RASINI, Baldassarre
RASINI (Aresino, de Raxinis, de Rexinis), Baldassarre. – Ignoto è l’anno di nascita, collocabile tuttavia nella prima decade del XV secolo.
Rasini appartenne quasi certamente a una famiglia di rango, come inducono a ritenere gli appellativi «miles» e «nobilis» con i quali ricorre in lettere e documenti, e fu di origine milanese, come si desume dal rotolo della facoltà di diritto per gli anni 1428-29. Sconosciuti sono i nomi dei genitori: dei propri familiari Rasini menziona solo un cognato di nome Mantregnano.
La prima attestazione di Rasini si trova in un atto notarile del 19 dicembre 1425, nel quale è indicato quale studente in legge a Pavia, «quondam domini Iohannis dicti Brunacii» (Maiocchi, 1915, p. 226). Tale documento sembra smentire la paternità indicata dall’Argelati, che lo vuole figlio di Ambrogio.
Nell’ambito dell’Università di Pavia si segnalano altri due Rasini, dei quali non sono noti i legami con Baldassarre: Ludovico, incorporato al Collegio legista quale legum doctor il 9 dicembre 1425, e Rinaldo proveniente da Milano, del quale si conserva il documento di laurea in arti e medicina (21 giugno 1497). Confermano l’origine milanese dei Rasini alcuni documenti relativi a una o più famiglie con questo cognome databili tra la seconda metà del XV secolo e la seconda del XVI (Archivio di Stato di Milano, Famiglie, cart. 152).
Non si hanno notizie circa la formazione di Baldassarre, che dovette addottorarsi a Pavia prima del 18 ottobre 1427, giorno in cui venne spedito il rotolo per l’anno accademico 1427-28, nel quale risulta deputato «ad lecturam extraordinariam iuris civilis in festis» con uno stipendio di 30 fiorini (Maiocchi, 1915, p. 239). Tale incarico venne rinnovato anche nell’anno seguente. Il periodo compreso tra il 1429 e il 1435, per il quale si è supposto un suo insegnamento di retorica a Milano o più in generale una sua presenza a corte, resta privo di qualunque riscontro.
Il prosieguo della sua docenza è testimoniato per l’anno accademico 1435-36, nel quale occupò la cattedra di retorica presso la facoltà di diritto, la stessa che, negli anni precedenti, era stata suddivisa, con diverso prestigio e stipendio, tra Lorenzo Valla (1432-33), Antonio Beccadelli (1432-34) e Antonio da Asti (1432-36). Tale incarico venne conferito a Rasini il 4 giugno 1435, a seguito di una richiesta da parte del Comune pavese a Filippo Maria Visconti. Di nuovo documentato è il suo insegnamento nel rotolo per il 1439-40, in concorrenza con Guiniforte Barzizza, e per l’anno 1440-41: il 2 ottobre 1440 e il 10 marzo 1441 la città chiese in suo favore un aumento del salario, concesso il 10 aprile 1441. La «lectura rethorice» sarà tenuta da Rasini per tutta la vita – in alcuni anni da solo, in altri in concorrenza con Francesco Oca – e con un progressivo aumento di stipendio: dai 60 fiorini iniziali si giunse al notevole salario di 425 fiorini per il 1467-68, ultimo anno per il quale è attestato il suo insegnamento.
Rasini rimase a Pavia anche durante la peste del 1447: il 15 febbraio è elencato tra i professori che dovevano ricevere gli arretrati sullo stipendio, mentre il 15 febbraio e il 13 aprile 1448 fu tra i procuratori eletti dai professori pavesi per esigere gli stipendi dell’anno trascorso. Il suo nome è registrato pure nel rotolo di coloro che furono deputati a leggere a Milano per il 1448, ma di questo insegnamento non si ha altra notizia, mentre compare di nuovo in un rotolo pavese proposto probabilmente per l’anno accademico 1448-49.
