ORERO, Baldassarre
– Nacque a Novara il 1° giugno 1841 da Giuseppe e da Luigia Ricotti Magnani.
Entrato all’Accademia militare di Torino nel 1855, ne uscì nell’aprile 1859 come sergente, non avendo ancora raggiunto l’età necessaria per diventare ufficiale. Promosso sottotenente nel giugno successivo, partecipò alla seconda guerra d'indipendenza con il IV battaglione bersaglieri, combattendo a Solferino. Nel maggio 1860, promosso tenente, passò per breve tempo al XXIII battaglione, in via di costituzione a Cuneo con volontari toscani. A inizio settembre, venne poi assegnato come aggiunto di Stato Maggiore al comando del IV corpo d’armata del generale Enrico Cialdini, che ebbe modo di apprezzare il giovanissimo ufficiale, seguendolo nei primi anni della carriera.
Dopo avere partecipato alla battaglia di Castelfidardo, si distinse durante l’assedio di Ancona, rimanendo contuso nell’assalto al lazzaretto e meritando una medaglia d’argento al valor militare. Una seconda gli fu assegnata per il suo comportamento nell'assedio di Gaeta, dove ebbe il cavallo abbattuto, e in quello di Messina.
Delle sue esperienze in questa campagna lasciò testimonianza, molti anni dopo, nel libro Da Pesaro a Messina. Ricordi del 1860-61 (Torino 1905), scritto, come precisò nell’introduzione, perché quegli avvenimenti non fossero messi in ombra dalla memoria della contemporanea impresa dei Mille.
Promosso capitano nel 1862, transitò l’anno successivo nel corpo di Stato Maggiore. Assegnato nel 1866 alla divisione Medici partecipò alla campagna del 1866, meritando la croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia per il suo comportamento alla testa delle truppe nel combattimento di Primolano. Addetto allo Stato Maggiore della divisione Bixio, nel settembre 1870 fu alla presa di Civitavecchia, trattandone le condizioni di resa, e poi a quella di Roma, dove fu raggiunto dalla promozione a maggiore e assegnato all’11° reggimento fanteria.
L’anno successivo sposò la cugina, Carolina Ricotti Magnani, da cui ebbe tre figlie.
Terminato il periodo di comando, rientrò allo Stato Maggiore, addetto dapprima alla Divisione militare di Firenze e poi al comitato dello Stato Maggiore generale. Nel 1875 fu inviato come osservatore alle grandi manovre russe a San Pietroburgo. Promosso tenente colonnello nel 1877, l’anno successivo fu posto a disposizione del ministero degli Esteri e nominato delegato italiano nella commissione europea per la delimitazione dei confini tra Romania e Bulgaria a seguito del congresso di Berlino. Questo incarico, nello svolgimento del quale riuscì a tutelare gli interessi della Romania nei confronti dell’Impero russo, lo tenne impegnato fino all’autunno del 1879.
Anche di quest’ultima esperienza Orero pubblicò delle memorie, intitolandole Note di viaggio nella penisola dei Balcani, apparse a Novara nel 1881.
Tornato in Italia, venne nominato colonnello nel 1880, e destinato al comando del 21° reggimento fanteria. Rientrato allo Stato Maggiore nel 1882, lo diresse nel IX e nel IV corpo d’armata per passare poi a Roma. Posto al comando della brigata Calabria, venne promosso maggiore generale a inizio dicembre 1887.
