BOSELLI, Benedetto
Nacque a Savona il 30 dic. 1768, in una famiglia, originariamente bergamasca da Francesco Maria e da Anna Lanza. Ancora giovinetto, forse nel 1781, venne inviato per quattro anni a Genova per apprendere le prime nozioni commerciali presso una Casa di negozianti, quindi trascorse altri due anni presso una Casa di banchieri a Bologna; infine si trasferì a Lione, dove acquisì maggiori e più dirette cognizioni sui mercati commerciali in Francia. Avendo il padre stabilito in Genova una Società di commercio col marchese Luca Giustiniani e altri, il B. divenne l'agente estero di tale società, e compì per suo conto lunghi viaggi in Inghilterra, Portogallo, Spagna, Francia, Germania e in vari Stati italiani.
Scoppiata in Francia la rivoluzione, il B. ne diffuse le idee in Liguria e nel 1797, quando sorse la Repubblica democratica ligure, partecipò attivamente alla vita politica. Dopo essere stato scelto dal nuovo governo come uno dei commissari delegati all'accettazione del patto costituzionale, venne nominato, il 15 dic. 1799, amministratore generale della Guerra e della Marina. Eletto poi, il 26 genn. 1800, commissario generale a Marsiglia, meno di un mese dopo, il 13 febbraio, veniva trasferito in Olanda, come commissario generale delle relazioni commerciali e ministro, incaricato della Repubblica ligure presso quella batava. Annessa la Liguria alla Francia (1805), il B. fu dal 1807 deputato all'Assemblea legislativa di Parigi per il collegio elettorale del dipartimento di Montenotte. A Parigi sposò la ricca nobildonna Giustina Prevost.
Nel suo ufficio di deputato il B., pur sostenendo gli interessi della Liguria, e in particolare di Savona, cercò sempre di giustificare l'operato francese, come animato da sentimenti di giustizia e di profondo rispetto per il patriottismo ligure, anche riguardo al delicato problema dell'elezione di rappresentanti dei corpi amministrativi delle municipalità delle Riviere (elezione che la Francia sottrasse al popolo e avocò a sé con la speciosa giustificazione che il popolo si sarebbe lasciato ingannare dagli antichi giusdicenti e li avrebbe rieletti).
Riprova del prestigio conseguito dal B. è la sua nomina (1810) da parte di Napoleone a presidente del collegio elettorale del dipartimento di Montenotte. Tuttavia proprio in questo periodo il B., essendosi recato a visitare il pontefice Pio VII, relegato a Savona, cadde in disgrazia presso l'imperatore, che precedentemente gli aveva fatto sperare una carica nel Consiglio di Stato. Questo episodio segnò per il B. l'inizio di una serrata critica alla politica napoleonica, e lo spinse alla pubblicazione della Nota di un Italiano agli alti Principi alleati sulla necessità di una Lega Italica per la pace d'Europa (Parigi 1814), subito dopo Fontainebleau.
L'opuscolo, che inizia con l'esecrazione del Bonaparte, sosteneva la necessità dell'indipendenza di tutti gli Stati italiani, sottratti a ogni influenza, sia francese sia austriaca sia, nel caso particolare della Repubblica di Genova, piemontese. Su quest'ultima esigenza il B. insisteva, concordemente al Corvetto e a un gruppo di genovesi dimoranti a Parigi, i quali, mentre si aprivano le trattative per l'assestamento europeo, avevano fatto inserire nei giornali francesi un articolo sull'opportunità di ristabilire in Genova l'antico governo. Ma l'opuscolo apriva un discorso molto più ampio, di tipo federativo. Il B. infatti sosteneva che tale lega italiana dovesse essere presieduta dal pontefice e comprendere il re di Sardegna, l'arciduca di Milano, la duchessa di Parma, il duca di Modena, il granduca di Toscana, il re di Napoli e Sicilia e le repubbliche di Venezia, Genova e San Marino. La dieta della confederazione sarebbe stata composta dai deputati di ogni Stato e da quelli delle principali città, delle università e del commercio. Roma o Firenze potevano essere scelte come sede della dieta, che vi si sarebbe radunata ogni anno; quando non fosse adunata, sarebbe stata rappresentata da un consiglio stabile. L'opuscolo, non privo di incongruenze e incertezze di ordine pratico, ma animato da sincera passione, terminava con un appello ai principi e con adulazioni particolari per Alessandro I e per Luigi XVIII, cui, come agli altri, il B. ne inviò una copia. Le idee del B. - che erano anche quelle di Gerolamo Serra e che, circa l'indipendenza di Genova, vennero ripresentate dal Brignole Sale al congresso di Vienna - erano tuttavia destinate al fallimento, anche se, ancora nel 1818, vi insisteva l'Angeloni nell'opuscolo Dell'Italia, pubblicato a Parigi, nel quale, tra l'altro, l'autore rimproverava al B. di aver utilizzato un suo scritto.
Dopo la definitiva caduta dell'Impero, il B. fissò a Parigi la sua dimora, ottenendo ancora la carica di amministratore della Banca di beneficenza, e usufruendo di beni stabili nel territorio ligure per un totale di lire 94.791.
Morì a Parigi il 6 marzo 1826.
Fonti eBibl.: Arch. di Stato di Genova, Sala 50, Rep. Lig., n. 511, 30 dic. 1800; Gazzetta di Genova, 24 dic. 1814; A. Bruni, I Boselli di Savona, Savona 1887, pp. 1, 7; A. D'Ancona, Ricordi ed affetti, Milano 1902, pp. 334-337; F. Bruno, B. B. deputato al Corpo legislativo, in Atti d. Soc. savonese di st. patria, IV (1921), pp. 163-174; G. Serra, Mem. per la storia di Genova, in Atti d. Soc. ligure di st. patria, LVIIII (1931), pp. 163 ss.; V. Vitale, Onofrio Scassi…,ibid., LIX (1932), p. 210; C. Russo-I. Scovazzi, La "Nota di un italiano" di B. B., in Atti della R. Dep. di storia patria per la Liguria,sez. Savona, XXIV (1942), pp. 173-213; V. Vitale, Breviario della storia di Genova, Genova 1955, I, pp. 538; I. Scovazzi, Savona e la Sabazia nel Risorg. ital., in Atti d. Soc. savonese di st. patria, XXXII-XXXIII (1960-61), p. 11 nota 4; O. Visconti, Il piano italiano, in Atti pavesi del Risorgimento, I (1962), pp. 5-16.