Poche, ma significative, sono le notizie sull’attività di insegnamento a Pavia. Il 13 febbraio 1438 entrò nel Collegio dei dottori giuristi, in quanto legum doctor. La sua ininterrotta partecipazione a esso venne messa in discussione nel 1456: il 24 luglio, infatti, è indicato tra i componenti del Collegio che avevano perso il diritto di accesso stabile («numerariato») e per i quali il giurista Leonetto da Camerino ne aveva ottenuto la restituzione. In quanto membro del Collegio dei giuristi, per i periodi 1442-43 e 1459-65 è registrata la sua presenza a un nutrito gruppo di lauree, anche di studenti stranieri, durante le quali pronunciò talvolta l’orazione di rito. Almeno in due occasioni fu però sul punto di abbandonare l’Ateneo: nell’ottobre del 1440 l’Università paventò la possibilità che Rasini, per mancanza di uno stipendio adeguato, partisse e che, di conseguenza, gli studenti ultramontani migrassero (Archivio di Stato di Milano, Autografi, 152, cart. 24). Il 1° gennaio 1464, invece, l’Università di Colonia, proprio in virtù del suo insegnamento a studenti tedeschi che, tornati in patria, avevano acquisito un ruolo di primo piano, gli offrì la cattedra di arti rifiutata però da Rasini per mancanza dell’autorizzazione ducale: essa non venne accordata per non privare lo Studio di un altro docente importante dopo la morte di Catone Sacco. In una lettera a Francesco Sforza Rasini afferma di non aver accettato altre proposte (Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Pal. 492, cc. 55r-56r).
Il suo insegnamento fu particolarmente apprezzato dagli studenti transalpini, tra i quali Albrecht von Eyb che di lui tesse l’elogio nella Margarita poetica, e di ciò era consapevole pure il Consiglio ducale (Vat. Pal. 492, cc. 56r-57v). Il von Eyb, che seguì le sue lezioni a Pavia nel 1452, ricorda in particolare un corso su alcune commedie di Plauto (Poenulus, Maenechmi, Bacchides), autore del quale Rasini possedette copia del codice trovato a Colonia da Niccolò Cusano nel 1429. Tale manoscritto suscitò l’attenzione di Francesco Filelfo, suo collega a Pavia negli anni 1444-45, il quale il 22 gennaio 1452 gliene chiese copia. Tra gli altri autori antichi per i quali Rasini mostrò interesse vi furono Livio, i Commentarii di Cesare e Nonio Marcello (Vat. Pal. 492, cc. 69r-70r), ma i suoi scritti evidenziano una più ampia conoscenza della letteratura latina, nonché di qualche autore greco fruito in traduzione.
Rasini occupò un posto privilegiato nei rapporti tra l’ambiente universitario e Francesco Sforza, sia in relazione alla docenza – ebbe infatti come discepoli all’Università due fratelli del duca, Gabriele eremitano di Sant’Agostino e Mansueto abate di San Lorenzo a Cremona, e tenne nell’ottobre del 1453 un’orazione per due figli nel castello di Pavia (Archivio di Stato di Milano, Autografi, 152, cart. 24) –, sia a un più generale controllo della città e dello Studio, per il quale si fece latore di comunicazioni verso lo Sforza nel 1457 e nel 1461 (cui si aggiungano due missive del 14 aprile e del 6 luglio 1464: Archivio di Stato di Milano, Registri delle Missive, 62, cc. 206r, 252r). Non mancano ringraziamenti del duca a Rasini per i doni inviatigli e interventi, tanto dello stesso duca quanto del segretario Cicco Simonetta, per crediti che il professore doveva riscuotere dal conte Pietro del Verme (15 giugno e 8 novembre 1464: 68, c. 29v; Autografi, 152, cart. 24).
Il prestigio assunto da Rasini fece sì che in più circostanze gli venisse conferito l’incarico di tenere discorsi celebrativi. Il corpus della sua non ampia, e nel complesso mediocre, produzione è costituito da dodici orazioni, delle quali una per Filippo Maria Visconti di discussa attribuzione, altre in onore di esponenti della famiglia Sforza, altre ancora invece legate a vicende universitarie pavesi, quali commemorazioni e dottorati (come quello di Johann Ruysch). Nel 1451, su richiesta dei magistrati pavesi, scrisse l’elogio funebre per Giovanni Sforza; il 18 febbraio 1457 gli venne commissionata l’orazione che doveva celebrare l’anniversario dell’ingresso di Francesco Sforza a Milano (26 febbraio), riprendendo così una tradizione introdotta per il 16 giugno dal Visconti. Tale incarico venne rinnovato certamente nel 1462, nel 1465, nel 1466 e, si dovrà supporre, anche negli anni intermedi.
