RATTI, Bartolomeo
RATTI (Rati, De Rattis), Bartolomeo. – Nacque a Padova nel 1565 e abbracciò la regola francescana nel convento di S. Antonio, divenendo pure sacerdote.
Sono scarse le notizie circa la sua formazione musicale, completata «sub praeceptore eruditissimo, patre Constantio Porta» (maestro di cappella nel duomo patavino dal maggio 1589), come egli stesso dichiara nel dedicare le Cantiones in laudem Deiparae Virginis Mariae a 5 voci ai presidenti dell’Arca di S. Antonio (Venezia, Amadino, 1594; dedica del 16 novembre 1593). Il 30 ottobre 1591, dopo aver prestato servizio occasionalmente nei mesi precedenti, Ratti venne assunto come tenore nella basilica del Santo con salario di 12 ducati annui. Il 9 giugno 1593 concorse, senza successo, al posto di suonatore dell’organetto dei concerti utilizzato nelle maggiori solennità, avendo già «fatto più volte questo officio in tempo di bisogno» (Sartori, 1977, p. 37), posto che ottenne soltanto il 26 febbraio 1594. Ma già il 14 marzo lasciò Padova per assumere la guida della cappella nel duomo di Gemona (Udine), ospite nel locale convento di S. Antonio. Vi rimase fino al febbraio del 1600, avviando gli allievi anche al canto dei madrigali (ne fece acquistare di Girolamo Belli, Giaches de Wert, Giovanni Croce e Ruggero Giovannelli).
Negli anni del servizio friulano Ratti attese alla composizione di un libro di lamentazioni, oggi perduto che, nell’aprile 1597, presentò alla comunità di Gemona ricevendone un compenso di 10 ducati (i «libros quatuor musicales circa lamentationes Hieremiae prophetae» sono citati in Vale, 1908, p. 22; nel catalogo del 1621 dell’editore veneziano Alessandro Vincenti figurano tra le «Opere della Settimana Santa» sotto nome di «Bartolamio Ratti a 4», cfr. Mischiati, 1984, p. 149; mentre in un inventario sandanielese del 1635 sono citati come «Lamentacioni del Ratti a 4», cfr. Metz, 1979, p. 74). Compose, inoltre, e fece pubblicare a Venezia, sempre presso Amadino, tre libri di madrigali di genere leggero, nei quali abbondano le rime del «Costante Academico Cospirante» Maurizio Moro (1593). Non si sa se il soprannome del musicista che figura nei frontespizi («Bartolomeo Ratti detto il Moro da Padova»; e già nelle Cantiones del 1594 «Mauro nuncupatus») implichi un rapporto di intrinseca familiarità con questo accademico trevigiano, canonico secolare della congregazione di S. Giorgio in Alga a Venezia, cultore tanto della musa sacra quanto dell’erotica. Fatto sta che nel 1594 gli Amorosi fiori, colti in vago et delitioso giardino a 4 voci con uno a 8, «in stil di canzonette» (dedicati il 26 ottobre a Bartolomeo Fino, ricco nobile bergamasco, cavalier di S. Marco, parente stretto ed erede universale di Simone Fino concessionario di una sepoltura in S. Antonio a Padova), sono tutti intessuti su versi del Moro: e la presenza di varianti poetiche rispetto al dettato del Giardino de’ madrigali (1593) di costui lascia intuire che ci poté essere un rapporto personale tra i due uomini di chiesa. Nel 1596 la Ghirlanda de varii fiori amorosi, secondo libro de madrigali a 4 voci, sempre «in stil di canzonette», con un sonetto a 8 e un dialogo epitalamico a 8 per le nozze di Giovanni Martino Marchesi con Lucina Savorgnana, accosta a quelli del Moro componimenti di Battista Guarini, Stefano Guazzo e Livio Celiano alias Angelo Grillo (la dedica, il 1° gennaio, è indirizzata allo sposo, figlio di Antonio Marchesi, ricco commerciante udinese di origine tedesca). Nel 1599 negli Ardori amorosi, madrigali e canzonette a 3 voci (dedicati il 24 aprile a Francesco e Anassarte Pigna nobili padovani, accademici Ricovrati), alle rime di Moro, Guazzo e Celiano si aggiunge un madrigale erotico di Gaspara Stampa.