La lunga esperienza nel servizio di Stato Maggiore, la protezione di Cialdini, prima, e poi di suo zio, Cesare Ricotti Magnani, più volte ministro della Guerra, oltre alle sue indubbie capacità lo fecero prescegliere da Francesco Crispi, nel novembre 1889, come comandante superiore in Africa, al posto di Antonio Baldissera. Alla fine dell’anno raggiunse l’Eritrea, proprio allora costituita in colonia, dopo la firma del trattato di Uccialli con l’Etiopia. Le istruzioni ricevute da Crispi, di cui Orero era un grande ammiratore, riguardo alla condotta da tenere nei confronti di Menelik circa la definizione dei confini erano abbastanza ambigue. Così marciò su Adua, raggiunta il 26 gennaio 1890, per trattare con il negus in condizioni più favorevoli, abbandonandola, però, poco dopo. Entrambe le mosse gli provocarono contrasti con Crispi. Anche un suo progetto di espandersi nel Sudan, allora in mano ai dervisci, venne disapprovato. A quel punto, trovandosi in disaccordo anche con il rappresentante italiano presso Menelik, il conte Pietro Antonelli, e sentendo di non poter rivestire il ruolo attivo che aveva sperato, nell'aprile 1890 chiese il rimpatrio, ufficialmente per motivi di salute, ma facendo anche presente l’inconciliabilità tra le sue intenzioni e quelle di Antonelli. La sua richiesta fu accolta abbastanza velocemente, cosicché la vittoria riportata sui dervisci ad Adigrat, il 27 giugno 1890, si verificò quando il suo successore era già giunto in Eritrea.
Della sua esperienza coloniale, oltre ai rapporti ufficiali, lasciò testimonianza nei Ricordi d’Africa, apparsi in tre fascicoli della Nuova Antologia fra gennaio e febbraio 1901 (s. 4, vol. 91, pp. 193-201, 500-522, 665-687).
Sbarcato in Italia nel luglio 1890, l’anno successivo fece ritorno per breve tempo in Eritrea per deporre come testimone nel processo a carico di Dario Livraghi, capo della polizia indigena, e di Eteocle Cagnassi, segretario degli Affari coloniali, imputati di gravissimi reati, tra cui numerosi omicidi di indigeni.
Lo scandalo legato al processo e alla successiva commissione parlamentare di inchiesta sfiorò, senza conseguenze pratiche, anche Orero, peraltro già assolto da ogni possibile accusa da parte di un giurì formato da tre generali.
La sua carriera proseguì quindi con il comando della brigata Parma e della Divisione militare di Brescia, poi con la promozione a tenente generale a metà luglio 1893. Infine, nel 1895 fu segnata dal comando della Divisione militare di Roma e a fine maggio 1898 da quello dell’XI corpo d’armata. Collocato in disponibilità dal 1° luglio 1900, Orero chiese di passare in posizione ausiliaria, che gli fu accordata con r.d. 22 settembre 1902.
Alla fine del 1905, fu definitivamente collocato a riposo per anzianità di servizio. Ritiratosi nella sua città natale, si dedicò attivamente alla vita politica locale, sia nell’ambito assistenziale – fu a capo dell’Istituto Gaudenzio de Pagave per i poveri – sia in quello amministrativo, come assessore alle Finanze.
Morì a Novara l’11 novembre 1914.
Oltre alle opere citate, si ricordano: Ancora una parola intorno alla battaglia di Adua, in Nuova Antologia, s. 4, 1902, vol. 100, pp. 50-61; Dopo Custoza, ibid., s. 4, 1909, vol. 144, pp. 401-420.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell’Ufficio stor. dello Stato Maggiore dell'Esercito, Biografie, 49/5. Inoltre: A. Vigevano, La fine dell’esercito pontificio, Roma 1920, pp. 341-345; Storia militare della colonia Eritrea, I, Roma 1935, pp. 213-226; R. Battaglia, La prima guerra d’Africa, Torino 1958, ad ind.; A. Del Boca, Gli Italiani in Africa Orientale. Dall’unità alla marcia su Roma, Bari 1967, ad ind.; E. Sartoris, Il generale B. Alessandro O., in Boll. stor. per la provincia di Novara, LIV (1963), 1, pp. 54-81; A. Biagini, Alessandro B. O., in Memorie storiche militari 1982, Roma 1983, pp. 271-298; Enc. militare, V, p. 666.