Glazer, Benjamin
Commediografo, sceneggiatore e produttore cinematografico, naturalizzato statunitense, nato a Belfast il 7 maggio 1887 da famiglia ebrea ungherese e morto a Hollywood il 18 marzo 1956. Specializzatosi nell'adattamento per lo schermo di commedie sentimentali o musicali, grazie alla sua conoscenza delle lingue collaborò spesso con alcuni sofisticati registi europei che lavoravano per gli studios di Hollywood, tra cui Harry D'Arrast d'Abbadie, George Fitzmaurice, Mauritz Stiller e Malcolm St. Clair. Pur privilegiando la commedia, frequentò generi diversi ed ebbe una spiccata propensione per le storie d'amore contrastato, come dimostrano le sue sceneggiature per alcuni film divenuti celebri: The merry widow (1925; La vedova allegra) di Erich von Stroheim, ispirato all'omonima operetta di F. Lehár; Flesh and the devil (1926; La carne e il diavolo) di Clarence Brown, da un romanzo di H. Sudermann; e soprattutto Seventh heaven (1927; Settimo cielo) di Frank Borzage, adattamento di un'opera teatrale di A. Strong che valse nel 1929 a G. il primo Oscar per la miglior sceneggiatura non originale, mentre un altro gli venne attribuito nel 1941 per Arise, my love (1940; Arrivederci in Francia) di Mitchell Leisen.Trasferitosi negli Stati Uniti con la famiglia, G. si laureò in legge presso la University of Pennsylvania e per qualche anno lavorò a Filadelfia in uno studio legale e come giornalista. Si dedicò quindi all'attività teatrale, sia come traduttore di commedie (specialmente di autori contemporanei ungheresi) sia come autore egli stesso, stabilendosi a New York. Al cinema cominciò a lavorare vendendo le sue commedie e gli adattamenti di lavori teatrali stranieri, e nei primi anni Venti si trasferì a Hollywood, dove fu tra i fondatori dell'Academy of Motion Pictures Arts and Sciences, ed entrò stabilmente nell'industria cinematografica. Collaborò a lungo con i registi John Stahl e Marshall Neilan, e scrisse un'elegante e perfida commedia per Howard Hawks, Paid to love (1927), e due film di prim'ordine per William A. Wellman, You never know women (1926) e Beggars of life (1928). Dopo Seventh heaven tornò a lavorare con Borzage nel melodrammatico Liliom (1930), adattamento della pièce di F. Molnár (già utilizzata da G. per il suo film d'esordio come sceneggiatore, A trip to Para-dise, 1921, di Maxwell Karger), e nel sontuoso e ben costruito A farewell to arms (1932; Addio alle armi), dal romanzo di E. Hemingway. Aveva intanto realizzato la sceneggiatura di Mata Hari (1931) di Fitzmaurice, dram-matico film di spionaggio reso celebre dalla interpretazione di Greta Garbo nel ruolo della protagonista. Scrisse anche due film per Maurice Chevalier, The way to love e A bedtime story (Papà cerca moglie), diretti entrambi da Norman Taurog nel 1933, nonché due film per Bing Crosby (We're not dressing di Taurog e She loves me not di Elliott Nugent, entrambi del 1934). Verso la metà degli anni Trenta, G., che aveva accumulato una forte esperienza nel settore della produzione lavorando, tra le altre case, per la Pathé e la Paramount, cessò quasi del tutto di scrivere sceneggiature e si limitò a produrre film (molti dei quali con Bing Crosby), per lo più alquanto mediocri. Tra questi si segnalano: Love in bloom (1935) di Nugent; Paris in Spring (1935; Una notte al castello) e Anything goes (1936) di Lewis Milestone; Rhythm on the range (1936) di Taurog; Four daughters (1938; Quattro figlie) di Michael Curtiz, candidato all'Oscar come miglior film; They made me a criminal (1939; Hanno fatto di me un criminale) di Busby Berkeley. Nel 1941 G. tornò all'attività di sceneggiatore con il film antinazista Paris calling di Edwin L. Marin, prodotto dalla Univer-sal, e successivamente collaborò con John Lee Mathin a Tortilla flat (1942; Gente allegra), brillante adattamento del romanzo di J. Steinbeck, prodotto dalla Metro Goldwyn Mayer e diretto da Victor Fleming.G. si cimentò anche nella regia: all'inizio della sua carriera con Strange cargo, scritto e diretto per la Pathé nel 1929, e nel 1947 con Song of my heart, un film sulla vita del compositore russo P.I. Čajkovskij, giudicato dai critici un musical più che un film biografico.