CRAFFONARA, Aurelio (Lelo)
Figlio di Adriano e discendente del pittore trentino Giuseppe Craffonara, nacque a Gallarate (Varese) il 15 sett. 1875 (cfr. Bruno, 1981). Nel 1885 si trasferì a Genova, dove intraprese gli studi classici e quindi frequentò la locale Accademia di belle arti. Dopo aver svolto il servizio militare come volontario, si dedicò, a partire dalla metà circa dell'ultimo decennio del secolo scorso, all'attività di illustratore, sia per manifesti pubblicitari sia per riviste come Il Successo (a cui collaboravano noti disegnatori come Gandolin, Gamba, Gustavino). Per questo periodico genovese svolse anche una lunga attività giornalistica - particolarmente nell'ambito della cronaca d'arte -, con un taglio spesso ironico e caricaturale, sin verso l'inizio della prima guerra mondiale: proponendosi come sostenitore di una linea moderata fra le posizioni delle generazioni più giovani, legate al simbolismo e al divisionismo, e quelle ancora continuatrici dell'accademismo ottocentesco. I suoi articoli sono abitualmente firmati con lo pseudonimo di Pallestrina Goito.
Nel 1898-99 firmò le illustrazioni per I minatori dell'Alaska di Emilio Salgari, pubblicato da Donath (Genova) nel 1900, in cui sembra risentire delle illustrazioni di Pipein Gamba (il modenese, largamente attivo a Genova, Giuseppe Garuti), mentre più autonoma sembra essere la sua collaborazione al settimanale bolognese Italia ride (che aveva come illustratori Dudovich, Cambellotti, Majani).
Se indubbiamente la sua attività di illustratore è quella per cui è più frequentemente ricordato, non va certo dimenticato il suo lavoro di pittore, soprattutto di piacevole acquarellista (largamente rappresentato nelle collezioni private genovesi: P. Torriti, La collezione d'arte della Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Genova s. d., p. 146), oltre che di decoratore di padiglioni di esposizioni come quella industriale di Genova del 1901 (la sua decorazione del teatro Iris è improntata a modi nettamente art nouveau) o quella romana del 1911 (intervenne nel padiglione della Liguria).
Espose, soprattutto acquarelli, in numerose rassegne nazionali ed internazionali (oltre che a Genova, a Trieste, Taranto, Napoli, Liegi, Anversa, Londra, Monaco, Città del Capo, Il Cairo, ecc.): anche se dovette talvolta, seppure più raramente, dedicarsi alla pittura ad olio, come dimostrano le opere conservate alla Civica Galleria d'arte moderna di Nervi (Studio passatista [ ?], 1894; Dietro la scena, 1914).All'attività pittorica affiancò anche piccole realizzazioni in ceramica a tema caricaturale, fra cui Passaggio di un aeroplano (Rocchiero, 1981). Il suo gusto per una pittura narrativa si applicò anche alla illustrazione di cartoline, fra cui l'elegiaca serie di settantaquattro vedute delle rovine di Pompei pubblicata da Ragozino di Napoli e Benzo di Cassine (Alessandria) nel 1901, e al manifesto, nel quale esordi intorno ai primi anni del Novecento, "inserito", come dirà De Micheli (1981), "in quella corrente 'tradizionalista' che conta senz'altro anche essa esempi di sicura efficacia", come era già stato di grande efficacia, in questa direzione, il "manifesto di A. C. per il cinquantenario della Spedizione dei Mille, commissionato all'autore da un comitato popolare genovese nel 1910". Altrettanto può dirsi di uno dei manifesti eseguiti nel 1917 su incarico del Banco di Roma insieme all'opuscolo di propaganda con vedute dei monumenti genovesi per il IV Prestito nazionale, nel quale la Vittoria si disegna tra il fumo e le fiamme dei cannoni "in un gioco, invero assai ingegnoso, di velature turchinicce e di crudi sbattimenti luminosi" (Rubetti, 1918). In questo stesso ambito va ancora ricordata la decorazione della cartella (con F. Maragliano) contenente il manoscritto della Canzone del sangue di G. D'Annunzio, illustrata da Amos Nattini, donata dal poeta al Consorzio del Porto di Genova nel 1912.
Indubbiamente il mezzo espressivo più congeniale al C., più ancora della caricatura, con la quale partecipò anche a numerose mostre sull'umorismo, è sicuramente l'illustrazione. Famosa la sua maschera di Tecoppa, apparsa sul satirico torinese Numero del 1914, che, frequentemente riprodotta, ha probabilmente influenzato il giudizio di Carlo Alberto Petrucci (1954) quando dice che "il suo stile, gustaviniano nel disegno, nelle maschere si avvicina piuttosto a Castellucci e Musacchio"; mentre va rilevato come le caricature e le vignette, apparse sempre su Numero nel 1915-16, facciano maggiore riferimento all'espressività di segno dell'area Bonzagni-Ventura.
