AVANA (sp. La Habana; A. T., 153-154)
La più importante città delle Indie Occidentali, capitale della Repubblica di Cuba. Il suo nome è, più precisamente, S. Cristóbal de la Habana dal nome Habana o Abana che gl'indigeni davano al territorio in cui fu fondata. È situata nella parte nord-occidentale dell'isola, a 23°8′14″ di lat. N. e a 82°21′17″ di long. O. da Greenwich, su una prominenza della costa che chiude a ponente la vasta baia omonima. Questa è larga km. 2,7, comunica col mare aperto mediante un canale lungo 1274 m. e largo al massimo 465 m., e si divide in tre bracci (Ensenada de Marimelena o de Regla, a E.; Ensenada de Guasabacoa, a S.: Ensenada de Atarés. a O.). Nel complesso costituisce un ottimo e grande porto naturale.
Avana ha un clima sub-equatoriale, con una temperatura media annua di 24°8 (media del mese più caldo, luglio, 27°7; del mese più freddo, gennaio, 21°3; medie temperature estreme, 36° e 12°), con piogge abbondanti (1314 mm. annui) distribuite abbastanza regolarmente in tutto l'anno, con un massimo principale in ottobre (190 mm.) e uno secondario in giugno (180 mm.). Il mese meno piovoso è il dicembre (50 mm.). Queste piogge sono di tipo tropicale, cadono cioè, spesso, sotto forma di forti acquazzoni (anche 300 mm. in 24 ore) e sono più frequenti nelle ore del tardo pomeriggio che in quelle della mattina. Quasi sempre sono accompagnate da scariche elettriche. L'umidità relativa è uniforme, e si aggira intorno al 75% durante tutto l'anno.
Ad Avana dominano gli alisei di NE., che presentano poche variazioni quanto a direzione (media annuale N. 68° E.) e velocità. Non sono infrequenti i cicloni tropicali e le trombe (rabos de nube). La brezza di terra (terral) e quella di mare (brisa), questa più forte della prima, mitigano i forti calori estivi. D'inverno si fanno sentire talvolta le ondate di freddo provenienti dall'America del Nord che nel gennaio 1919 fecero abbassare la temperatura a 2°5 (la più bassa finora osservata). La nebulosità, piuttosto bassa, si accentua in estate, verso sera. D'inverno c'è talvolta un po' di nebbia.
Avana è costituita di una parte vecchia, che si stende lungo la costa e ha tuttora vie strette e tortuose ed edifici in pietra di tipo antico, i quali, anche quando non sono architettonicameme eleganti, posseggono tuttavia quell'aspetto dignitoso comune a quasi tutte le vecchie costruzioni spagnole. Sono di solito a uno o tutt'al più a due piani, spesso con un patio centrale, dove crescono piante rigogliose, soprattutto palme. Questa parte era circondata da mura, che ne ostacolavano lo sviluppo e che furono abbattute nel 1880. Di esse non resta che un torrione nella Calle de Zulueta.
Notevoli sono le vecchie fortificazioni spagnole, tuttora ben conservate. All'entrata del canale, a 36 m. s. m., si erge il castello del Morro (già de los tres Reyes) costruito nel 1589 dall'ingegnere italiano Antonelli; la fortezza più antica è però quella chiamata la Fuerza, che risale al 1544 o 1546 e che oggi contiene l'archivio di stato ed è residenza del capo dell'esercito cubano.
La parte nuova della città si è sviluppata rapidamente verso ponente, e ha una pianta regolare, con vie assai pulite e ben pavimentate, larghe, fiancheggiate da edifici architettonicamente di buon gusto, percorse da linee tranviarie e illuminate a luce elettrica. Assai numerosi sono i giardini pubblici e i viali alberati, tra i quali il Paseo del Prado, lungo 1600 m. Una caratteristica delle vie dell'Avana è data dal gran numero dei caffè.
La città occupa una superficie di circa 18 kmq., e ha uno sviluppo stradale di 400 km. La popolazione era di 51.000 ab. nel 1791; salì a 96.000 ab. nel 1811, a 184.000 ab. nel 1841. Nel censimento del 1899 gli abitanti risultarono 235.981, che crebbero poi a 297.159 nel 1907 e a 363.506 nel 1919. Al 31 dicembre 1927 Avana aveva 562.968 abitanti. La popolazione è costituita per il 55% di Bianchi indigeni, per il z3% di Bianchi stranieri (per lo più Spagnoli e Americani del Nord) e per il 22% di abitanti di colore (Meticci, Negri e Gialli). All'Avana vivono varie centinaia di Italiani, che costituiscono una colonia fiorente e molto ben vista per la sua laboriosità e onestà. Vi sono, fra l'altro, circa 350 calabresi di Castrovillari, che esercitano per tradizione il mestiere del calzolaio. Di Padula (prov. di Salerno) sono poi tutti i numerosi venditori ambulanti di oreficerie e di gioielli.
