Giurista fiorentino, contemporaneo di Dante (m. 1313 o 1314). Di parte guelfa, ebbe mano nella compilazione (1293) degli ordinamenti di giustizia, contro i Magnati; priore nel 1298, l'anno successivo partecipò all'ambasceria inviata da Firenze a Bonifacio VIII. Condannato a un anno di confino per un falso in atto pubblico (cui accenna Dante, Purg., XII, 104-105; Par., XVI, 52-57, dove B. è chiamato "il villan d'Aguglione"), al suo ritorno a Firenze riprese con successo l'attività pubblica; abbandonata la parte bianca alla venuta di Carlo di Valois (1302), acquistò grande influenza nel comune e fu eletto alle più alte cariche. Nel sett. 1311, volendo pacificare gli animi, mitigò gli ordinamenti con la riforma che da lui prese il nome: l'amnistia per gli esiliati escludeva però lunghe liste di cittadini, tra i quali Dante.