BAUDI DI VESME
. Famiglia patrizia originaria di Cuneo. Alcuni dei suoi membri si sono segnalati nelle ricerche storiche e letterarie. Carlo, nato a Cuneo il 23 luglio 1809, morto a Torino il 4 marzo 1877, fu dotto paleografo e filologo. Accanto a studî notevoli di diritto romano, tra i quali un'edizione, rimasta interrotta, del Codice Teodosiano da un cod. torinese (Torino 1839), curò l'edizione delle leggi longobarde (in Mon. hist. patriae, VIII, 1845); illustrò cimelî archeologici sardi; l'industria delle miniere in Sardegna nell'età aragonese (Torino 1870) e difese tenacemente, ma senza fortuna, l'autenticità delle carte di Arborea (Arch. stor. ital., s. 2ª, XIII, 1870; XIV, 1871). Curò anche un'edizione del Cortegiano di B. Castiglione (Firenze 1854), e quella dei quattro primi libri della III deca di Tito Livio nella versione attribuita al Boccaccio (Bologna 1877). Uscì postuma di lui l'edizione del Codex diplomaticus Ecclesiensis, in Mon. hist. patriae, IV (1877).
Il figlio di lui Alessandro (Torino 1854, Torino 1923), fu archivista e poi direttore (1895) della R. Pinacoteca di Torino. Notevoli le sue ricerche su Antonio Van Dyck come ritrattista dei principi sabaudi (1885), sull'acquisto fatto dal re Carlo Emanuele III della quadreria del principe Eugenio (1887), su Martino Spanzotti e la sua scuola (Archivio storico d'arte, 1889), sui Van Loo in Piemonte. Ottimi il Catalogo della R. Pinacoteca di Torino (1ª ed., Torino 1899, 2ª ed. 1909), gli studî su Defendente Ferrari (1922), su Macrino d'Alba (1922) e su V. Alfieri (1927, postumo).
Benedetto (Torino 21 maggio 1858, Torino 23 novembre 1919), laureato in ingegneria, abbandonò la professione per le ricerche genealogiche e storiche; se troppo spesso e su basi mal sicure egli ritenne di avere risoluto ardui problemi, forse inestricabili, non è men vero che in altri casi ha dato prova di singolare acume. Tra i suoi scritti, notevoli le memorie Dai Supponidi agli Obertenghi; I conti di Verona; Le origini romane del comitato longobardo e franco; Sulla origine della casa di Savoia; La Pace di Dio nel Viennese e i conti di Vienna.
Enrico. Esploratore, nato a Torino il 21 novembre 1857, vivente. A 21 anni uscì sottotenente di fanteria dalla scuola militare di Modena. Appassionato per gli studî geografici e spinto dalla bramosia dei viaggi e delle esplorazioni si propose di svelare il mistero che ancora regnava sull'interno della penisola dei Somali. Nella primavera del 1889, recatosi a Berbera, si spinse sulle tracce del James sino al confine dell'Ogaden, rettificandone e ampliandone le informazioni. Di questa sua prima escursione stese una relazione che pubblicò nel Cosmos di Guido Cora (X, 1888-1891). Incoraggiato dal general Dal Verme, e ottenuto qualche sussidio dalla Società geografica, ritentò la prova nel 1891. Accompagnatosi in Aden a Giuseppe Candeo, i due Italiani poterono da Berbera internarsi sino a raggiungere, primi europei, il corso dell'Uebi Scebeli nella regione di Imi. Impediti di proseguire, presero nel ritorno la via dell'Harar, dove per ordine di Maconnen furono arrestati e ricondotti alla costa per la via di Zeila. Durante il suo prolungato soggiorno ad Imi il B. di Vesme riuscì a guadagnarsi il favore delle popolazioni rivierasche, da numerosi capi delle quali ottenne la richiesta del protettorato italiano. Ma di queste richieste al suo ritorno in patria il governo del tempo (Rudinì), non solo non tenne conto alcuno, ma gli vietò anche di parlarne. Dell'importante viaggio compiuto stese, col Candeo, una relazione: Un'escursione nel paradiso dei Somali, pubblicata nel Bollettino della Società geografica italiana, XXX (1893), pp. 7-40, 184-204, 294-312, 510-539, 632-680 con carta.
Bibl.: Su Carlo: v. E. Ricotti, in Curiosità e ricerche di storia subalpina, III, Torino 1877, pp. 51-76; A. Manno, L'opera cinquantenaria della R. Dep. di Storia patria di Torino, Torino 1884, pp. 150-53; su Alessandro: L. Rivoira in Boll. della Soc. piemont. di archeol. e belle arti, VIII (1924), pp. 41-44; su benedetto: T. Rossi, in Boll. stor. bibl. subalp., 1920.