ASSO ('Ασσός)
Città della Misia, o secondo altri della Troade, posta sulla sponda settentrionale del golfo di Adramittio, al disopra di una collina, ricadente quasi a picco sul mare: sulla parte più alta della collina era l'acropoli, col tempio, che per le sue sculture arcaiche costituisce il monumento più importante della città e per il quale soprattutto questa va famosa; su una terrazza sottostante si distendeva l'abitato, che in età ellenistico-romana raggiunse un notevole grado di floridezza, del quale ci fanno testimonianza i resti, copiosi e importanti, di molti edifici pubblici e privati.
La storia di Asso non presenta particolare interesse, identificandosi sostanzialmente con quella della regione di cui fa parte. Abitata dai popoli preellenici dell'Asia Minore, che i Greci chiamarono Lelegi, F. T. Clarke ha pensato che essa si debba identificare con la Pedaso, menzionata nell'Iliade; E. Schliemann voleva invece che nel suo luogo si dovesse ricercare la Crise omerica. Nel sec. VII a. C. fu colonizzata dagli Eoli della vicina isola di Lesbo, e fu in stretti rapporti con Metimna e Mitilene. Nel 560 cadde in potere dei Lidî, dai quali nel 549 passò ai Persiani; dopo la sconfitta di questi venne sotto l'egemonia di Atene, entrando a far parte della lega marittima. Durante la guerra del Peloponneso ritornò sotto il dominio dei Persiani; alla metà del sec. IV ebbe un breve periodo di tirannide, di un Eubulo prima, di un Ermia dopo: quest'ultimo vi chiamò nel 348 Aristotele, che dimorò nella città per tre anni; caduto Ermia nel 345, Asso ritornò ai Persiani, che ne restarono padroni fino alla conquista di Alessandro Magno (334). Dopo varie vicende, tra cui merita particolarmente di essere segnalata l'invasione dei Galli, la regione di Asso venne nel 241 a far parte del regno di Pergamo, col quale nel 133 passò ai Romani. Le iscrizioni del periodo imperiale ricordano spesso i mercanti romani stabiliti nella città; nel 37 essa mandò un'ambasceria a Caligola per felicitarsi della sua assunzione al trono, e ricordare la visita che egli vi aveva fatto col padre Germanico, durante la campagna di questo in Oriente.
In età cristiana fu sede episcopale. Originario di Asso fu lo stoico Cleante.
Le rovine della città e particolarmente quelle del tempio, dal quale alcune lastre scolpite furono fin dal 1838 portate a Parigi, attrassero di buona ora l'attenzione dei viaggiatori eruditi e degli archeologi; fra il 188I e il 1883 una missione americana vi eseguì degli scavi, la cui pubblicazione peraltro ha visto la luce, nella sua parte più importante, soltanto nel 1921. Le altre sculture ricuperate dal tempio sono andate divise fra i musei di Costantinopoli e di Boston.
Il tempio, posto sull'alto dell'acropoli, dedicato forse ad Atena (G. Perrot ha pensato ad Ercole), era un periptero di ordine dorico (misure massime m. 30,86 × 14,58) di 6 × 13 colonne, fortemente rastremate; la cella (m. 22,33 × 7,97) aveva un pronao con due colonne fra le ante, ma era privo di opistodomo. L'elemento più caratteristico dell'edificio era quello di avere, oltre e al disotto del fregio a metope e triglifi, l'architrave sopra le colonne, in pietra trachitica come il resto del tempio, tutto scolpito, a guisa di fregio ionico: le lastre ricuperate, la cui disposizione è stata oggetto di molte discussioni, rappresentano due scene mitologiche: la lotta di Ercole con Tritone ed Ercole che insegue i Centauri; inoltre: combattimenti di fiere; sfingi e tori affrontati. Nelle metope (se ne possiedono otto frammentate; in tutto dovevano essere forse venti) sono rappresentazioni generiche, non bene determinate. L'età in cui il tempio fu costruito è stata stranamente portata ai periodi più varî: dall'età micenea fino al 470 a. C.; ma gli elementi architettonici e il confronto con altri templi dorici della Grecia inducono i più a fissarla ai primi decennî della seconda metà del sec. VI; certo esso subì alcuni restauri più tardi; al sec. IV vanno attribuiti alcuni pochi resti di un musaico nel pavimento della cella. Alla seconda metà del sec. VI sono concordemente attribuiti i rilievi che si inquadrano fondamentalmente nella scultura ionica del periodo, pur mostrando alcune particolari caratteristiche, come ad es., nella scelta dei soggetti, una innegabile influenza dell'arte della Grecia propria.
Del resto della città soprattutto notevoli sono le mura, di oltre 3 km. di lunghezza, e ottimamente conservate nelle cortine, nelle torri e in alcune porte, tra cui quella occidentale; sono costruite a filari di blocchi regolarmente squadrati, ed appartengono al secolo IV a. C., ma incorporano in alcuni punti tratti più antichi in opera poligonale.
L'agorà è fiancheggiata da due portici, di cui quello a sud costituiva una specie di mercato; a est è il buleuterio, a ovest un piccolo tempio. A sud dell'agorà è il teatro; a occidente il ginnasio, in una parte del quale fu in età bizantina adattata una chiesa. Molti sepolcri di vario tipo si allineano soprattutto fuori della porta occidentale; sul fiume che scorre a nord della città, il Satnioenta (oggi Tuzla çay), è gettato un ponte di costruzione greca.
Bibl.: L. Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, Stoccarda 1896, col. 1748 segg., con bibliografia; F. T. Clarke, F. H. Bacon, R. Koldewey, Investigations at Assos, Londra-Cambridge-Lipsia 1902-1913, II, pp. 1-46; 359-389; 1914, I, pp. 191-222; 381-412; per le sculture, tutte le opere maggiori relative all'arte o alla scultura greca in generale, tra cui principalmente G. Perrot-Ch. Chipiez, Hist. de l'art, VIII, Parigi 1903, p. 256 segg.