Terracini, Benvenuto
Glottologo e critico (Torino 1886 - ivi 1968), dal 1924 professore nelle università di Genova, Cagliari, Padova, poi (1929-1938) in quella di Milano. Di famiglia ebraica, nel 1939 fu privato della cattedra per effetto delle leggi razziali; dopo un oscuro e difficile biennio riparò in Argentina, ove insegnò sino al 1946 nell'università Nazionale di Tucumán.
Rientrato in Italia, coprì (1947-1959) la cattedra di Glottologia e per incarico (1947-1957) quella di Storia della lingua italiana della facoltà di Lettere dell'università di Torino. Diresse sino agli ultimi anni l'Atlante linguistico italiano e l' " Archivio glottologico italiano "; fu membro delle Accademie dei Lincei e della Crusca.
Attivamente disponibile al dialogo nei confronti di ogni decisivo indirizzo della cultura filosofico-letteraria e linguistica del secolo, reagendo agli orientamenti naturalistici e positivisticamente materialistici della glottologia di fine secolo, ha elaborato posizioni teoriche, tutt'oggi attuali, che integrano in una visione storicistico-idealistica sia il positivo storicizzare della geografia linguistica come i presupposti dell'idealismo crociano. Nella matrice storicistica da ultimo ha anche tentato di assorbire il sincronismo strutturalistico, salvo a riconoscergli successivamente una necessaria autonomia e distinzione.
Volto sin dalle prime ricerche a mettere in risalto il momento individuale e creativo del linguaggio (lo " spirito del parlante "), ma nella prospettiva di un rapporto di partecipazione da parte del singolo parlante della sostanza storica della lingua, della ‛ tradizione ', non nuovo a studi sulla lingua di testi letterari (si ricordino certi saggi dei primi decenni del secolo sui Fioretti, lo Speculum Perfectionis, il Milione), il T. era ‛ predestinato ' a un incontro coi problemi, i metodi e le applicazioni dell'analisi stilistica. Attraverso un processo dialettico di concreto esercizio analitico e di meditazione teorica (per cui vanno ricordati soprattutto i saggi raccolti in Lingua libera e libertà linguistica, Torino 1963, e in Analisi stilistica. Teoria, storia, problemi, Milano 1966), il T. ha definito una metodologia della critica stilistica consistente nell'accertamento analitico, attraverso lo studio della sintassi anzitutto e poi del lessico, dei modi di concreta realizzazione del linguaggio, delle tonalità, dei ritmi, dei " punti distinti " (i luoghi di accentuata rispondenza tra immagine e ritmo), e nella definizione del loro valore espressivo, del livello di stilizzazione o universalizzazione, del rapportarsi unitariamente alla " forma interna " dell'opera, nozione quest'ultima di ascendenza humboldtiana e collegabile con la concezione della lingua come forma simbolica sostenuta dal Cassirer e da lui accolta.
Importanti esemplificazioni di un siffatto metodo (di cui riflettono anche le difficoltà) sono i suoi saggi su Manzoni e Pirandello, sulla lingua del Trecento e su D., riconosciuto secondo moderne e originali argomentazioni come il fondatore di una lingua italiana ancor oggi attuale: " Quia magis videtur inniti grammatice " (De vulgari Eloquentia, I X 4), ora in Pagine e appunti di linguistica storica, Firenze 1957; L' " Aureo Trecento " e lo spirito della lingua italiana, in " Giorn. stor. " CXXXIV (1957); A proposito del centenario dantesco, ibid., CXLII (1966). L'interesse del T. si è rivolto soprattutto al D. teorico della lingua e al D. prosatore, cui sono dedicati i suoi corsi di storia della lingua del 1947-48, 1950-51, 1951-52, 1952-53.
Ne derivano i saggi pubblicati nel citato Pagine e appunti...: Natura ed origine del linguaggio umano nel " De vulgari eloquentia ", Analisi dello " stile legato " della " Vita Nuova ", Analisi dei toni narrativi nella " Vita Nuova " e loro interpretazione, La forma interna del " Convivio ", Il lessico del " Convivio ". L'attenzione alle posizioni dantesche, alla sua coscienza linguistica e al suo atteggiamento dinanzi alla tradizione, è anche documentata dai saggi del 1953-57 ripubblicati nel citato Lingua libera e libertà linguistica(di cui si vedano in particolare le pp. 166 ss.). Il discorso sulla Vita Nuova trova il suo coronamento nel saggio, risalente al 1959, La prosa poetica della " Vita Nuova ", pubblicato nel citato Analisi stilistica (le pagine sul capitolo XI sono state anticipate, col titolo Il saluto di Beatrice, nella " Rassegna di Cult. Classica e Mediev. " VII [1965]).
Alla poesia della Commedia il T. ha dedicato le letture del XXVII dell'Inferno (in " Lettere Italiane " VI [1954] 3-35; poi in Lett. dant. 515-545) e dell'XI del Paradiso (Il canto di S. Francesco, in " Lettere Italiane " XII [1960] 1-21), orientate verso la messa in rilievo del valore espressivo delle scelte lessicali, dei rapporti tonali, dei movimenti ritmici, ma soprattutto verso l'identificazione dell'elemento unificante, indicato nel particolare atteggiarsi delle strutture sintattiche sempre pertinenti alla psicologia del personaggio o alla natura delle vicende rappresentate.
Bibl. - G.L. Beccaria, B.T., in " Belfagor " XVIII (1963); ID., B. T.: dalla linguistica alla critica, in Critica e storia letteraria. Studi offerti a M. Fubini, II, Padova 1970; L. Malagoli, B.T. e i fermenti della critica strutturalistica, ibid.; M. Corti, Il parlante come protagonista, in " Paragone " 176 (1964); ID., B.T., in Letteratura italiana. I critici, IV, Milano 1969; S.D. Avalle, in " Strumenti Critici " 3 (1967).