Oltre alle orazioni, di Rasini rimangono circa quaranta lettere per la maggior parte inedite (per i manoscritti si veda – da ultimo – Guerrieri, 2003).
Morì il 7 ottobre 1468.
Venne sepolto nella chiesa di San Tommaso, all’interno della cappella di S. Caterina, dove fu apposta la lapide oggi conservata in uno dei cortili dell’Università. Nell’insegnamento lo sostituirono a Pavia Giorgio Valla e Ubertino da Crescentino (oltre e Francesco Oca, suo concorrente) e a Milano Cola Montano, tra i quali venne spartito il suo salario.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Autografi, 152, cart. 24; Famiglie, cart. 152; Registri delle missive, 62 e 68; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. Pal. 492, cc. 50r-70v.; Documenti per la storia dell’Università di Pavia, I, (1450-1455), a cura di A. Sottili, Bologna 1994, ad ind.; II, (1456-1460), a cura di A. Sottili - P. Rosso, Milano 2002, ad ind.; III, (1461-1463), a cura di S. Iaria, Milano 2010, ad ind.; Lauree pavesi nella seconda metà del Quattrocento, I, (1450-1475), a cura di A. Sottili, Bologna 1995, ad ind.; III, (1491-1499). Con un’appendice delle lauree (1425-1482), a cura di S. Iaria, Milano 2008, ad ind.; G. Cristina, Un panegirico del professore pavese B. R. per Francesco Sforza pronunciato davanti all’Università di Pavia, in Bollettino della società pavese di storia patria, XCIX (1999), pp. 25-116.
F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanen-sium, II, 1, Milano 1747, pp. 1183 s.; F. Gabotto, Miserie e suppliche di professori, Alessandria 1891, pp. 9 s.; M. Hermann, Albrecht von Eyb und die Frühzeit des deutschen Humanismus, Berlin 1893, pp. 56-65, 161-164; R. Maiocchi, Codice diplomatico dell’Università di Pavia, II, 1-2, Pavia 1915, ad ind.; L.C. Bollea, Di alcuni codici umanistici tedeschi di provenienza pavese e di alcune lettere di B. R. professore in Pavia, in Bollettino della società pavese di storia patria, XXV (1925), pp. 90 s., 93-100; A. Corbellini, Note di vita cittadina e universitaria pavese nel Quattrocento, in Bollettino della società pavese di storia patria, XXX (1930), pp. 25-31; W. Hammer, Balthazar Rasinus and His Praise of Studies at the University of Pavia, in Studies in Philology, XXXVII (1940), pp. 133-148; Id., Balthazar Rasinus, Italian humanist. A critical and bibliographical appraisal, in Italica, XXV (1948), pp. 15-27; A. Sottili, Die Lobrede des B. R. auf den Kölner Juristen und Kanzler Johann Ruysch (1437/38), 1988, in Id., Humanismus und Universitätsbesuch - Renaissance Humanism and University Studies, London-Boston 2006, pp. 368-395; Id., Università e cultura. Studi sui rapporti italo-tedeschi nell’età dell’Umanesimo, Goldbach 1993, ad ind.; E. Guerrieri, Balthasar Rasinus, in Catalogus auctorum Latinorum medii Aevi, I, 5, Firenze 2003, pp. 591-594; S. Fiaschi, Università e propaganda politica: il panegirico di B. R. per Francesco Sforza nel Laurenziano Plut. 13.14, in ‘Almum Studium Papiense’. Storia dell’Università di Pavia, I, 1, Dalle origini all’età spagnola, a cura di D. Mantovani, Pavia 2012, pp. 657-660; A. Sottili, Scritti petrarcheschi, Padova 2015, ad indicem.