CAIMI (de Chaimis, Caimo), Bartolomeo (Bartolomeo da Milano)
Nato nella prima metà del XV secolo da una nobile famiglia milanese, si addottorò, non si sa in quale anno, in teologia all'università di Bologna. Si ignora in quale anno entrasse nell'ordine francescano. nel quale ben presto si distinse come uno dei maggiori esponenti dell'osservanza.
Eletto vicario provinciale degli osservanti di Milano nel 1449, nel 1458 fuchiamato a reggere la sua provincia come commissario provinciale. Guardiano del convento di S. Maria degli Angeli, nel 1466, dopo la morte del vicario provinciale Gabriele de Caimis fu eletto ancora una volta commissario provinciale. Come guardiano del convento di S. Maria degli Angeli, nel 1466, il C. fu consultato a proposito del Consorzio della carità di Milano, fondato venticinque anni prima dai terziari francescani, che vivevano sotto la direzione dei frati di S. Maria degli Angeli. Il C. si pronunziò allora - come risulta da un processo tenutosi nel novembre del 1475 per dirimere la questione - per la delega ad alcuni laici milanesi dell'amministrazione dei beni del consorzio, non più debitamente controllati dai terziari. Nacque così un'annosa controversia tra terziari e frati di S. Maria degli Angeli, che si concluse solamente nel 1481. Nel giugno del 1467, insieme al vicario provinciale Marco da Bologna, ad Angelo da Chivasso e ad alcuni altri padri dell'osservanza milanese partecipò all'elezione del confessore di Bianca Maria Sforza, stabilendo nel contempo uno schema, anche politico, di vita per la duchessa di Milano. Nello stesso anno si occupò dei problemi sorti tra osservanti e amadeiti, come risulta da una lettera di frate Antonio da Novara alla duchessa Sforza edita da P. M. Senesi, B. Amedeo Menez de Silva dei frati minori, fondatore degli amadeiti, Firenze 1912, pp. 43-44.
In questi anni il C. fu coinvolto nelle lotte che opposero i francescani osservanti di Brescia, guidati da Pietro Capriolo, agli osservanti di Milano, lotte che si conclusero con la nascita di una nuova provincia bresciana autonoma da quella milanese e con la formazione di una nuova congregazione, detta dei capriolanti. Il suo nome appare per l'ultima volta tra quello dei sottoscrittori del capitolo provinciale, tenutosi nella primavera del 1475, ove si presero, tra l'altro, disposizioni su una casa contesa fra i terziari francescani del Consorzio della carità e i frati di S. Maria degli Angeli.
Mancano ulteriori notizie sul C. che, sembra, morì a Milano nel 1496.
La confusione, che ebbe origine dallo stesso Wadding, tra il C. e il fratello Bernardino fece attribuire al C. un'ambasceria, per conto di Sisto IV, presso Ferdinando re di Spagna, come pure l'erezione a Monte Varallo, nella diocesi di Milano, di un S. Sepolcro, che intendeva riprodurre quello di Gerusalemme, che si deve, invece, a Bernardino.
Predicatore e confessore di notevole fama, il C. redasse un Confessionale, tra i più diffusi dell'epoca. Nel sinodo di Basilea dell'ottobre del 1503 e in quello di Augusta del 1548 ne venne raccomanda o l'uso. Il suo Interrogatorium sive Confessionale ebbe nel Quattrocento molte edizioni (Gesamtkat., VI, nn.6540-6550), la prima delle quali apparve a Milano nel 1474 per i tipi di Christoph Valdarfer. In tutte queste edizioni l'opera del C. è accompagnata dalle anonime Interrogationes faciendae infirmo morienti.Il Confessionale è diviso in quattro parti, secondo lo schema ormai impostosi di Antonino da Firenze: 1) "De confessoris ligandi et solvendi potestate"; 2) "De poenitentis ad confessionem admissione"; 3) "De circumstantiarum peccatorum diligenti investigatione"; 4) "De poenitentiae iniunctione et peccatorum absolutione". La terza parte presenta un notevole interesse per la definizione dei peccati e per l'atteggiamento della Chiesa nei confronti di taluni problemi, come quello dell'usura, di alcune foime devozionali ecc. Un settore di questa terza parte è riservato ai vari doveri professionali, da quelli dei governanti a quelli dei notai, professori e studenti, mercanti e così via, mentre si sente l'esigenza di ricordare anche una serie di regole sulla retta osservanza di patti commerciali e agrari. Il Confessionale del C. si richiama come impostazione e argomentazioni soprattutto alla contemporanea Summa di Angelo da Chivasso, confratello dello stesso suo convento di S. Maria degli Angeli. Alcuni studiosi vogliono identificare la Summa de casibus, attribuita da Mariano di Firenze a Bartolomeo da Giano, con il Confessionale del Caimi.
Fonti e Bibl.: Marianus de Florentia, Compendium chronicarum Fratrum Minorum, in Arch. francisc. hist., IV(1911), pp. 128, 326;L. Wadding, Annales Fratrum Minorum, XIV, ad Claras Aquas 1933, p. 144;J. F. von Schulte, Die Gesch. der Quellen und Literatur des canonischen Rechts, II, Graz 1877, pp. 453 s.; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae, Oeniponte 1906, col. 1073; I. H. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisve descriptos, I, Romae 1908, p. 119; P. M. Sevesi, La Congregazione dei capriolanti e le origini della provincia dei frati minori della regolare osservanza di Brescia, in Arch. franc. histor., VII(1914), p. 110;F. Ehrle, I più antichi statuti della facoltà teologica dell'università di Bologna. Contributo alla storia della scolastica medievale, in Universitatis Bononiensis Monumenta, I, Bologna 1932, p. 103;A. Sorbelli, Storia dell'università di Bologna, I, 2, Bologna 1940, pp. 122, 142; P. M. Sevesi, Ilbeato Michele Carcano O.F.M., Obs. 1427-1484 (Documenti inediti), in Arch. franc. histor., XXXIV(1941), pp. 101, 103;P. O. Bonmann, Memoriale Antonii Vercellensis, ibid., XLIII (1950), p. 367;P. M. Sevesi, Il b. Michele Carcano e il Consorzio della carità di Milano, ibid., XLVI (1953), pp. 256, 266, 270;P. Michaud-Quantin, Sommes de casuistique et manuels de confession au Moyen-Age, in Analecta Mediaevalia Namurcensia, XIII, Louvain-Lille-Montreal 1962, pp. 76, 105; R. Rusconi, Manuali milanesi di confessione editi tra il 1474 e il 1523, in Arch. franc. histor., LXV (1972), pp. 123-131; Dict. de droit canonique, II, coll. 207-211; Diction. d'Histoire et de Géogr. Eccl., XI, col. 226.