avvelenamento
Trattamento degli avvelenamenti
Davanti a un avvelenamento certo o sospetto è indispensabile individuare la tipologia della sostanza tossica assunta, allertare il centro antiveleni più vicino e recarsi tempestivamente in un pronto soccorso. La gravità dell’avvelenamento dipende dal tipo di sostanze ingerite.
Tipico di chi vuole tentare il suicidio, questo tipo di avvelenamento porta all’arresto respiratorio. I sintomi sono: sonno che degenera in coma e depressione della respirazione. In questi casi bisogna chiamare i soccorsi e condurre l’infortunato in ospedale. Nel frattempo, è importante non farlo addormentare, stimolandolo con domande e stimoli fisici (scossoni, piccoli schiaffi, pizzicotti). Si può far vomitare il paziente e poi somministrare abbondante caffè. Se il paziente non è cosciente la squadra di soccorso deve controllare che non avvenga un arresto respiratorio. È molto importante far pervenire in ospedale o al medico informazioni sul tipo di farmaco ingerito e, possibilmente, anche sulla quantità. Questo tipo di avvelenamento spesso coinvolge i bambini, che ingeriscono farmaci credendo siano caramelle.
L’eccessiva assunzione di alcol porta inizialmente euforia, loquacità, alterazione dei comportamenti, poi sonnolenza, nausea o sonno profondo che può anche degenerare in coma. In questi casi è necessario ospedalizzare per una terapia metabolica di supporto e un’assistenza cardio-respiratoria. L’alterazione dello stato di coscienza dell’etilismo acuto predispone all’assideramento.
Le tossine presenti nei funghi possono agire dopo 1÷6 ore, ma anche dopo 8÷48 ore. Nel primo caso i sintomi sono generalmente gastrointestinali: nausea, vomito, diarrea poi tremori muscolari, eccitazione psichica, tachicardia. Con il vomito e la diarrea le tossine vengono eliminate. È bene comunque ospedalizzare d’urgenza, portando i residui del cibo ingerito per farlo analizzare. Nel caso di sintomi tardivi, oltre ai già menzionati, si ha shock. È inutile provocare il vomito, ma necessario ospedalizzare d’urgenza, anche in questo caso, se possibile, con i residui del cibo ingerito.
Può avvenire per assunzione o inalazione di sostanza velenose utilizzate per frutta e ortaggi. I sintomi sono tremori, convulsioni e alterazioni della respirazione. In questo caso è importante evitare l’ingestione di latte o grassi che facilitano l’assorbimento di tali sostanze. È utile provocare il vomito e ricoverare d’urgenza in ospedale.
Può avvenire per inalazione o ingestione di sostanze come candeggina, decalcificanti e solventi, che provocano lesioni, ulcere e perforazioni. I sintomi sono dolori violenti alla bocca, esofago e stomaco. Bisogna evitare il vomito, perché le sostanze ingerite danneggerebbero ulteriormente le pareti dell’esofago e della bocca. È necessario chiamare immediatamente i soccorsi e cercare di diluire le sostanze ingerite con latte (o acqua nel caso di acido muriatico e solforico, e acqua e limone se è stata ingerita dell’ammoniaca).
Gli unici pesci velenosi dei mari italiani sono scorfani, tracine, razze velenose, meduse e attinie. I sintomi consistono in dolore violento nella sede di inoculazione (di solito il piede), cui può seguire una sintomatologia sistemica con nausea, vomito e mialgie. È possibile crisi sincopale con rischio di annegamento. La regione lesa va collocata in acqua calda per 30÷60 minuti per inattivare le tossine che sono termolabili.
Il monossido di carbonio (CO) è un gas inodore, incolore, insapore e privo di effetti irritanti, che si sviluppa nei processi di combustione incompleta. Anche al di sotto della soglia letale produce effetti dannosi: perdita di memoria, incontinenza urinaria e fecale. In presenza di CO, i globuli rossi del sangue vengono pesantemente limitati nella loro funzione di trasportatori di ossigeno. L’esposizione prolungata produce perdita di coscienza, palpitazioni, insufficienza respiratoria, convulsioni e, nei casi più gravi, morte. Le principali azioni da eseguire velocemente sono areare immediatamente l’ambiente e allontanare subito la persona colpita dall’ambiente contaminato, somministrarle ossigeno ad alta concentrazione e chiamare un pronto soccorso medico. La camera iperbarica è il trattamento principale e spesso risolutivo dell’intossicazione da CO.
Soltanto il 15% circa delle 3.000 specie di serpenti velenosi di tutto il mondo è velenoso per l’uomo. Sintomi locali della maggior parte degli avvelenamenti da crotalidi sono: presenza delle impronte dei denti del serpente, comparsa immediata di dolore urente, edema, eritema, ecchimosi della sede del morso e dei tessuti adiacenti. Se non viene trattato, l’edema progredisce rapidamente ed entro poche ore può interessare l’intero arto. Le manifestazioni sistemiche (compaiono anche dopo 8÷24 ore) possono comprendere nausea, vomito, sudorazione, febbre, astenia generalizzata, parestesie, fascicolazioni muscolari, alterazione dello stato mentale,con letargia, ipotensione e shock. Intorno al morso sono comuni le parestesie ed entro diverse ore può comparire una certa debolezza dell’arto. I morsi di serpenti velenosi sono emergenze mediche: bisogna stabilire se il serpente è velenoso e se si è verificato l’avvelenamento (un serpente può mordere e non inoculare il veleno: i morsi ‘asciutti’ si verificano in circa il 20÷30% dei casi per i crotalidi e in circa il 50% per i serpenti corallo). L’antidoto è il cardine della terapia per avvelenamenti moderati e gravi e deve essere somministrato ai pazienti che mostrano segni di avvelenamento e progressione della sintomatologia da 30 minuti a 8 ore dopo il morso. Gli antidoti approvati e in commercio, sono derivati di origine equina; deve essere eseguito, prima della somministrazione, un test cutaneo di ipersensibilità al siero di cavallo.