Bacchiglione
. Fiume del Veneto occidentale, tributario dell'Adriatico; passa per Vicenza e per Padova. È ricordato due volte da Dante.
In If XV 113, ove è nominato Andrea de' Mozzi, il quale fu trasmutato d'Arno in Bacchiglione, B. designa Vicenza, così come Arno Firenze.
In Pd IX 47 Cunizza profetizza la sconfitta subita dai Padovani il 17 dicembre 1314 da parte di Cangrande venuto in soccorso ai Vicentini: ma tosto fia che Padova al palude / cangerà l'acqua che Vincenza bagna, / per essere al dover le genti crude; gli sconfitti cambieranno, tingendole col proprio sangue, le acque del B. nella zona ove il fiume si distende in palude. A favore di questa interpretazione, seguita da quasi tutti i commentatori antichi e dalla gran parte dei moderni, depongono le predizioni di omicidi e di stragi fatte da Cunizza, tra le quali bene si inserisce anche questa; deve esser posta nel giusto rilievo anche l'ipotesi che D. avrebbe potuto voler fare cosa gradita a Cangrande ricordando la sua vittoria.
Sull'esistenza di qualche impaludamento del B. e sulla localizzazione del palude (secondo il Mattalia dovrebbe essere lo stesso ricordato da Iacopo del Cassero in Pg V 82) ben poco si può dire, avendo il fiume subito notevoli mutamenti, dei quali è difficile dire quanta parte spetti all'uomo e quanta alla natura. Il Bassermann (Orme 435) suppone che il palude sia esistito a sud di Vicenza, nella bassura fra i Monti Berici e i Colli Euganei; e aggiunge: " Di qui solevano i Vicentini derivare la loro acqua mentre erano in lotta coi Padovani e ad essi sbarrarono il Bacchiglione, di cui questi avevano bisogno per i loro mulini. Anzi presso a Longare essi avevano innalzato delle torri in difesa di questo sbarramento, e poiché naturalmente lo sforzo dei Padovani era quello di rimuovere questa cagione di danno, non poteva non accadere che quivi si venisse di frequente a sanguinosi combattimenti ". È questo il palude del quale parla anche G. Zanella. Anche il Lampertico è per la zona di Longare, ma opina per una battaglia avvenutavi nel 1312.
Secondo un'altra interpretazione, sostenuta in modo particolare dal Gloria, i Vicentini, per domare i nemici, deviarono le acque del B.; i Padovani deviarono allora presso il palude di Brusegana, per mezzo della Brentella, una parte delle acque della Brenta nel letto del fiume rimasto asciutto. Questo sarebbe il cambiamento di cui parla Dante. Non c'è dubbio che Vicentini e Padovani si contesero le acque, vitali per l'economia della regione, e che nel periodo 1311-1314 (a tutto questo periodo, non alla singola battaglia del 1314, si riferisce D. secondo il Bassermann) avvennero le deviazioni suddette. Ma il collegamento tra il cangerà di D. e la deviazione operata dai Padovani non appare sufficientemente suffragato dal contesto nel quale è inserita la terzina.
Bibl. - F. Lampertico, Dei fatti d'arme combattuti al palude e del Vescovo Andrea de' Mozzi, in D. e Vicenza, Vicenza 1865, 41-87; G. Zanella, Guerre fra Padovani e Vicentini al tempo di D.: Albertino Mussato, in D. e Padova, Padova 1865, 255-304; A. Gloria, Disquisizione intorno al passo della D.C. ‛ Ma tosto '..., ibid. 1869, passim; ID., Ulteriori considerazioni intorno alla terzina 16' del c. IX del Paradiso, ibid. 1871, passim; ID., Un errore nelle edizioni della D.C., ibid. 1885, passim; D.G. Poletto, Il B., in Alcuni studi su D.A., appendice XVI, Siena 1892, 275-289.