Rientrato a Padova, il 13 dicembre 1600 fu nominato vicemaestro di cappella al Santo con un compenso di 50 ducati annui, e il 1° giugno 1601 maestro, con uno stipendio di 60 ducati, in sostituzione di Costanzo Porta da poco deceduto. Nonostante l’instabilità che per problemi economici e difficoltà gestionali caratterizzò in quegli anni la cappella, Ratti riuscì a far incrementare l’organico strumentale e, in più occasioni, anche quello vocale, oltre che il proprio salario, portato a 100 ducati nel marzo del 1604. L’anno seguente pubblicò l’ultima opera nota, Li brevi salmi intieri che nelli vespri di tutte le solenità si cantano secondo il rito del sacro concilio di Trento a 5 voci con il basso continuo «per commodità de gl’organisti», dedicati il 15 aprile a Domenico Perozzo da Cologna, abate di S. Giustina in Padova, elogiato per la capacità di attrarre «li più scielti musici», tra i quali Ratti medesimo, sia pur «nel minimo luogo per meriti».
Il 1° aprile 1606 la cappella del Santo fu sciolta e Ratti congedato dall’incarico con 50 ducati per i sei mesi di mancato preavviso. Ma già nell’aprile dell’anno dopo si trovava di nuovo al Santo, dove, il 23 novembre 1608, «attenta la [sua] buona servitù, merito et valor conosciuto» (Padova, Archivio dell’Arca del Santo, Acta XIII, c. 35), venne richiamato alla guida della cappella in sostituzione del dimissionario Giulio Belli, con un salario di 100 ducati annui. Questa sua nuova condotta fu caratterizzata da frequenti richieste di licenza, da un breve scioglimento della cappella (31 gennaio-11 marzo 1611) e da una revisione delle norme contrattuali (3 dicembre 1612), che gli imposero la rinuncia a ogni altro incarico, nuovi obblighi e la riconferma annuale. A causa del maggiore rigore impresso alla cappella dai presidenti dell’Arca e per la mancata corresponsione del salario, l’11 dicembre 1613 Ratti si dimise. Dopo tale data continuò a vivere prevalentemente in convento diminuendo di molto, pare, l’attività musicale e cessando di comporre. Un regesto di Stefano Rinaldi, la cui fonte è perduta, lo dice nominato maestro di musica a Venezia (ai Frari?) il 5 settembre 1616; altri due regesti di Antonio Sartori (1977, p. 38), che mancano di riscontri, lo danno rispettivamente alla guida della cappella al Santo il 27 settembre 1623 (fatto di per sé possibile se considerato ad interim, in quanto il maestro di cappella Giovanni Ghizzolo era stato chiamato a Roma in primavera e il suo successore Leandro Gallerano da Brescia si insediò solo a ottobre) e a Montagnana il 28 agosto 1630 (potrebbe essere stato nella chiesa di S. Francesco, non nel duomo, ove l’incarico in quel momento era tenuto da Alvise Balbi). In ogni caso gli impieghi a Venezia e Montagnana, se effettivamente ci furono, devono avere avuto breve durata, perché gli Acta dell’Arca testimoniano negli anni seguenti la presenza di Ratti a Padova.
Morì a Padova il 21 aprile 1634.
In attesa che la produzione di Ratti venga studiata, si può solo dire che le raccolte di madrigali prediligono i testi di tono pastorale lepido e disinvolto nello stile musicale della canzonetta, mentre le Cantiones del 1594 sembrano muoversi tra il contrappunto classico di stile palestriniano e le novità del genere concertato e della scuola veneziana.
Fonti e Bibl.: Padova, Archivio dell’Arca del Santo, Acta XII-XIV. P. Saviolo - B. Franco, Arca del Santo di Padova, Padova 1765; G. Vale, La “Schola cantorum” del duomo di Gemona ed i suoi maestri, Gemona 1908, p. 22; [S. Rinaldi], Musicisti dell’Ordine Francescano dei Minori conventuali dei secc. XVI-XVIII, in Note d’archivio per la Storia musicale, XVI (1939), p. 191; A. Sartori, Documenti per la storia della musica al Santo e nel Veneto, a cura di E. Grossato, Vicenza 1977, pp. 9, 37 s., 78, 153; F. Metz, Del musico Domenico Aldegatti, maestro di cappella in San Daniele del Friuli dal 1649 al 1650, in Studi e documenti nel 1050o di San Daniele, San Daniele del Friuli 1979, p. 74; A. Albanese, Alcuni contributi alla biografia di B. R., in Rivista italiana di musicologia, XIX (1984), pp. 206-233; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, ad ind.; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, VI, Torino 1988, pp. 239 s.; Storia della musica al Santo di Padova, a cura di S. Durante - P. Petrobelli, Vicenza 1990, pp. 47, 63 s., 68, 72, 76 s., 96, 99 s., 103 s. n., 139; R.F. Chauvin, in The new Grove dictionary of music and musicians, XX, London-New York 2001, pp. 848 s.; M. Locanto, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 1307 s.; C. Cosolo, B. R., Cantiones in laudem Deiparae Virginis Mariae, tesi di laurea, Università degli studi di Udine, a.a. 2004-05 (con la trascrizione delle Cantiones).