benzodiazepina
Farmaco dotato di proprietà tranquillanti, miorilassanti (induce la riduzione del tono dei muscoli scheletrici), sedative e ipnoinducenti. Il termine deriva dal nome della struttura molecolare policiclica di tali molecole, di cui il clordiazepossido è stato il prototipo. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, il chimico polacco Leo Sternbach notò per caso che il clordiazepossido produceva miorilassamento e un effetto tranquillante nei topi. Questi effetti farmacologici si ritrovarono anche in altri prodotti quali il diazepam e i suoi derivati (desmetildiazepam, temazepam, oxazepam). La classificazione delle b. si basa sulla durata d’azione: breve (per es., triazolam), intermedia (per es., alprazolam, lorazepam, estazolam, temazepam), lunga (per es., clordiazepossido, clorazepato, diazepam).
Le b. costituiscono una classe di sostanze che condividono un meccanismo d’azione comune: stimolano un proprio recettore localizzato all’interno di un altro recettore, quello dell’acido gamma-amminobutirrico (GABA), neurotrasmettitore inibitorio presente nel nostro sistema nervoso centrale. Quando le b. stimolano il proprio recettore, inducono un cambiamento conformazionale del recettore del GABA, aumentando la sensibilità a tale neurotrasmettitore. Dal punto di vista elettrofisiologico, poiché quello del GABA è un recettore canale per lo ione cloruro, quando esso è stimolato la membrana della cellula nervosa si iperpolarizza e, quindi, la sua attività è inibita.
Le b., a seconda del dosaggio, sono utilizzate per indurre sedazione, sonno, rilassamento dei muscoli scheletrici, amnesia anterograda (rendono difficile ricordare le azioni che bisogna compiere nel futuro). Presentano anche un effetto antiipertensivo in parte indipendente da quello ansiolitico. Inoltre, le b. sono dotate di attività anticonvulsivante.
Le b. sono farmaci caratterizzati da un ampio indice terapeutico (➔). I loro effetti collaterali spesso sono una conseguenza diretta della loro azione farmacologica e dipendono dal fatto che è difficile ottenere solo gli effetti desiderati senza che se ne verifichino altri non voluti. Le b. inducono amnesia anterograda, cioè rendono difficile ricordare le azioni che bisogna compiere nel futuro; in alcuni casi possono essere sfruttate in modo criminoso (sono noti casi di violenza sessuale con utilizzo del flunitrazepam). Tutte le b. possono indurre confusione e alterazioni comportamentali. Inizialmente, questi effetti furono attribuiti al solo triazolam, invece studi successivi hanno dimostrato che essi possono essere indotti anche dalle altre molecole della stessa classe farmacologica. Il sovradosaggo di b. comporta la morte per depressione respiratoria. Tuttavia, gli avvelenamenti acuti sono rari e si verificano solo dopo assunzione concomitante di altri depressivi del sistema nervoso centrale come alcol, oppiacei o barbiturici. I casi di intossicazione acuta vengono trattati con il flumazenil, un antagonista specifico delle benzodiazepine.
La dipendenza fisica per le b. è ormai un fatto appurato e riconosciuto come problema di grande importanza. L’abolizione improvvisa dell’assunzione di b. può generare gravi fenomeni, quali la comparsa di una forma severa di ansia, insonnia, convulsioni e delirio. I sintomi appaiono da 2 a 10 giorni dopo l’interruzione e possono persistere anche per molti mesi. La gravità della sintomatologia presente durante l’astinenza è in generale proporzionale alla durata del trattamento con benzodiazepine.