale della B. meridionale sul golfo di Eubea.
Secondo la tradizione, giunta a noi dall'epos, la B. era densamente popolata nell'ultimo secolo miceneo; aveva numerose città e fu capace di fornire ottanta navi (Hom., II., II, 494 ss.) che dovevano partire da Aulide per la comune impresa. Secondo un'altra tradizione tramandataci da Tucidide (I, 12), sessant'anni dopo la presa di Troia, i Beoti si spostarono dalla Tessaglia nella Cadmeide, alla quale hanno dato il loro nome. Esigue sono le informazioni sul periodo immediatamente successivo alla caduta dei palazzi micenei; ugualmente scarsi sono i dati in nostro possesso per i periodi submiceneo e protogeometrico. Sono informazioni basate esclusivamente sulla ceramica e pochi altri oggetti trovati in alcune tombe scavate a Tebe, Paralimni, Orchomenos, Vranesi, Kastro e Acraifia nella zona della Copaide. Durante quegli anni, contrassegnati, sembra, da lunghe lotte che hanno accompagnato l'insediamento dei Beoti, la ceramica dei siti menzionati assume un carattere fortemente influenzato dallo stile tessalo-euboico. Già si avvertono gli elementi attici e corinzî, che più tardi avranno il sopravvento. Si pensa che i Beoti abbiano preso gradualmente il controllo della B. partendo dall'area NO e usando come caposaldo l'antico Santuario di Atena Itonìa, dove avrebbero istituito la festa dei Pamboiotia. In seguito avrebbero esteso il loro interesse al luogo sacro di Alalkomenai e più tardi anche a quello di Onchestos, ancora più a S.
Caduta la monarchia, nelle città autonome allora emergenti si insedia un'oligarchia aristocratica; fra le due antiche città rivali, Tebe e Orchomenos, prevale molto presto la prima. Nell'intera B. dalla fine del X fino a tutto il VI sec. a.C., si osserva un costante sviluppo demografico ed economico e una fioritura artistica e culturale assai precoce. Questo periodo, in cui praticamente nasce e si sviluppa l'arte geometrica e arcaica, ci è abbastanza noto dagli scavi - alcuni dei quali, come quello di Acraifia, tuttora aperti - fatti in grandi necropoli e santuari. Le necropoli di Ritsona, di Avai e di Acraifia ma anche quelle di Tanagra, Tespie, di Kanapitsa e Haghia Eleousa vicino a Tebe hanno restituito infatti enormi quantità di vasi attici, corinzî e beotici, idoletti, gioielli che attestano la ricchezza e i contatti del mondo beotico durante i periodi arcaico e classico. Ugualmente interessanti sono i materiali provenienti dai grandi santuari che prosperarono dall'età arcaica in poi. Negli ultimi vent'anni ne sono stati scavati alcuni come quello identificato nell'Itònion, nei pressi dell'antica Coronea, un piccolo tempio di Apollo o di Artemide vicino alla località Petra, l'ara di Zeus Eleuthèrios a Platea.
Inoltre, in una grotta del monte Elicona vicino all'odierna Haghia Triada e non lontano da Coronea, sembra essere stato individuato un santuario rupestre visitato da Pausania (IX, 34,4) e noto anche a Strabone (IX, 410) come il «Λειβηθρίδων νυμφων ἄντρον», con testimonianze di culto delle Ninfe e delle Muse dall'età arcaica fino a quella ellenistica. Si possono ancora menzionare alcuni resti di un culto sicuramente legato a Demetra Thesmophòros in una ricca stipe scavata nei pressi della chiesa di Haghios Gheorghios sulla Cadmeia, le rovine del Tempio di Zeus Basìleios e di Trofonio a Livadià e del Santuario di Posidone a Onchestos. Queste importanti scoperte, che restano nella maggior parte dei casi ancora inedite, se si aggiungono a quelle note del Cabirio, dello Ptoion a Kastraki, della valle delle Muse a Tespie, del Santuario di Artemide ad Aulide, agli scarsi resti del Tempio di Apollo Ismènios a Tebe, di templi scavati a Platea, a Orchomenos, ad Aliartos e ad Alai, formano il quadro dei luoghi di culto finora indagati nella Beozia. Purtroppo nessuna delle città beotiche di età arcaica e classica è stata sistematicamente scavata e molte di esse come Acraifia, Tanagra, Tespie, si conoscono dalle «necropoli» scavate clandestinamente o occasionalmente e dai resti visibili delle loro fortificazioni (perìboloi).
