LIPPI, Bartolomeo (Bartolomeo da Colle)
Nacque a Colle di Val d'Elsa nel 1421 da Giovanni di Lippo e Santa.
La sua biografia, pur ricca di documentazione, sconta il peso dell'errata affiliazione del L. alla famiglia Lippi di Colle di Val d'Elsa. L'errore, nato da probabile confusione tra l'ipocoristico Lippo e il cognome diffuso a Colle di Val d'Elsa, è presente già nel Supplementum di Sbaraglia e in Cheluzzi - Galganetti, dove si legge anche l'errata indicazione del 1407 come anno di nascita. Con l'appartenenza a quella famiglia si stabiliva inoltre che egli fosse fratello dell'umanista Lorenzo Lippi. Già le note di Dini e le ricerche di Mattone-Vezzi nei primi decenni del Novecento misero però in chiaro il fraintendimento, facendo luce sulla biografia del L. attraverso documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze, ripresi e discussi da Arosio.
Nel catasto del Comune di Colle di Val d'Elsa, per il 1427, Lippo di Giovanni denunciava il figlio Giovanni e il nipote "Meo" di anni sei (Arosio, p. 79). Lippo fu "vocatus ioannes del Porco" (ibid., p. 78); il soprannome restò a indicare i discendenti, fino a divenire il cognome de Portiis o de' Porzi, registrato negli atti notarili del Comune nel XVI secolo.
Lippo seppe trarre guadagno dall'economia, fiorente nella terra di Colle, legata alla produzione della carta; aveva mercato a Pisa e a Firenze ed era proprietario di una cartiera, situata fuori di porta Vallebuona, affidata a Giovanni, il padre del Lippi. La famiglia possedeva nel sobborgo colligiano di Spugna due case nei pressi della chiesa di S. Maria. Dovette forse nascere lì il L., primogenito. Giovanni e Santa ebbero altri due figli, Francesca e Cristofano. Morta Santa, Giovanni sposò Caterina di Viviano, dalla quale ebbe altri quattro figli.
La ricostruzione genealogica della famiglia del L., assicurata dalle fonti archivistiche, e il fatto che il frate non nomini mai se stesso come Bartolomeo Lippi, ma firmandosi sempre Bartolomeo "de Colle" o "Collensis", sono prove sufficienti a garantirne l'identificazione; ma si vuole aggiungere, a certificare l'errore, che il L., scelto dagli "operai" del Sacro Chiodo quale predicatore nella pieve di Colle in occasione della quaresima, venga designato come "olim Johannis lippi de colle" proprio in presenza di ser Giovanni di Pietro di Lippo, padre di quel Lorenzo Lippi erroneamente identificato con il fratello del L. (ibid., p. 85).
Studente nel gymnasium universale di Perugia, il L. entrò nell'Ordine dei frati minori dell'Osservanza nel 1440, dopo aver ascoltato la predicazione di Giovanni da Capestrano. I cronisti francescani, ripresi dagli eruditi di storia valdelsana, affermano che nel 1446 egli fu eletto dal capitolo generale guardiano del convento dell'Aracoeli a Roma e che vi sarebbe stato riconfermato due volte (Wadding, XI; cfr. anche la nota biografica in calce al manoscritto conservato presso la Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat., 7568, c. 492v). Per un frate venticinquenne si trattava forse di un incarico di eccessiva responsabilità, se si pensa che il convento, dove avrebbero dimorato i frati principali del nuovo Ordine dell'Osservanza, era stato tolto ai minori conventuali solo due anni prima. Inoltre, il 21 dic. 1448, un "fr. Bartholomeus de Colle ord. Min." risulta tra i promossi al presbiteriato (Cenci, p. 226). Se dunque, come già notò Arosio, sono da assumere con una certa cautela le notizie circa il guardianato del L. all'Aracoeli, possiamo però essere certi che egli abbia soggiornato in quel luogo, secondo quanto afferma Marco da Bologna in una lettera indirizzata a Giovanni da Capestrano, il 19 genn. 1455, da Roma (citata in Chiappini).
I timori nati dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453 e la successiva avanzata ottomana avevano rafforzato le fila dei sostenitori di una nuova crociata. Callisto III, tra gli altri preparativi alla guerra, intensificò la propaganda. Il papa scelse nel 1455 il L. come "nuncius cum amplissima potestate apostolicae sedis" (Wadding, XII).
Abbiamo ampia documentazione dell'intenso apostolato del L., che predicò e riscosse per la causa decime ed elemosine a Narni, Rieti, Terni, Tivoli e presso l'abbazia di Farfa in Sabina (cfr., per il 1456, i documenti citati in Cenci, p. 247); ma nulla rimane della predicazione di questi anni, salvo l'indiretta testimonianza del suo Tractatus de fide.
