BOTTRIGARI (Butrigarius, Butrigarii, de Butrigaris, de Buttrigariis), Bartolomeo
Nacque a Bologna sul finire del secolo XIII, secondogenito di Iacopo, professore di diritto civile nella università di Bologna. Come i fratelli Lorenzo e Iacopo iunior egli trasse sicuramente vantaggio dalla potenza della famiglia; e nell'ambiente colto della casa paterna ebbe modo di maturare più facilmente le qualità naturali dell'ingegno. Nel 1316, secondo un'attendibile tradizione, conseguì a Bologna i gradi del dottorato. Negli anni intorno al 1320 insegnava diritto civile nello Studio bolognese; si legava intanto, col padre e col fratello Lorenzo, agli ambienti politici che, vicini alla famiglia dei Pepoli, avrebbero finito col sostenere la signoria di Taddeo.
Presumibilmente per ragioni politiche il B. si trovò coinvolto, col fratello Lorenzo, nel 1323, in un'aggressione e fu ridotto in fin di vita da Giovanni e Gimarello di Guglielmo Boccadicane, magnati e potenti di Bologna: costoro "gli estrassero il cappuccio dalla testa, lo percossero con pugni; indi Giovanni lo ferì con coltello nel capo e nelle tempia dal lato sinistro con pericolo della vita" (Mazzoni Toselli). Sopravvissuto all'attentato (gli assalitori erano suoi parenti, forse fratelli della nonna paterna, Villana di Guglielmo Boccadicane), promosse l'inquisizione criminale contro i suoi avversari, ottenendone il 16 luglio 1323 la condanna, rispettivamente, a 850 e a 575 lire bolognesi.
Continuava, intanto, a distinguersi come giurista, tanto che Giovanni d'Andrea poteva chiamarlo "iuvenis magnae scientiae". Scrisse "commentaria acutissima" sul Digesto e sul Codice, rari già al tempo del Diplovataccio. Compose quaestiones in iure civili e le disputò pubblicamente, secondo la consuetudine universitaria del tempo che faceva carico ai dottori dello Studio di disputare ogni anno almeno una quaestio de facto, col rispetto d'una particolare procedura e in stagioni determinate, e di metterla poi in iscritto, consegnandone l'originale al bidello generale dell'università. Utilizzate da Giovanni d'Andrea nelle Additiones allo Speculum iudiciale di Guglielmo Durante, note alla più antica storiografia, le quaestiones publice disputatae del B. non erano forse più conosciute direttamente dal Diplovataccio e sembrarono perdute al Panciroli. È stato possibile, tuttavia, ritrovarne una nel ms. Vat. Chigi, E. VIII. 245, ff. 93rb-93vb: "Statuto civitatis Bononie cavetur quod nullus lambertatius possit vendere rem aliquam inmobilem..." (f. 93rb; vedi anche f. 4vb).
Il B. inoltre partecipava, probabilmente insieme con il padre, a un'attività consultiva che, nel sec. XIV era particolarmente richiesta e molto bene remunerata. È suo, secondo un'annotazione dello Ziletti, e non del padre, un consilium dato alle stampe nel 1581, in una raccolta miscellanea curata dallo stesso Ziletti, il cui incipit è:"Et pro declaratione eorum quae hinc allegari possent..."; non è da escludere l'ipotesi che il consilium sia stato composto dal padre, e poi firmato anche dal B., secondo un costume diffusissimo per evidenti ragioni economiche.
Nel 1334, con il padre e il fratello Lorenzo, ebbe la ventura di far parte della commissione che laureava doctor iuris Bartolo da Sassoferrato. Pochi anni più tardi, a seguito dei sospetti sorti nella Signoria che i dottori abbandonassero lo Studio bolognese per passare in altre università, anche il B., come altri maestri, dovette procurarsi un fideiussore: il 4 marzo 1338 "dominus Bertus de Blanchis" garantiva per lui, sotto l'enorme pena di 3.000 lire bolognesi.
In quel tempo era già sposato a Gesia (Agnese) di maestro Anselino della Torre, professore di medicina, nobile bergamasco da lungo tempo trasferitosi a Bologna, e aveva almeno un figlio, di nome Pietro, che risultava ancora vivo nel 1373.Tra il 1337 e il 1338 il B. fu coinvolto in complesse vicende politiche, che culminarono nella rivolta dei Bolognesi contro il legato pontificio, assediato nella suaresidenza per dieci giorni e poi fatto segno a violenze, crudelissime per alcune persone del seguito. Per tali avvenimenti, Benedetto XII diede corso a un celebre processo che, apertosi il 2 genn. 1338, si concluse con l'interdetto dell'intera città: fra gli accusati comparve anche il B., con il padre e il fratello Lorenzo.
Non sopravvisse a lungo a quegli eventi. Morì nel 1339.
Fonti eBibl.: Giovanni d'Andrea, Additiones a Guglielmo Durante, Speculum iudiciale, III, 1, de accusatione, §. sequitur, vers. "quidquid si bannitus", Venetiis 1576, III, p. 14 ss.; G. B. Ziletti, Consiliorum... ad causas ultimarum voluntatum successionum,dotium et legitimationum..., II, Venetiis 1581, ff. 7vb-8va; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, II, Bologna 1657, p. 136; A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, II, Romae 1862, p. 36; Benoît XII... Lettres communes, a cura di Y.-M. Vidal, I, Paris 1903, n. 5168, p. 488; Jean XXII... Lettres communes, a cura di G. Mollat, VI, Paris 1912, n. 25950, p. 244; Chartularium Studii bononiensis, VI, Bononiae 1921, pp. 34, 50; Th. Diplovatatii Liber de claris iuris consultis, II, a cura di F. Schulz-H. Kantorowicz-G. Rabotti, in Studia Gratiana, X, Bologna 1968, p. 259; G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi..., Bologna 1620, p. 44; G. Panciroli, De claris legum interpretibus..., Venetiis 1637, p. 176; P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, p. 215; P. A. Orlandi, Not. degli scrittori bolognesi..., Bologna 1714, p. 68; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1909; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1782, pp. 336-337; M. Sarti-M. Fattorini, De claris archigymnasii Bononiensis professoribus..., I, Bononiae 1888, p. 303; G. B. Guidicini, Cose notabili della città di Bologna..., II, Bologna 1869, p. 226; O. Mazzoni Toselli, Racconti stor. estratti dall'Arch. criminale di Bologna, III, Bologna 1872, p. 130; N. Rodolico, Dal Comune alla Signoria. Saggio sul governo diT. Pepoli in Bologna, Bologna 1898, pp. 194 nota 1, 288; A. Sorbelli, Il "Liber secretus iuris caesarei" dell'Univ. di Bologna, I, 1378-1420, Bologna 1938, p. CVII; C. Calcaterra, Alma mater studiorum..., Bologna 1948, p. 112.