Le condizioni igieniche della città sono attualmente molto buone. La mortalità della popolazione nel periodo 1890-1899 fu del 45,8% all'anno. Dopo l'intervento degli Stati Uniti, che, fra l'altro, debellarono la febbre gialla con opportune opere di risanamento, la mortalità scese al 24,4% nel 1900, al 22,1% nel 1901, al 20,6% nel 1902. La íebbre gialla, che fino al principio di questo secolo faceva, ogni anno, numerose vittime, è completamente scomparsa. Le nascite, sempre nel 1919, furono 9908 (il 27%).
I dintorni della città sono intensamente coltivati a canna da zucchero, a tabacco e a ortaggi. Tra le industrie, la più fiorente è tluella dei tabacchi (le fabbriche sono più di 50). Vi sono poi fabhriche di prodotti chimici, distillerie (acquavite e liquori), fabbriche di cemento e di gesso, di calzature, di birra, di fiammiferi, di mobili, di carta, di tessuti, cantieri navali.
Il porto, il più attivo delle Antille, comodissimo e assai capace, è fornito di numerosi moli (oltre 20), il più antico dei quali è quello di Caballeria. Questi moli, peraltro, non hanno ancora un'attrezzatura adeguata alle necessità odierne di sbarco e imbarco, così che i più grossi navigli sono tuttora costretti, per queste operazioni, a servirsi di chiatte e di barconi. A ogni modo, il porto di Avana ha un grande movimento in ogni epoca dell'anno, e in esso sbarca la maggior parte delle mercanzie importate da Cuba (dal 60 al 70% del loro valore totale), come pure degl'immigranti (più della metà). Nel periodo 1864-1873, in media ogni anno si contavano 1980 navi entrate e uscite, per 770.000 tonn. di stazza complessiva; nel periodo 1902-1906, 3700 navi all'anno, per 3.900.000 tonnellate. Nel 1919 entrarono e uscirono 2900 navi, che importarono merci per un valore di 263,7 milioni di dollari, e ne esportarono per un valore di 98,6 milioni. Il porto è toccato da varie linee di navigazione regolari provenienti dall'Europa (fra cui una italiana che l'unisce con Genova) e dagli Stati Uniti.
Avana è unita con cavi sottomarini diretti a New York e a Key West, possiede una stazione radiotelegrafica e una vasta rete di telefoni. Nella sua stazione principale hanno termine 6 linee ferroviarie, che la collegano con tutti i centri più notevoli dell'isola.
Quale capitale della Repubblica di Cuba, è sede degli alti poteri dello stato, del tribunale supremo di giustizia, delle ambasciate e delle legazioni straniere, d'un gran numero di consolati.
È ricca di istituti di beneficenza, soprattutto ospedali, tra cui quello chiamato Calixto García, il maggiore di Cuba (600 letti), l'ospedale de las Animas, per le malattie infettive, quello de la Esperanza per i tubercolosi, quello di S. Lazzaro, per i lebbrosi; possiede anche una casa di maternità.
Anche dal punto di vista culturale, Avana è alla testa di tutte le città delle Indie Occidentali, poiché vanta un'università frequentatissima (5 facoltà: nel 1919, 2272 alunni), fondata dai domenicani nel 1728 e secolarizzata nel 1842, poi varî istituti e collegi pubblici e privati (questi per lo più tenuti da religiosi: domenicani, gesuiti, francescani, clarisse, ecc.) per l'insegnamento medio (il Colegio S. Augustín, il celebre Colegio de Jesuitas de Belén, fondato nel 1854 dalla regina Isabella II, il Colegio de las Ursulinas, ecc.) e per l'insegnamento primario. Ha pure scuole per l'insegnamento professionale, artistico, agricolo e un'accademia militare. Tra le altre istituzioni culturali, ricorderemo l'Osservatorio meteorologico nazionale, il Museo nazionale, varie biblioteche, tra cui la Biblioteca nazionale.