Completato tra il luglio e il dicembre 1461 tra Velletri e Narni, il trattato si compone di singole esposizioni delle diverse parti del simbolo niceno; ma è soprattutto la compagine di testi allestita nel manoscritto autografo che lo conserva (Vat. lat., 7618), comprendente passi dai Padri della Chiesa, citazioni classiche e dantesche, organizzati in complessi indici, che porta a leggervi una raccolta funzionale alla predicazione.
Prima del 1458 il L. dovette ricoprire la carica di vicario provinciale di Candia e di Terrasanta; in quell'anno infatti il capitolo generale istituì "Bartholomeum de Colle, Candiae sive Cretensis insulae Vicarium" (Wadding, XIII), commissario e visitatore del convento del monte Sion di Gerusalemme; mentre non è attestata la sua autorità in Terrasanta come vicario generale "totius provincie ultremarine" come è indicato invece nel citato Vat. lat., 7568 (c. 492v).
Sotto il pontificato di Pio II, il L. era nunzio apostolico e predicatore pontificio nella Marca anconitana e tale rimase per i successivi nove anni. Sono molte le fonti storiche che documentano i suoi viaggi: fu nella diocesi di Recanati per la raccolta delle indulgenze, tenne dei quaresimali a Orvieto nel 1463, nel 1464 era ad Ancona da cui raggiunse Ascoli e Pesaro; per la quaresima del 1466 era a Siena e si trovava a Mantova nel 1470 (cfr. Arosio, pp. 104-109).
Il L. era a quei tempi celebre anche per le sue prediche contro l'usura. All'interno di quella che potrebbe essere definita una vera e propria teoria economica francescana, i frati minori teorizzavano contro l'uso improduttivo del denaro e furono determinanti nel sostenere la fondazione dei Monti frumentari e dei Monti di pietà. Possiamo leggere nel Tractatus de confessione del L., una distinzione delle diverse forme dell'usura, il suo contributo sulla questione che si svolse sovente sotto forma di polemica antiebraica. Su questo aspetto della sua attività si vedano anche i due componimenti a lui dedicati da Giovanni Thami da Arezzo (cfr. Bughetti, pp. 250-252). Nel 1463 il L. promosse la fondazione del Mons Christi di Orvieto, secondo Monte di pietà in Italia dopo quello di Perugia.
Il L. conobbe però anche delle avversità se nel 1464 Marco da Bologna, vicario generale dell'Osservanza cismontana, dovette intervenire in suo favore per un'accusa, non meglio precisata, mossagli dal vicario del convento dell'Aracoeli; mentre tra il 1467 e il 1468 egli venne sospeso dalla predicazione "et a frequentatione terrae nativae" (Regestum Observantiae Cismontane, pp. 56, 106).
Il L. fu infine prescelto da Sisto IV fra i predicatori che sostenevano la crociata antiturca del 1472 e partecipò, secondo quanto si deduce dalla nota del codice Vat. lat., 7568 (c. 492v), alle cerimonie che accompagnarono la partenza della flotta dal porto di Napoli.
Nel maggio 1475 sarebbe stato riconfermato vicario provinciale in Candia, ma preferì il ritiro nel convento di S. Lucchese a Poggibonsi. Della nomina a guardiano di quel convento nell'aprile dello stesso anno dà notizia egli stesso nell'epistola del 28 maggio 1475, indirizzata a Lorenzo de' Medici, nella quale il L. "scribit ut subsidium, quod pro reparatione ecclesie S. Luchesii ad Podium Boniti ei promiserat, largiatur" (Bughetti, Tabulae…, p. 481).
Furono quelli gli anni in cui il L. trascrisse la Legendabeati Luchesii di Bartolomeo de' Tolomei (1477) e la Commedia dantesca, che presenta numerose varianti e note interlineari (codd. Vat. lat., 7566-7568); è da respingere l'attribuzione avanzata da Roddewig di quest'ultima trascrizione a Bartolomeo Scala da Colle: lo testimoniano i colofoni in versi latini del Lippi. Dopo la trascrizione il L. iniziò il commento al poema, rimasto interrotto e pubblicato alla fine dell'800, a cura di Marcellino da Civezza e Teofilo Domenichelli, in appendice a quello di Giovanni Bertoldi da Serravalle (Fratris Iohannis de Serravalle Ord. minorum… Translatio et comentum totius libri Dantis Aldighierii cum textu Italico fratris Bartholomaei a Colle eiusdem Ordinis nunc primum edita, Prati 1891, pp. XVI, XXIII s., 1219a-1333b). L'accostamento ha tratto in errore A. Vallone (Bertoldi, Giovanni, in Diz. biogr. degli Italiani, IX, Roma 1967, p. 575) e M. Tagliabue (Contributo alla biografia di Matteo Ronto traduttore di Dante, in Italia medioevale e umanistica, XXVI [1983], pp. 181 s.), che hanno creduto che i tre manoscritti vaticani contenessero la versione latina e il commento al poema del Bertoldi. Si tratta di brevi chiose ai primi due canti del Paradiso e alla prima terzina del III canto, che dimostrano l'interesse retorico e filosofico del L. e la sua familiarità con l'esegesi di Francesco da Buti.