A questa vena grottesco-caricaturale più di maniera, che emerge in molta illustrazione per l'infanzia - una sessantina di libri realizzati anche in collaborazione con Mussino, Scarpelli e Nonni, soprattutto per Sandron di Palermo negli anni Venti e per la SEI di Torino negli anni Quaranta -, si oppone il più congeniale naturalismo descrittivo e la minuzia lirica che aveva caratterizzato le migliori prove di acquarello, specialmente nelle illustrazioni per la letteratura di divulgazione storica e geografica eseguite in sessant'anni di lavoro, con una forte opzione alla ricostruzione d'ambiente e di costume, per autori come Manzoni, Fanciulli, Capuana, Visentini, Cozzani, Beltramelli. Ha inoltre illustrato Il re del fiume d'oro, di Ruskin, riduzioni dalle tragedie di Shakespeare e dalle Mille e una notte.
Oltre che ai periodici citati ha collaborato al genovese Il Giornaletto, per il quale nel 1910 realizzò anche il manifesto di lancio, al torinese Pasquino e allo Scolaro di Genova.
Suoi disegni inediti sono apparsi postumi nella Rivista dei giovani nel 1959-60; e postume appariranno anche le ventidue tavole a colori e le numerose vignette al tratto per una popolare interpretazione de I promessi sposi del 1950, che la SEI gli dedicherà definendole "il suo testamento artistico".
Fu iscritto fra i professori di merito all'Accademia ligustica di Genova dal 1915. Sue opere, oltre a quelle citate, sono conservate nella Galleria comunale di arte moderna di Genova, nel Museo del Risorgimento e di storia contemporanea di Milano.
Il C. morì a Genova il 5 febbraio del 1945.
Mostre commemorative sono state allestite alla galleria Ranzini di Genova nel 1946, a Milano nel 1949 alla galleria S. Redegonda, e ancora a Genova alla galleria De Pasquali nel 1952 e 1965 e alla galleria Bartenor nel 1954.
A differenza di Cambellotti, il cui nome frequentemente storpiato in Gambellotti fu presto corretto, l'erronea dizione Graffonara, ufficializzata in molti repertori di caricatura e cartellonismo, ha continuato a generare equivoci che sono rimbalzati da un autore all'altro.
Fonti e Bibl.: A. Lancellotti, Storia aneddotica della réclame, Milano 1912, tav. f. t. a pp. 48 s.; La Liguria illustrata, I (1913) e II (1914); G. Rubetti, Un'arma per la vittoria, la pubblicità nei Prestiti naz. di guerra, I, Milano 1918; p. 120; Id., in Il Risorgimento grafico, V (1918), pp. 84-87; E. Roggero, Come si riesce con la pubblicità, Milano 1920, p. 81 e 2 tav. f. t.; A. Balbi, A. C., Genova 1925; V. Gavi, La seconda Mostra del Sindacato ligure di BBAA, in Emporium, XXXII (1931), p. 128; A. Cappellini, La pittura genovese dell'Ottocento, Genova 1938, pp. 145 ss.; O. Visentini, Libri e ragazzi, Milano 1940, ad Indicem; Gec [E. Gianeri], La donna, la moda e l'amore, Milano 1942, ad Indicem;F. Maragliano, Lelo alla Gall. Ranzini, Genova 1946; Mostra retrospettiva alla Gall. De Pasquali (catal.), Genova 1952 (rec. in Genova. Riv. comunale, XXIX [1952], 10, p. 29); C. A. Petrucci, La caricatura ital. dell'Ottocento, Roma 1954, scheda p. 40; D. Villani, 50anni di pubblicità ital., Milano 1957, ad Indicem; Id., Storia del manifesto pubblicitario, Milano 1964, ad Indicem; Encicl. dell'umorismo, III, Milano 1964, pp. 69 s.; Il manifesto ital. nel centenario del manifesto litografico (catal. della mostra), Milano 1965, pp. 29, 37; Umoristi ital. 1890-1925, Roma 1966, p. 118; Gec, Storia della caricatura europea, Firenze 1967, p. 101, fig. 93; S. Paglieri, E. Olivari e il suo tempo, Genova 1969, pp. 52, 56, 57, 59 e passim; A. Faeti, Guardare le figure, Torino 1972, p. 162, fig. 155, bibl, p. 387; I Promessi sposi nella figurazione dell'Ottocento e moderna, Lecco 1973, p. 17; L. Menegazzi, Il manifesto ital. 1882-1925, Milano s. d. (1974), p. 42, scheda p. 150; Salgari, le immagini dell'avventura (catal. della mostra), Trento 1980, p. 48; M. De Micheli, in Cento anni di manifesti fra arte e costume (catal. della mostra), Milano 1981, pp. 21 s., 24, scheda p. 51;G. F. Bruno, La pittura in Liguria dal 1850 al Divisionismo, Genova1981, pp. 355, 439, V. Rocchiero, Scuole, gruppi, pittori dell'Ottocento ligure, Genova1981, pp. 185-186 (con bibliografia).