Scrittore (Firenze 1646 - Roma 1704). A Roma fu al servizio di Cristina di Svezia; da Innocenzo XII ebbe la cattedra di eloquenza (è autore di un trattato sulla Costruzione irregolare della lingua italiana, 1679) e fu protetto anche da Clemente XI; fece parte dell'Arcadia, dell'Accademia fiorentina e della Crusca. Le Tredici satire (pubbl. post. nel 1718) sono l'opera sua più nota, e la loro amarezza, tutta artificiosa ed esterna, appare dettata dal risentimento provocato dall'indifferenza dei tempi, che M. giudica mediocri, avversi alla sua opera e causa della sua scarsa fortuna. Talvolta stilisticamente assai efficaci, le satire di M. appaiono assai povere artisticamente e di rado escono dai modelli tipici del genere secentesco. Ricca di spunti rinnovatori e di felici intuizioni è apparsa alla critica più recente l'Arte poetica, in cinque libri, stampata in prima edizione nel 1688 e in edizione ampliata due anni dopo. Mediocri le canzoni, felici alcuni sonetti pastorali (cfr. Poesie liriche, 1680); di scarso pregio il Terrestre paradiso, in ottave, e i molti altri suoi scritti.