Su questi tre codici è stata segnata la data del 1480, che rappresenterebbe l'ultima menzione dell'attività del L., qualora se ne accertasse l'autografia. Arosio, con Mattone-Vezzi, suggerisce per l'anno di morte del L. il 1484, data proposta da F. Morozzi, storico dell'Ottocento, il quale non ha dato, però, alcuna indicazione che ne dimostri il fondamento. La tradizione storica francescana tramanda, invece, il 1478.
Nell'incertezza, ci si dovrà riferire al termine post quem determinato dalla lettera inviata a Lorenzo de' Medici nel marzo-aprile del 1478 (Bughetti, Tabulae…, pp. 481-484), nella quale il L. descrive se stesso vecchio e dolorante nel convento di S. Lucchese.
Il Martyrologium Franciscanum segnala il L. tra i beati, registrandone la morte al 15 marzo (A. du Monstier, Paris 1653, p. 118b); il titolo è ripetuto negli Acta sanctorum, nel Pulinari e nell'edizione del commento dantesco del 1891. Non risulta però che sia mai stato iniziato un processo di beatificazione a suo carico, che gli sia stato dedicato un giorno festivo, né che la sua memoria abbia goduto di alcun culto.
Sono perduti i codici originali dei flores di s. Gerolamo, raccolta compilata dal L. nel 1469, e della sua trascrizione rimaneggiata della trecentesca Legenda beati Luchesii di Bartolomeo de' Tolomei. Dei sermoni del L. rimane solo il resoconto di due orazioni del 1474 (cfr. Zafarana). Si conservano invece tre lettere inviate a Lorenzo de' Medici negli anni 1475 e 1478.
Fonti e Bibl.: Acta sanctorumMartii, II, Antverpiae 1668, col. 373b; Aprilis, III, ibid. 1675, coll. 597b-610b; L. Wadding, Annales minorum, Lugduni 1625-48, X, anno 1427, pp. 141 s.; XI, anno 1446, p. 293; XII, anno 1455, p. 336; XIII, anno 1458, p. 68; XIV, anno 1475, p. 143 e anno 1478, p. 240; G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum S. Francisci, I, Romae 1806, p. 114; L. Cheluzzi - G.M. Galganetti, Serie cronologica degli uomini di merito più distinto della città di Colle di Val d'Elsa, Colle di Val d'Elsa 1841, p. 10; F. Ghilardi, Frate B. da Colle francescano, postillatore della "Divina Commedia", in Miscellanea stor. della Valdelsa, III (1895), pp. 141-148; F. Dini, I Lippi del Biadi, ibid., IX (1901), pp. 201-208; D. Pulinari, Cronache dei frati minori della provincia di Toscana, Arezzo 1913, pp. 50, 377; B. Bughetti, In laudem fr. Bartholomaei L. a Colle, in Archivum Franciscanum historicum, X (1917), pp. 250-252; Id., Tabulae capitulares prov. Tusciae (O.M.), (saec. XIV-XVIII), ibid., pp. 481-484; E. Mattone-Vezzi, Fra B. da Colle commentatore della Divina Commedia, Siena 1922; A. Chiappini, De vita et scriptis fr. Alexandri de Riciis, in Archivum Franciscanum historicum, XXI (1928), p. 100; Z. Zafarana, Per la storia religiosa di Firenze nel Quattrocento. Una raccolta privata di prediche, in Studi medievali, s. 3, IX (1968), pp. 1064-1076; Regestum Observantiae Cismontane (1464-1488), in Analecta Franciscana, XII (1983), pp. 55 s., 106, 190; M. Roddewig, Dante Alighieri. Die Göttliche Komödie, Stuttgart 1984, pp. 273 s.; P. Vian, Altri codici aracoelitani nella Biblioteca Vaticana, in Miscellanea Bibliothecae apostolicae Vaticanae, II, Città del Vaticano 1988, pp. 298-302; M. Arosio, B. da Colle (1421-1484) predicatore dell'Osservanza francescana e dantista minore, in Gli Ordini mendicanti in Val d'Elsa. Convegno di studio, Colle Val d'Elsa-Poggibonsi-San Gimignano… 1996, Castelfiorentino 1999, pp. 73-189; C. Cenci, Documenta Vaticana ad Franciscales spectantia, ann. 1385-1492, in Archivum Franciscanum historicum, XCIII (2000), pp. 217-259; S. Bellomo, Diz. dei commentatori danteschi, Firenze 2004, pp. 128-133.