CORRADO d'ascoli, beato
Secondo il compendio biografico pubblicato negli Annales minorum del Wadding, e tratto da un presunto processo di canonizzazione, sarebbe nato ad Ascoli Piceno il 18 sett. 1234 da Francesco Miliani (o Migliani) e da Agnese di Marcello Saladini.
Prima del Wadding si hanno di C. notizie sporadiche. Nel Catalogus sanctorum fratrum minorum, un elenco agiografico del 1335, viene registrato nella provincia francescana della Marca semplicemente come "vir sanctus" e tra 1385 e 1390 Bartolomeo da Pisa lamenta che sul luogo della sua sepoltura, ad Ascoli, non se ne celebri più la festa: tali osservazioni vengono riprese praticamente alla lettera dai cronisti francescani osservanti della fine del sec. XV e degli inizi del sec. XVI, Mariano da Firenze e Giacomo Oddi da Perugia, e nella seconda metà del sec. XVI nelle Croniche di Marco da Lisbona. Nel 1637, in una Additio al secondo tomo degli Annales minorum, il Wadding inserì un'ampia e dettagliata narrazione della vita di C., basata a suo dire sugli atti del processo di canonizzazione: da questo testo dipendono in pratica tutti gli autori successivi, le rubriche dei martirologi e leggendari francescani, le voci dei repertori.
I primi dubbi sull'attendibilità di questa ricostruzione risalgono già al 1670, anno in cui il bollandista Daniel Papebroch, in vista della compilazione del volume degli Acta sanctorum per il mese di aprile, richiese al continuatore degli Annales minorum, Francis Harold, copia del materiale utilizzato da Wadding: non solo gli atti del processo di canonizzazione, ma anche una vita attribuita a due compagni di C., Benedetto da Poggio Canosino e Dionisio da S. Omero. Harold rispose che di questa vita non aveva mai visto neppure un esemplare e che aveva tra le mani solo una vita estratta dal processo, in lingua italiana, nella cui intitolazione si leggeva che gli atti del processo erano presso gli Anziani della città di Ascoli Piceno. Le ricerche condotte ad Ascoli nel 1671, su richiesta di Papebroch, non condussero però al loro ritrovamento. L'ipotesi di una pia frode, di cui Wadding sarebbe stata la prima vittima (Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., col. 478), appare plausibile proprio perché se ne può ricostruire il contesto. Nel 1619, su istanza dei frati minori conventuali di S. Francesco in Ascoli, venne ripristinata la celebrazione liturgica in onore di C., con la partecipazione degli Anziani della città (G. Fabiani, Missionari ascolani, Ascoli Piceno 1954, p. 83). Pochi anni dopo, il giorno della festa dell'indulgenza della Porziuncola (2 ag. 1628), alcuni testimoni assistettero alla prodigiosa effusione di sudore dalla immagine posta sopra il sepolcro di C.: peraltro, non sono noti miracoli attribuiti a C. prima di quella data. Una spinta decisiva in direzione della pia frode venne certamente data dalla costituzione Caelestis Hierusalem cives di Urbano VIII (5 luglio 1634), in cui veniva autorizzato il culto di santi e beati solo se praticato "ab immemorabili". Più difficile individuare la persona che, in queste circostanze, avrebbe confezionato gli scritti che dovevano confermare la fama di santità di Corrado. Prima del 1644 una copia della vita attribuita a Benedetto da Poggio Canosino e Dionisio da S. Omero sarebbe stata data dal francescano Tommaso Moriconi da Ascoli Piceno a Sebastiano Andreantonelli (cfr. Hist. Asculanae libri IV, Patavii 1673, pp. 107 s.)Per quanto riguarda poi i nomi dei genitori, si può pensare ad una appropriazione genealogica di C. da parte di una famiglia di maggiorenti ascolani (si veda ad esempio il libretto di F. A. Migliani, Vita del beato C. Migliani, Macerata 1664).
Anche il ripetuto e quasi ossessivo parallelismo che nel testo degli Annales minorum viene condotto tra la figura di C. e quella di Gerolamo Masci - poi papa Niccolò IV - deve essere considerato uno dei metodi adottati per amplificare la figura di C., altrimenti semisconosciuta. Né d'altro canto è possibile verificare sul piano documentario o cronachistico alcuna delle affermazioni al proposito.
