Vedi ASCOLI PICENO dell'anno: 1958 - 1994
ASCOLI PICENO (v. vol. I, p. 705)
L'impianto ortogonale della colonia, con orientamento N-NE, è riconoscibile nel tessuto urbano del centro storico; il modulo del piano programmatico è di m 80 c.a (largamente applicato nella seconda metà del I sec. a.C.).
Del decumano massimo, coincidente con il percorso cittadino della Via Salaria (Corso Mazzini) che correva dalla Porta romana fino quasi all'estremità orientale del pianoro, è stato messo in luce un breve tratto (c.a 10 m) nel settore O della città. Largo m 5,40 (18 piedi romani), con profilo a schiena d'asino e margine con cordolo in blocchi squadrati rilevato rispetto alla carreggiata, era pavimentato con basoli di travertino legati da terra, frammenti di cotto e poche scaglie in pietra, poggianti su uno strato di riempimento e su terreno archeologicamente sterile.
L'ipotesi che il cardo maximus corrisponda alle vie Cassero, Malta e Pretoriana è avvalorata dal recente rinvenimento nel seminterrato del Palazzo dei Capitani (lato O della Piazza del Popolo) di strutture riferibili al foro. Questo, ubicato all'incrocio fra i due assi, pressoché al centro del tessuto ortogonale esteso a gran parte del pianoro, sopravvive in parte nella Piazza del Popolo. È significativo che qui si affacci la chiesa di S. Francesco, mentre poco più a O, sempre sull'antico decumanus maximus, è la chiesa di S. Agostino: anche ad A. dunque gli ordini mendicanti si inserirono in punti tradizionalmente vitali dell'impianto urbano. La radicata tradizione popolare secondo cui il foro sarebbe da situare in Piazza Arringo non trova conferme.
Sul colle dell'Annunziata, a metà c.a del pendio orientale, è una spianata di c.a m 70 x 120, i cui lati N, E e S sono protetti da imponenti sostruzioni consistenti in serie di camere a pianta rettangolare allungata, e sulla quale sorgevano in posizione scenografica uno o più edifici non identificati. L'altezza all'angolo SE è di oltre m 9, all'angolo NO di c.a 11 m. In opera a sacco di grosse scaglie di travertino e grossi ciottoli di fiume cementati da malta, presentano un paramento in blocchetti di travertino grossolanamente squadrati, di dimensioni variabili e disposti in filari irregolari. Nelle vòlte a botte l'opera cementizia è a vista; le testate dei muri sono in opera quadrata di blocchi di travertino.
La maggior parte degli edifici e delle strutture romane, pubbliche e private, si inserisce nel reticolato del piano programmatico in modo significativo.
Un tempio prostilo tetrastilo di ordine corinzio, in travertino, orientato N-NE, fu incorporato in epoca non precisabile nella chiesa romanica di S. Gregorio; lungo m 22,12 e largo m 11,14, ha il pronao profondo m 7,48 e le colonne alte m 8,82. I muri perimetrali della cella sono in opus reticulatum (tesserae di travertino di c.a cm 10 di lato); i capitelli di colonna, di tipo corinzio canonico, sono ricavati in due blocchi di travertino: per il tipo di foglia e di cavità a goccia si datano alla fine del I sec. a.C.-inizio del I d.C. Analoghe caratteristiche hanno i capitelli corinzi dei pilastri angolari. Il pavimento antico è in piastrelle quadrate di un piede romano di lato, in marmo grigio e giallo antico, alternate. La parete postica è addossata a un muro di sostruzione in opera quadrata, a essa parallelo, coincidente con uno degli assi programmatici dello schema urbano. L'edificio è databile, sulla base delle caratteristiche strutturali e della decorazione architettonica, nella prima età augustea.
Un tempio ionico, prostilo, in travertino, orientato ESE, è incorporato nella chiesa romanica di S. Venanzo. Ne sono visibili le pareti S del podio e della cella. Il livello antico si trova a m 1,81 sotto l'attuale. È conservato in situ il capitello del pilastro SO, di ordine ionico e del tipo canonico attico, databile in età augustea per il rendimento della foglia d'acanto. Per le caratteristiche strutturali e la decorazione architettonica il tempio si data in età augustea.