Ad Avana si stampano una decina di quotidiani e alcune riviste notevoli. Vi hanno la loro sede il Banco Central de Cuba, il Banco Comercial de Luba, e vi tengono succursali il Canadian Bank of Commerce, il Royal Bank of Canada, l'American Foreign Bank Corporation e altre banche nazionali ed estere. Oltre alla camera di commercio cubana, ve n'è una italiana, una francese, una americana, una spagnola e una cinese.
Avana ha varî sobborghi, a essa collegati mediante linee tranviarie, sobborghi d'aspetto moderno, con case quasi tutte a un sol piano, ombreggiate da grandi alberi e da palme. Tali sono Buena Vista, Campamento de Columbia, Marianao, el Vedado (il sobborgo di lusso, con magnifiche ville), e, sulla riva orientale della baia, Casa Blanca e Regla. Sebbene costituisca municipio a sé, può considerarsi un sobborgo dell'Avana anche Guanabacoa, che ha nei dintorni alcuni bagni termali rinomati.
La provincia dell'Avana confina con quelle di Pinar del Río a O. e di Matanzas a E. e comprende anche l'Isla de Pinos. Ha 8221 kmq di superficie e una popolazione (1927) di 1.028.592 abitanti (125 per kmq.), dei quali il 64% Bianchi indigeni, il 16% Bianchi stranieri e il 20% di colore. È la più piccola delle provincie cubane, ma la più densamente popolata, anche prescindendo dalla popolazione della capitale. Il suo territorio è basso e pianeggiante, coltivato soprattutto a canna da zucchero. Notevoli sono pure le colture del tabacco, eccellente, degli agrumi e degli ortaggi. Possiede varie industrie (zuccherifici, distillerie, fabbriche di sigari, di profumi, di saponi, di birra). Il commercio è molto attivo, per la presenza del gran porto della capitale e per la facilità delle comunicazioni (molte ferrovie e strade ordinarie). Si divide in 8 partidos judiciales (Avana, S. Antonio de los Baños, Güines, Bejucal, Marianao, Guanabacoa, Jaruco, Isla de Pinos).
Bibl.: M. de las mercedes Merlin, la Havane, voll. 3, Parigi 1844; J. M. de la Torre, Lo que fuímos y lo que somos, ó la Habana antigua y moderna, Avana 1857; De Arrate, La Habana descripta, Avana 1876; Barras y Prado, La Habana, 1925.
Storia. - Per ordine di Don Diego Velásquez, primo governatore di Cuba, si decise, nel 1515, di fondare un centro abitato nella pacifica e popolosa provincia dell'Avana. Ne furono fosdatori: Francisco de Montejo, che fu poi adelantado (governatore) dello Yucatán, Diego de Najera, Pedro de Barba, Juan Bono de Quejo, e altri. Dalla foce del Moyabeque, la fondazione (che dalla festa di quel giorno si chiamò San Cristóbal) andò estendendosi verso il fiume Almendares, fino al vicino porto di Carenas, che offriva migliori condizioni di salubrità e di sicurezza, e già allora iniziava il suo traffico marittimo. E nel 1518, già si raccoglieva in questo punto il maggior numero di coloni. Dopo che Fernando Cortés, il 10 febbraio 1518, salpò di lì alla scoperta e conquista del Messico, San Cristóbal de la Habana divenne per la sua situazione e l'abbondanza di vettovaglie, il porto preferito per organizzarvi le spedizioni verso la Nuova Spagna. La città era retta, in seguito all'organizzazione amministrativa di Velásquez, da un luogotenente di guerra, che, data la lontananza dalla capitale Santiago, godeva di certa autonomia. Così, durante il governo locale di Juan de Bono, e quello insulare di Juan Vadillo, San Cristóbal era già, per importanza, il secondo centro dell'isola.
Questa prosperità scatenò sulla città il primo attacco dei corsari francesi i quali, dopo un mese di assedio, entrarono nel porto e si impossessarono di tre navigli (1537). A questo attacco ne seguì, l'anno stesso, un secondo; l'anno seguente poi, il paese ebbe a soffrire una terza incursione corsara che saccheggiò e distrusse la città, subito riedificata. Juanes Davila, governatore dell'isola nel 1544, recatosi a visitare la città, vi organizzò un ospedale, riparò e fortificò il castello della Fuerza, pubblicò i Nuovi decreti di colonizzazione, fornì la città di acqua, con la costruzione del canale di Almendares, e ordinò di scavare un fossato circolare difensivo: opera che diede motivo a imposte abusive, ricordate come "il furto del fossato" (la sista de la zanja). Allo scopo di riorganizzare l'amministrazione locale e d'impedire la speculazione sul gran traffico del porto, il governatore Gonzalo Pérez de Angulo trasferì provvisoriamente la sua residenza all'Avana nel 1550.
