BORGHESI, Bartolomeo
Nacque in Savignano di Romagna l'11 luglio 1781, da Pietro, numismatico e letterato, e da Caterina Conti di Castrocaro. Dotato d'ingegno fervidissimo e precocissimo, compiuti i consueti studî di lettere e di filosofia a Ravenna e a Bologna, tornò in patria nel 1800, dedicandosi con molto ardore alla numismatica. Riordinò in quegli anni l'accademia savignanese, poi fu a Roma a studiarvi diritto e diplomatica, frugò con molto ardore in una grande quantità di archivî romagnoli, copiando migliaia di documenti e divisando di compilare una Aemilia Sacra, ma, a cagione di gravissima malattia contratta per la polvere degli archivî, tornò agli studî numismatici, con i quali congiunse quelli di epigrafia, che costituirono, in seguito, la massima vocazione della sua vita. Nell'aprile del 1821 si ritirò nella repubblica di S. Marino per ragioni di salute e per desiderio di quiete, mentre nello stato pontificio imperversava la reazione, e là visse per quarant'anni, prodigandosi in ogni guisa per il bene della repubblica, la quale, come lo aveva eletto cittadino patrizio fin dal 1818, lo chiamò nel 1829 a far parte del Consiglio Principe, nel 1830 lo elevò a segretario degli Affari esteri, e gli affidò ambascerie e delicatissimi uffici in momenti assai difficili, nei quali egli sempre molto giovò alla patria di elezione, riuscendo talora ad assicurarle con la sua autorità voce e ragione nei consigli di Europa. Ma le cure politiche furono per lui temporaneo riposo agli studî antiquarî, cui diede opera infaticabile, stampandovi indelebile orma, meritandosi il nome di fondatore dell'epigrafia e assurgendo a fama universale. Morì il 16 aprile 1860.
Molto numerosi furono i suoi scritti, specialmente epigrafici, ma marmi e monete non furono per lui materiali di esercitazione erudita, sibbene strumenti a ricreare la storia di Roma. Dalle monete fu tratto a ricercare le vicende dei monetieri e a ricomporre nelle 17 Decadi, pubblicate nel Giornale arcadico di Roma tra il 1821 e il 1840, il libro d'oro della nobiltà romana; i Nuovi frammenti dei Fasti consolari capitolini, da lui pubblicati a Milano nel 1818-20, gli fecero intravvedere la meta di restituire all'organismo della storia la sua spina dorsale, con la ricollocazione a posto dei grandi magistrati secondo il tempo e con tutte le notizie della loro carriera e delle loro famiglie. Il suo disegno fu insomma quello che egli confidò al Noël des Vergers, di ricomporre con l'aiuto della numismatica e dell'epigrafia i fasti della Repubblica e dell'Impero, la storia dell'amministrazione e la notizia della legislazione, degli ordinamenti militari, dei sacerdozî, della vita privata.
E assai giovò alla scienza con l'aiuto di cui fu largo a chiunque a lui si rivolgesse per lumi e per consigli: il suo carteggio occupa parecchi volumi, e la sua casa di S. Marino fu considerata come santuario della scienza, al quale trassero, pellegrini devoti, i maggiori cultori dell'antichità, tra cui vanno ricordati il Kellermann, il Braun, il Henzen, il Rocchi, il Desjardins, e, innanzi a tutti, il Mommsen, che nel 1852 dedicò le Inscriptiones Regni Neapolitani a lui, magistro, patrono, amico, riconoscendo in lui l'ispiratore e la guida, e questa dedica egli mantenne quando quelle iscrizioni inserì nel volume X del Corpus nel 1883, ponendo in certa guisa sotto il nome del grande italiano quell'opera colossale; e bene a ragione, perché dell'idea d'una raccolta generale delle iscrizioni latine il B. era stato il propulsore massimo: l'aveva discussa e illustrata coi rappresentanti dell'Istituto di corrispondenza archeologica di Roma, come con quelli delle accademie di Francia e di Berlino, e restituendo coi canoni della critica epigrafica alle lapidi il credito che per le molte falsificazioni e l'insufficienza del metodo di studio avevano perduto, aveva indicato la via e l'importanza della meta.
Subito dopo la morte del B., Napoleone III volle che la pubblicazione di tutti gli scritti del grande scienziato, molti dei quali, tra cui l'importantissimo epistolario, erano ancora inediti, fosse fatta a spese della imperiale lista civile, sotto la direzione di apposita commissione (decreto dell'8 agosto 1860). Così fu stampata la collezione delle a Œuvres complętes de Bartolomeo Borghesi prima par les ordres et aux frais de S. M. l'Empereur Napoléon III, poi sous les auspices de M. le ministre de l'instruction publique. La collezione, purtroppo non completata, comprende dieci volumi, che videro la luce tra il 1862 e il 1897.
Bibl.: B. Borghesi, in D. Müller, Biografie autografe ed inedite di illustri italiani, Torino 1853, p. 68 seg. G. B. De Rossi, Delle lodi di B. Borghesi, discorso recitato alla Pontificia Accademia di S. Luca, Roma 1860; Fr. Rocchi, Degli studi diplomatici di B. Borghesi e Notizie aneddote della prima età di B. Borghesi, in Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia patria per le provincie di Romagna, I, Bologna 1862, p. 17 segg., 59 segg., poi in Alcuni scritti, Imola 1910, p. 85 segg.; (D. Fattori), in M. Delfico, Memorie storiche della Repubblica di S. Marino, III, Napoli 1865, p. 44 segg.; G. Rocchi, Elogio di Pietro e Bartolomeo Borghesi, Bologna 1874, poi in Scritti vari, Bologna 1928, p. 18 seg.; G. Carducci, La libertà perpetua di S. Marino, in Opere, X, Bologna, p. 24; P. Franciosi, B. Borghesi nella vita pubblica sammarinese, Rimini 1904; e, nell'opuscolo Per B. Borghesi, pubblicazione del Comitato promotore delle onoranze e del monumento a B. Borghesi, Firenze 1905, specialmente i discorsi di F. Barnabei, p. 15 segg., e di O. Fattori, p. 71 segg.