MAJONE (Maione, Mayone), Ascanio
Nacque a Napoli intorno al 1570.
È ipotizzabile un suo legame di parentela con il liutista napoletano, forse di origine spagnola, Luys Maymon (Luise Maglione o Maione), morto prima del 1601 e ricordato da S. Cerreto tra i "sonatori eccellenti del liuto della città di Napoli che hoggi non vivono", insieme con il fratello "Garsia Maglione" (p. 159). Il cognome di origine spagnola Maymon, probabilmente legato ad antiche famiglie ebraiche fuoriuscite dalla Spagna alla fine del secolo XV, si mutò in Mayone, Majone e Maione nel contesto napoletano. Sembra provare l'identità fra i due cognomi la variante ispanica "Juan Domingo Maymon" sotto cui era indicato nei registri della Real Cappella il cantore Giovan Domenico Maione, assunto come soprano presso la S. Casa dell'Annunziata nel 1593. A Luys Maymon sono attribuiti otto brani nel cosiddetto "Manoscritto Barbarino", un libro di intavolatura per liuto copiato a Napoli alla fine del Cinquecento, oggi conservato nella Biblioteka Jagiellonska di Cracovia, Mss. Mus., 40032 (olim Berlino, Preussische Staatsbibliothek), che accoglie ben 76 composizioni copiate da un perduto libro di musica per "vihuela" dal titolo Flores para tañer de Luyse Maymon.
Compositore, organista e arpista, il M. studiò presso l'Annunziata di Napoli con il maestro G.D. Del Giovane da Nola, ed ebbe come compagno di studi C. Lambardi, futuro maestro della stessa chiesa. Il 3 dic. 1593 il M., "trovato habilissimo e visto che nel toccare di detto organo ha dato e dà a tutti universale satisfatione", fu nominato organista dell'Annunziata al posto di S. Stella, con lo stipendio di 8 ducati al mese che decorse retroattivamente dal 1 ag. 1593, data in cui aveva iniziato a lavorare (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss. Di Giacomo, XVII, Annunziata, p. 111).
Le gravi e ripetute difficoltà economiche che attanagliarono negli anni successivi l'Annunziata indussero i suoi governatori a ridurre drasticamente le spese per la musica, e quindi ad abolire, dal gennaio 1596, gli interventi di musicisti esterni; alcuni di essi furono reintegrati soltanto dal 1599. Non sorprende che lo stipendio del M. fosse ridotto a soli 4 ducati a partire dall'aprile 1597, per non essere il suo servizio "ordinario", ma nel 1599 fu riportato a 8 ducati. Dopo alcune riforme della cappella, a causa di alcuni abusi, il numero dei musicisti fu progressivamente diminuito, ma nel 1604 il M. era ancora nel ruolo di primo organista con la medesima paga.
Nel 1602 il M. fu nominato anche secondo organista della Real Cappella, accanto al primo organista G.M. Trabaci; quando nel settembre 1614 quest'ultimo prese il posto di maestro della Real Cappella, il M. divenne primo organista e il suo stipendio fu portato da 8 a 10 ducati (Arch. di Stato di Napoli, Mandatorum, vol. 103, c. 223, cit. in Prota-Giurleo, 1960, p. 186). Nel 1617, il M. ricevette 60 ducati per il pagamento di un organo, forse da lui scelto per conto dell'oratorio dei Filippini (cfr. Strazzullo).
Nel 1609, i governatori dell'Annunziata ordinarono che i due organisti dovessero sempre essere presenti entrambi a tutte le funzioni musicali; ma, essendo il M. contemporaneamente impiegato nella Real Cappella, fu ripristinata l'antica usanza di alternare gli organisti una settimana ciascuno, lasciando l'obbligo della presenza congiunta soltanto per le rare esecuzioni solenni a doppio coro. Nella cappella dell'Annunziata, seconda soltanto alla Real Cappella di Napoli, il M. operò fino alla morte. Nel 1620 il salario gli fu innalzato a 10 ducati per i suoi meriti "molti et per la lunghezza del suo honorato serviggio et per l'habilità della sua professione" (Prota-Giurleo, 1960, p. 186).
"Scanio Maione napolitano" compare fra i "nomi dei musici napoletani" elencati nel 1601 da S. Cerreto (pp. 156-158), sia tra i "compositori eccellenti della città di Napoli, che oggi vivono", sia tra i "sonatori eccellenti d'organo" e tra i "sonatori eccellenti dell'arpa a due ordini". Della perizia del M. come organista e arpista si ha diretta conferma nella sua produzione stampata. Nel suo libro II di Capricci del 1609, infatti, si trova un Recercar sopra il canto fermo di Costantio Festa & per sonar all'arpa, indicazione preziosa che consente di confermare la possibile destinazione all'arpa anche di molte delle altre composizioni accolte nei libri a stampa del M.: mentre le composizioni del libro I di Capricci (1603) prevedono un'estensione di cinque ottave, comune nei clavicembali della fine del Cinquecento, nel libro II è previsto un ambito di almeno un tono più in alto, normale per l'arpa e per molti organi napoletani ma non ancora per i clavicembali in uso. Altrettanto importante è l'inclusione nel libro II di Capricci di due brani per il "cimbalo cromatico", strumento sperimentale per il quale furono appositamente composte musiche da altri napoletani tra cui S. Stella. Nel libro II fu incluso il celebre madrigale di A. Ferrabosco Io mi son giovinetta, oggetto di innumerevoli intavolature e variazioni dalla metà del Cinquecento, in una versione con diminuzioni "per sonare", oltre che del M., di S. Stella e G.D. Montella, musicisti attivi all'Annunziata e alla Real Cappella.