Il teatro è addossato al pendio Ν del Colle dell'Annunziata; la cavea è addossata a uno degli assi del piano ortogonale. Sono conservate le sostruzioni della cavea, elementi del corridoio in summa gradatione e altri limitati settori. La maggior parte del rivestimento in travertino e marmo è stata asportata in epoca verosimilmente altomedievale. Il maenianum inferiore è più vasto e importante. Si conservano scarsi elementi dell'edificio scenico. Il complesso fu verosimilmente costruito negli ultimi decenni del I sec. a.C., all'epoca della deduzione della colonia; restauri e rifacimenti vennero effettuati nella prima metà del I sec. d.C. e in età imperiale avanzata.
L'anfiteatro, nel settore NO della città, era relativamente ben conservato fino alla metà del secolo scorso (assi m 148 e 125 c.a). Le strutture, oggi parzialmente distrutte e interrate, sono in opera cementizia di grosse scaglie di travertino e ciottoli di fiume legati da abbondante malta, con paramento in opus incertum o quasi reticulatum di tesserae di travertino piuttosto grandi (tardo I sec. a.C. ?).
Si conservano, inoltre, due ponti romani. Quello detto «di Cecco», ubicato nel settore SE del pianoro, è stato in massima parte restituito dopo i gravi danni subiti durante l'ultimo conflitto bellico; è in opera quadrata di travertino, a due arcate di diversa ampiezza. Innalzato nel luogo in cui le caratteristiche delle rive rocciose del torrente Castellano permettevano un migliore e più economico impianto, è verosimilmente la ricostruzione di un ponte repubblicano compiuta nella prima età augustea, probabilmente in occasione dei lavori di sistemazione della Via Salaria promossi da Augusto. Alla testata esterna, l'accesso alla città era sbarrato da opere di fortificazione di epoca difficilmente precisabile. Il ponte «di Solestà» o «di Porta Cappuccina», nel settore NO dell'abitato, è a una sola arcata ed è tripartito in corrispondenza del fornice da cornici orizzontali; la parte inferiore della spalla è coronata da un filare di blocchi aggettanti.
Per tecnica costruttiva si data in età augustea non avanzata; rimaneggiato più volte, è rimasto ininterrottamente in uso dall'antichità fino a oggi.
Secondo tradizioni erudite locali, un impianto termale, finora non identificato, era nell'area SE dell'abitato, dove fu più tardi edificato il Forte Malatesta.
Un acquedotto lungo c.a 2500 m convogliava in Α., da O, l'acqua captata all'altezza di Castel Trosino da sorgenti o dal torrente Castellano; lo speco, in parte scavato nella roccia, in parte nel terreno, seguiva la riva sinistra del fiume. Per la maggior parte del tracciato è coperto da una vòlta in piccoli conci di travertino; le pareti sono in opera cementizia.
Numerosi rinvenimenti sono riferibili all'edilizia domestica; i più cospicui consistono in ambienti pertinenti a due o tre domus ubicate nell'area del Palazzo di Giustizia e di Via Galilei, databili fra il tardo I sec. a.C. e il II d.C. e oltre. L'orientamento delle strutture è coerente con quello del piano urbano.
Non sempre localizzabili o interpretabili sono i numerosi riferimenti a strutture murarie e a oggetti mobili scoperti nell'ambito urbano, contenuti nella documentazione di archivio. Ancora da studiare è la produzione laterizia locale. Edifici tardoantichi sarebbero stati scoperti sotto Piazza Arringo e nelle adiacenze; in particolare il duomo sorse, a quanto pare, nel VI sec., sopra i resti di una o più costruzioni romane.
A giudicare da tombe individuate o documentate dal rinvenimento di iscrizioni funerarie, rilievi, ecc., le necropoli romane si trovavano nelle aree percorse dalle grandi vie che collegavano A. con i centri limitrofi e con il mare: a O, all'esterno della porta romana; a N, in contrada Solestà, Campo Parignano e nelle aree adiacenti; a E, fuori Porta Maggiore, in località Pennile e nei pressi della Via Salaria.
Museo. - Nel Museo Archeologico Statale, allestito dal 1982 nel Palazzo Panichi, sono raccolti i materiali dell'ex Museo Civico e altri provenienti da rinvenimenti recenti. Da segnalare: reperti di epoca paleolitica e neolitica dal territorio ascolano; reperti protostorici dalle valli del Tronto, della Vibrata e dall'area di Cupra Marittima; epigrafi, ritratti, elementi architettonici e mosaici romani da A. e dalla provincia; reperti dalla necropoli barbarica di Castel Trosino; materiali rinascimentali.
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