BAGNOLO Mella (A. T., 20-21)
Comune della provincia di Brescia, situato nella pianura della Bassa Lombardia, al limite della linea dei fontanili. Il capoluogo è posto a 84 m. s. m., sulla riva sinistra del Mella (afflluente dell'Oglio) e sull'arteria stradale Cremona-Brescia, 12 km. a sud di questa città. Bagnolo, già abitata nell'antichità, ebbe importanza nelle contese tra Cremona e Brescia come luogo fortificato. Godette poi una certa prosperità sotto Venezia come centro industriale. Ora il comune (superficie 31,09 kmq.) ha importanza soprattutto come centro agricolo, per la coltura di cereali e di gelsi e per l'allevamento del bestiame da latte; ha anche un opificio per la trattura della seta, una fabbrica di laterizî e altre piccole industrie, che usufruiscono dell'acqua del Mella per forza motrice. Gli abitanti erano 3446 nel 1881, 4352 nel 1901, 5257 nel 1911, 6021 nel 1921; di questi 3462 erano accentrati nel capoluogo.
Pace di Bagnolo. - Segnata il 7 agosto 1484 in un albergo fra B. e San Zenone, essa pose fine alla "guerra di Ferrara", nella quale da una parte stavano i Veneziani, dall'altra il duca di Ferrara sostenuto da una lega dì principi italiani (il re di Napoli, il duca di Milano, Girolamo Riario, signore di Forlì e Imola). La lega s'era formata sotto l'egida di Sisto IV, che aveva lanciato l'interdetto contro Venezia (1483), e aveva per scopo immediato di difendere al duca di Ferrara il Polesine, minacciato da Venezia, e per ultimo di arrestare i progressi minacciosi della Serenissima sulla terrafemia. Ma ciascuno dei collegati, soddisfatte che fossero le sue pretese, non era disposto a continuare la lotta nell'interesse altrui: e così quando il senato veneziano ebbe tacitato Ludovico il Moro con una ricca ricompensa pecuniaria, e Ferrante di Napoli con la restituzione di Gallipoli e di altre piazze del litorale pugliese, la forza della lega fu infranta. Ludovico e Ferrante si ritirarono; gli altri, quelli cioè che avevano dovuto subire il maggior peso del conflitto, dovettero fare le spese. Girolamo Riario, che aveva sperato notevoli vantaggi, restò a mani vuote; Ercole d'Este dovette sacrificare il Polesine, cedendone il pieno possesso ai Veneziani. Quale sorpresa cogliesse l'artefice della pericolosa situazione, Sisto IV, ben riferisce Sigismondo de' Conti: seppe dissimulare lo sdegno che l'assalì, ma con dignitosa e severa franchezza non poté fare a meno di censurare una pace, che non poteva né raccomandare né approvare.
Bibl.: L. Pastor, Storia dei papi, II, Roma 1925, p. 574 segg.; Lämmer in Hist. Jahrb., I, p. 179; E. Piva, Venezia e la guerra di Ferrara, Rovigo 1892; Calmette, La politique espagnole dans la guerre de Ferrara, in Révue hist., XCII (1906); Dalla Santa, Benedetto Soranzo e Girolamo Riario, in Nuovo Arch. Ven., n. s., XXVIII.