BARDI
. Casata magnatizia fiorentina, le cui vestigia si trovano dapprima a Ruballa, forte posizione nel territorio dell'Antella e dal sec. XII in città, dove ebbe case di là d'Arno nella via chiamata tutt'oggi dei Bardi. Dall'istituzione del priorato i membri di questa famiglia presero parte attiva alla politica cittadina. Bartolo di messer Iacopo fu dei primi priori nel 1282. Ridolfo di Bartolo di messer Iacopo fu dei Sei preposti alla guerra contro Mastino della Scala nel 1336, e dei Quattordici che presero le redini del governo dopo la cacciata del duca d'Atene il 3 agosto 1343. Piero di messer Gualterotto ordì la congiura del 2 novembre 1340 che avrebbe dovuto portare Firenze contro gli Angioini e contro Roma; e tenne testa il 25 settembre 1343 alla furia popolare che stroncò l'ultimo tentativo magnatizio, dando l'assalto appunto ai palazzi dei Bardi. Così seria era stata sempre la minaccia del loro prevalere in odio agli Ordinamenti di giustizia, che avendo Gualterotto di messer Iacopo comperato Dicomano, e Piero e Andrea suoi figlioli i castelli di Mangona e di Vernio, già feudi degli Alberti, nel 1341 la signoria costrinse Andrea a vendere al comune Mangona, e Piero a rinunziare a Vernio, poco dopo restituito però ai Bardi dal duca d'Atene.
L'orientamento politico della famiglia fu suggerito dagl'interessi e dalle condizioni della grande compagnia mercantile e bancaria che da lei prese il nome, e che fu la più forte tra le fiorentine della seconda metà del Duecento e la prima metà del Trecento. Ebbe succursali in tutte le città d'Italia, d'oltr'alpe e d'oltre mare che furono centro di scambî; raccolse le decime pontificie in tutto il mondo; si pose al servigio dei principi, e segnatamente di quelli di Francia e d'Inghilterra, dai quali, a garanzia dei prestiti, ebbe in pegno le stesse corone reali e i dazî del regno. I rischi immensi ai quali i Bardi si esposero finanziando a Edoardo III le prime due campagne della guerra dei Cento anni; e le spese per le disgraziate guerre per Lucca li condussero al clamoroso fallimento del 1345 che fu, dice il Villani, alla nostra città di Firenze maggiore ruina e sconfitta che nulla che mai avesse il nostro comune". Dopo il disastro bancario, finisce ogni importanza della famiglia nella storia politica di Firenze. Nel sec. XVI e nel principio del XVII la casa del conte Giovanni (v.) fu il ritrovo della cosiddetta "Camerata fiorentina". La famiglia si estinse al principio dell'Ottocento.
Bibl.: A. Sapori, La crisi delle Compagnie mercantili dei Bardi e dei Peruzzi, Firenze 1926 (e ivi le fonti inedite e la bibliografia che riguarda la casa di commercio); F. De' Bardi, Vernio, vita e morte di un feudo, Firenze 1883.