Secondo il racconto degli Annales minorum C. sarebbe entrato nell'Ordine dei frati minori nel convento di S. Lorenzo alle Piagge, ad Ascoli Piceno, insieme con Gerolamo Masci, ed entrambi sarebbero stati inviati ad Assisi e a Perugia per addottorarsi e per passare in seguito a Roma ad insegnare teologia. Quando nel 1274 Gerolamo divenne ministro generale dell'Ordine, C. avrebbe ottenuto di recarsi in Libia come missionario.
Nella stereotipa ripetizione dei prodigi operati da C., come sono riferiti dal Wadding (cui erroneamente J. Moorman, A History of the Franciscan Order from its Origins to the Year 1517, Oxford 1968, p. 230, accosta un passo della Cronica di Salimbene da Parma), non si tiene conto del fatto che questo viaggio di C. appare del tutto inverosimile, sia perché l'attività missionaria attribuitagli è in contrasto con quanto si conosce delle missioni francescane nel Nordafrica, sia perché di lui non fanno menzione i cronisti minoritici duecenteschi, come Salimbene da Parma ed il cronista di Erfurt, sia perché, infine, nei successivi cataloghi agiografici, non si fa assolutamente menzione dell'episodio (cfr. O. Vari Der Vat, Die Anfänge der Franziskanermissionen und ihre Weiterentwicklung im nahen Orient und in den mohammedanischen Ländern während des 13. Jahrhunderts, Werl i. W. 1934, pp. 237-40).
Quando nel 1277 papa Niccolò III inviò Gerolamo Masci a Parigi in missione diplomatica, gli avrebbe assegnato come compagno C., il quale sarebbe giunto in Francia direttamente dal Nordafrica. Rientrati a Roma nel 1278, il Masci fu elevato alla dignità cardinalizia, mentre C. vi si sarebbe trattenuto per due anni a predicare, prima di tornare a Parigi a leggere teologia. In seguito il Masci, divenuto papa nel 1288 con il nome di Niccolò IV, avrebbe chiamato C. da Parigi per elevarlo al cardinalato: ma C., messosi in viaggio con due compagni (i presunti biografi Benedetto da Poggio Canosino e Dionisio da S. Omero) e giunto ad Ascoli il 3 marzo 1289, vi si sarebbe ammalato, e vi sarebbe morto il 19 aprile dello stesso anno. Per ordine di Niccolò IV sulla sua sepoltura in S. Lorenzo alle Piagge sarebbe stato eretto un solenne sepolcro.
La stessa epigrafe che vi si sarebbe letta - come è riportata dal Wadding - è manifestamente anacronistica, dal momento che C. vi è detto "doctor parisiensis" e "minorum conventualium" (Acta sanctorum, p. 741).Il 28 maggio 1371 le sue spoglie vennero trasportate nella chiesa di S. Francesco in Ascoli Piceno. Il culto popolare fu approvato da Pio VI il 30 ag. 1783 perché praticato "ab immemorabili" (i documenti relativi in L. Tassi, Giglio e Palma: C. d'A. e Gentile da Matelica, Assisi 1898, p. 132; in Enc. Catt., p. 631, la conferma viene posta al 5 febbr. 1792). La data della festa liturgica, fissata al 19 aprile seguendo il Wadding, in mancanza di precisazioni era in precedenza posta al 5luglio (Arthurus a Monasterio, Martyrologium franciscanum, Parisiis 1638, p. 276).
Fonti e Bibl.: Catalogus sanctorum fratrum minorum, a cura di L. Lemmens, Romae 1903, p. 18; Bartholomaeus de Pisa, De conformitate vitaebeati Francisci ad vitam Domini Iesu, in Analectafranciscana, IV (1906), pp. 277, 511; Marianus de Florentia, Compendium chronic. fratrum minorum, in Arch. franc. hist., II (1909), p. 469; G. Oddi, La Franceschina. Testo volgare umbro del sec. XV, a cura di N. Cavanna, I, Firenze 1931, p. 199; Marco da Lisbona, Croniche degli Ordini istituitidal P. S. Francesco, Napoli 1680, p. 453; L. Wadding, Annales minorum, V, ad Claras Aquas 1931, pp. 237-240; Acta sanctorum Aprilis, II, Antverpiae 1675, pp. 741 s.; F. Grannel, Letters of Daniel Papebroch S. J. to Francis Harold O.F.M. (1665-1690), in Arch. franc. hist., LIX (1966), pp. 415 ss., 453 s.; Dict. d'Hist. et de Géog. Eccl., XIII, col. 478; Enc. Catt., IV, p. 631; Lex. für Theol. w. Kirche, VI, col. 462; Bibl. sanctorum, IV, coll. 198 ss.