Non ostante le opere di fortificazione di Juanes Davila, l'Avana era ancora mal difesa (100 uomini, un'insufficiente fortificazione e 4 cannoni), contro gli attacchi dei pirati, avidi delle sue ricchezze. Difatti, Jacques de Sores nel 1555, vinta la resistenza della piccola guarnigione, saccheggiò, devastò, quasi distrusse la città. Allora, data l'importanza del porto dell'Avana e la necessità di meglio difenderlo, vi si trasferì definitivamente la sede del governo. Aumentò allora il concorso delle galere e del naviglio mercantile, crebbe il traffico portuario e, per conseguenza, anche la città se ne avvantaggiò. I gesuiti vi stabilirono un centro di missioni e, più tardi, francescani e domenicani vi fondarono parecchie istituzioni di studio; sorse un secondo ospedale, si ricostruirono le difese. Alla fine del sec. XVI, la città e il porto erano ben agguerriti contro i possibili attacchi dei filibustieri di Drake; alla difesa miravano la costruzione dei castelli del Morro e della Punta (1589) e il rinforzo della guarnigione. Così, dopo un periodo d'anarchia militare, si riorganizzò il municipio e si fece la prima suddivisione del terreno comunale. All'Avana, si conferì il titolo di città e le si riconobbe ufficialmente la prerogativa di capitale che, solo nominalmente, Santiago conservava tuttora (1592). Intanto era risorto, come alle origini della colonizzazione, il contrasto fra autorità governative ed ecclesiastiche. Quando l'Avana divenne ufficialmente città e capitale, le autorità religiose, imitando le civili, vollero trasportarvi anche la residenza episcopale: e il vescovo Almendares vi si trasferì temporaneamente (1612) con l'intenzione di stabilirvisi. Ma il governo glielo impedì, e la sede episcopale rimase a Santiago..
Seguì, nel primo quarto di secolo, un periodo calamitoso di rivolte, incendî e cicloni, che devastarono la città; inoltre Francia, Inghilterra e Olanda devastarono le coste cubane e l'Avana stessa ebbe a subire ripetuti assedî da parte degli olandesi (1626-1670). Come tutta l'isola di Cuba, anche l'Avana ebbe un periodo di arresto e di decadenza: solo è da ricordare, come sintomo d'un certo vigore di vita, la costruzione di navigli nell'arsenale marittimo creato nel 1640, l'erezione delle mura (1656) e della cattedrale, terminata nel 1675: gli anni stessi in cui la città ricevette il suo stemma raffigurante i tre castelli: il Morro, la Fuerza e la Punta, in campo azzurro. L'unica attività esplicata allora dai suoi abitanti è quella di corsari, emuli dei bucanieri francesi e dei filibustieri anglo-olandesi. Questi ultimi attaccarono l'Avana nel 1660 e nel 1670. In luogo dell'inetto governo civile si ebbe allora una forte azione della chiesa, organizzata da Garaondo e ben diretta dal vescovo Compostela (1692), che riordinò l'istruzione coloniale, istituì all'Avana collegi, seminarî, conventi, asili (quali la fondazione S. Francesco di Sales, di S. Antonio) e ampliò gli antichi ospedali militari, fra i quali quello famoso di Belén, che tanto bene fece durante le ripetute epidemie, che infestarono la città, di vomito nero, di colera e, diffusissima, di elefantiasi. Nel 1727, grazie all'intervento del vescovo Valdés, il governo metropolitano accondiscese al desiderio dell'isola di Cuba e della Dominica di fondare all'Avana un'università, che ebbe il nome di S. Gerolamo. La città era ormai estesa, popolosa e fortificata, con un gran porto, numerosa maestranza, un buon arsenale. Vi abbondavano gli ecclesiastici e la vita vi era cara secondo le testimonianze dei viaggiatori dell'epoca, come il Willier d'Avignone. Nel 1739-40 si fondò la Reale Compagnia di Commercio dell'Avana che monopolizzò il commercio del tabacco e dello zucchero (gli unici prodotti dell'agricoltura isolana) e l'importazione degli articoli di consumo, anziché attendere a costruire vascelli da guerra e mercantili, e a vettovagliare navi e a impedire il contrabbando. Nel 1746, in vista delle coste avanesi, la squadra coloniale spagnola vinse l'armata inglese; ma poco tempo dopo, l'Inghilterra, meglio agguerrita per i successi conseguiti contro la Francia, attaccò nuovamente l'Avana. La città fra gli orrori della febbre gialla, desolata per l'esodo della popolazione (già decimata dall'epidemia di vomito nero, che qualche anno prima vi aveva infierito), resistette per quattro mesi all'assedio e agli assalti combinati per mare e per terra, prima che il suo governatore Juan Prado si arrendesse, il 13 agosto 1762. Sir William Keppel la governò saggiamente, finché il trattato di Versailles la ridiede alla Spagna (1763). Seguono allora alcuni anni d'intensa attività: si costruiscono i castelli della Cabana, di Atarés e di Principe (1764-1765); si crea l'Intendenza dell'isola, la sua prima amministrazione generale delle rendite e quella delle poste marittime; s'inizia la pubblicazione della Gaceta (1764), primo periodico satimanale al quale segue El pentador.