Di queste si conservano importanti esempi di età classica ed ellenistica in parecchie città beotiche: Tebe, Platea, Tespie, Orchomenos, Acraifia, Aliartos, Coronea, Arma, Ascra (Keressos), Thisbe e Korsiai, Yettòs. Le città portuali nel golfo corinzio (Tifai e Creusis) e nel golfo di Eubea, a Ν (Larimna, Alai, Antedone) e a S (Aulide, Delion) presentano anch'esse resti di notevole interesse. Tra i teatri, infine, ricordiamo quelli del Cabirio di Cheronea e di Orchomenos (quest'ultimo recentemente messo in luce) e alcuni incerti resti dell'Odèion di Silla a Tebe.
Di recente scavi e studi hanno contribuito alla migliore conoscenza della B. ellenistica, romana e anche di quella tardoantica. Nonostante il ritrovamento di numerose iscrizioni e lo studio dei monumenti di questi periodi, lo stato della ricerca sull'arte e la storia della B. dopo la battaglia di Cheronea e la distruzione di Tebe a opera di Alessandro Magno è lungi dall'essere soddisfacente. Come dimostrano però i resti delle fortificazioni, le iscrizioni, i monumenti funerari, i teatri, i santuari, i complessi termali e gli altri monumenti, alcune delle città della B. conservarono a lungo la loro importanza. Va infine menzionata la recentissima scoperta della base del trofeo eretto da Siila sulla cima del Thourion («του θουρίου κατὰ κο- ρυφήν»: Plut., Sull., 19,10; cfr. 17,5), nelle vicinanze di Cheronea, a ricordo della battaglia da lui vinta nell'anno 86 a.C. contro le superiori truppe di Mitridate e dei suoi alleati. La breve iscrizione onora, in accordo con quanto tramanda Plutarco (Sull., 17,10 e 19,10), i due cittadini di Cheronea Omoloichos e Anaxidamos che contribuirono alla vittoria. A poca distanza dal trofeo scorre il torrente Morios accanto a imponenti terrazzamenti appartenenti al Tempio di Apollo Thourios ugualmente citato da Plutarco, in relazione al Thourion, ora identificato con sicurezza.
Bibl.: W. R. Roberts, The Ancient Boeotians, Cambridge 1895; Ρ· Guillou, La Béotie antique, Parigi 1948; K. Demakopoulou, D. Konsola, Archaeological Museum of Thebes, Atene 1981 (con bibl. prec.); D. Konsola, Προμυκηναϊκη Θηβα. Χωροταξική και οικιστική διάρθρωση (diss.), Atene 1981; Ρ. Roesch, Etudes Béotiennes, Parigi 1982; AA.VV., La Béotie antique. Colloques internationaux du CNRS, Lyon-Saint Etienne 1983, Parigi 1985; AA.VV., Πρακτικα του A' Διεθνούς Συνεδρίου Βοιωτικων μελετών, Θηβα 1986, Atene 1988; J. Μ. Fossey, The Topography and Population of Ancient Boiotia, I-II, Chicago 1988; H. Beister, J. Bucker (ed.), Βοιοτικα. Vorträge vom 5. International Böotien- Kolloquium, München 1986, Monaco 1989; J. M. Fossey (ed.), Boeotia Antiqua, I, Amsterdam 1989; H. van Effenterre, Les Béotiens. Aux frontières de l'Athènes antique, Parigi 1989; A. Schachter (ed.), Essays in the Topography, History and Culture of Boiotia, Montreal 1990.
Notizie sugli scavi in ADelt, i960 ss., e Teiresias, 1971 ss.