AVALOKITEŚVARA
. Forse "il Signore dallo sguardo benigno", più noto e popolare nel Tibet col nome di Padmapāṇi (tib. phyag na pad ma) "che tiene in mano un fior di loto", divide con Mañiuśrī il primato fra i Bodhisattva. (v.). Notizie di fonte cinese attestano che il culto di questo dio pietoso, sollecito di redimere le creature dai dolori dell'esistenza per farle partecipi della "terra beata" (sukhāvatī), fu in grande onore nell'India dal secolo IV al VII. Alla glorificazione di A. è dedicato il Kāraṇÿavyūha (v. india: Letteratura), che fu tradotto in cinese verso il 270 d. C., e risale quindi a un'età più antica. I buddhisti che credono nel Buddha primigenio (Adibuddha) fanno di A. il Bodhisattva per eccellenza, un'emanazione di Amitābha "dall'infinito splendore" dio del cielo sukhāvati. Le ipostasi femminili di A., popolari in Cina col nome di Kwan-yin e nel Giappone sotto la denominazione di Kwan-non, hanno anch'esse origine indiana, e sono altrettante personificazioni della potenza creatrice del dio. Oggi A. è il patrono della chiesa buddhista tibetana (v. lamaismo) adorato e invocato con la famosa giaculatoria: Ommani padme huí "Salve, gioiello nel loto! Amen!", la sola preghiera che forse l'uomo del volgo conosca in Mongolia e nel Tibet. Una credenza, che si vuole non più antica del 1439, ravvisa nel Dalai Lama di Lhassa un'incarnazione di Padmapāṇi-Avalokiteśvara.