Continuò questo sviluppo sotto il governo di Antonio Bucarelli, del marchese Della Torre, e di Diego Navarro: restauri, nuove costruzioni, monumenti, opere urbane, ecc. (1771-1779). Secondo il censimento di quell'anno (il primo ufficiale), l'Avana aveva già 75.000 abitanti, mentre la sua rivale, Santiago, non ne contava che 19.000. Inoltre, nel 1789, si creò il vescovado dell'Avana, il cui primo titolare fu D. Francisco José de Tres Palacios. Nel 1792, sorse la Sociedad económica de amigos del País, che promosse le arti, il commercio, l'agricoltura e l'industria, specialmente la coltivazione e la lavorazione dello zucchero.
Durante la guerra spagnola d'indipendenza contro Napoleone e i primi moti per l'indipendenza coloniale in America, Cuba e la sua capitale rimasero fedeli alla metropoli ed estranee alla lotta continentale; tuttavia, non tardarono, anche lì, torbidi rivoluzionarî che indussero i governatori a riorganizzare su altre basi l'amministrazione della città e ad aprire il porto al libero traffico internazionale. Non cessarono i moti, ma la città continuò tuttavia a ingrandirsi e a progredire. Nel 1827, essa contava 84.075 abitanti e, con i distretti, 237.800. Si costruì un acquedotto per fornire d'acqua la città, si eressero teatri, scuole, caserme, ecc. Cominciò altresì a funzionare la ferrovia di Bejucal e Güines, sotto il governatorato del generale Miguel Tacón (1834-1838), e si riorganizzò l'università con 9 professori di filosofia, 6 di giurisprudenza, 6 di medicina, 2 di farmaceutica e altri 9 per le altre discipline (1843). Durante il 1850 scoppiò una nuova epidemia di colera (la precedente, quella del 1833, aveva mietuto 8313 vittime in tre mesi nella sola capitale) decimando nuovamente la popolazione già colpita da gravi calamità nel 1843 e nel 1846.
Ma i fermenti rivoluzionarî non quietarono. Vive lotte agitarono l'isola e la capitale, verso la metà del secolo, fra i partigiani del regime coloniale e i liberali, e continuarono fino al 1898, quando gli Stati Uniti, preso pretesto dallo scoppio della corazzata Maine, nel porto di Avana, dichiararono guerra alla Spagna. Dall'aprile al luglio, la provincia dell'Avana sopportò la maggiore violenza di questa campagna, finché, il 10 gennaio del 1899, sul castello del Morro la bandiera spagnola fu sostituita dalla bandiera cubana. Da allora la vita dell'Avana ha ricevuto nuovi indirizzi. I servizi sanitarî finalmente sono riusciti a eliminare le antiche epidemie. La beneficenza si è estesa con maggior efficacia: e fra le sue istituzioni, si distinguono le società regionali spagnole che accolgono più di 210.000 membri della provincia, con i loro centri di cultura e di ricreazione e i loro magnifici sanatorî. L'università, con i suoi 4810 studenti (1927), e gli altri centri d'insegnamento, sono indice dell'importanza crescente della cultura. La bellezza delle sue costruzioni monumentali (fra le quali il Palazzo presidenziale e il centro asturiano) e l'attività del suo commercio, fanno dell'Avana una delle più importanti capitali ispano-americane.
Bibl.: P. J. Guiteras, Historia de la... Habana, Philadelphia 1856; J. de la Pezuela, Historia de la Isla de Cuba, voll. 4, Madrid 868-1878; A. Bachiller y Morales, Cuba... desde la perdida de la Habana hasta la restauración española, Avana 1883; J. A. Fernandez de Castro, Medio siglo de historia de Cuba, Avana 1923.