I due libri di Capricci sembrano assolutamente speculari: ricercari, canzon francesi, madrigali diminuiti, partite sopra arie. Nei Ricercari il M. continua a impiegare, invece della consueta intavolatura italiana, il formato notazionale in partitura per tastiera, probabilmente derivata dall'intavolatura spagnola "de tecla", usata praticamente in tutte le fonti tastieristiche napoletane da R. Rodio (1575) a G. Strozzi (1683).
Nella sua prefazione "agli studiosi" del libro II di Ricercari, il M. mette in guardia "chi questa opera vederà, che non si scandaliza e mi giudica di poco osservatore delle regole del contrapunto", chiarendo che "quando si sona con passaggi o si adornano opere di passaggi, sempre vi passano alcune note false contro la regola del contrapunto senza le quali è impossibile che bello effetto faccia". Mosso dal solo desiderio di "giovare a chi non sa", il M. prosegue il discorso avvertendo gli "studiosi" di prestare attenzione ad alcune particolarità della notazione introdotte "per commodità della stampa", come "nelle cadenze dove si fanno trilli", indicati "un semituono solo nella prima nota del detto trillo per breviare il volume", o nel "mutare la chiave per mezzo l'opere per ogni parte".
Alcuni dei ricercari sono basati su cantus firmus preesistenti, come la melodia gregoriana Ave Maris Stella e il tema di C. Festa, noto più comunemente come La Spagna, entrambi presenti nel libro II. Le altre forme compositive accolte nei due libri sono quelle tipiche della musica strumentale diffusa a Napoli e a Roma: le canzon francesi e le toccate.
Particolarmente interessanti, infine, sono le partite, variazioni virtuosistiche sulle arie in voga come Ruggiero (a Napoli nota anche come Fedele), e le intavolature diminuite di ben noti madrigali, come il già citato Io mi son giovinetta di Ferrabosco.
La musica vocale del M., mai studiata, comprende venti madrigali apparsi in una raccolta monografica stampata nel 1604 e due in un'antologia "de diversi excellentissimi musici napolitani" del 1609. Sul versante della produzione sacra e spirituale sopravvive presso la Biblioteca nazionale di Napoli la sola parte di Altus, con annotazioni manoscritte, di una raccolta del M. di Inni e frottole a tre voci del 1620, del tutto ignota ai correnti repertori. A questa stampa si riferisce probabilmente una delibera dell'Annunziata del 14 giugno 1621 con cui veniva deciso di "augumentarli ducati due di più al mese di provisione sopra li diece che teneva" per "l'haver il detto stampato molti hinni e mottetti in lode della B. Vergine" (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss. Di Giacomo, XVII, Annunziata, p. 210). Oltre a questa raccolta, della produzione sacra del M. si conosce un mottetto mariano apparso nel 1620 in un'antologia dei migliori compositori napoletani, e due composizioni a doppio coro nell'archivio dei Filippini di Napoli. In una lista di "musiche di Napoli" richieste nel 1632 dal compositore tedesco H. Schütz figura anche una raccolta, perduta, di Canzonette a tre voci del M. (cfr. Casimiri).
Il M. ebbe due figli: Giulio, musicista, e Vittoria, che nel 1629 sposò F. Falconio, basso della Real Cappella e collega del Majone. Il M. morì a Napoli il 9 marzo 1627 (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss. Di Giacomo, XVII, p. 227; Prota-Giurleo, 1960, p. 192).
Opere strumentali: Primo libro di diversi capricci, Napoli 1603 (ed. moderna a cura di R.H. Kelton, 1961; a cura di C. Stembridge, Padova [1981]); Primo libro dei ricercari a tre voci, Napoli 1606 (ed. moderna a cura di R.H. Kelton, 1961); Secondo libro di diversi capricci, Napoli 1609 (ed. moderna a cura di R.H. Kelton, 1961; a cura di S. Kastner, Paris 1964-65; a cura di C. Stembridge, Padova [1984]).
Opere vocali: Il primo libro di madrigali a 5 voci, Napoli 1604; Perché ferir e Di questi vaghi fiori, madrigali a 5 voci in Teatro de' madrigali de diversi excell. musici napolitani posti in luce da Scipione Riccio libraro, Napoli 1609.
Opere sacre: Hinni e frottole a 3 voci, Napoli 1620; mottetto Ave Regina coelorum, in Salmi delle compiete di diversi musici napoletani, Napoli 1620; manoscritte: salmo Laetatus sum a 9 voci (Napoli, Arch. oratoriano dei padri filippini, 478.1); Messe e vespri a 8 voci (ibid., 478.2).
Fonti Bibl.: S. Cerreto, Della prattica musica vocale, et strumentale, Napoli 1601, pp. 157-159; N.F. Faraglia, Descrizione delle parrocchie di Napoli fatta nel 1598, in Arch. stor. per le provincie napoletane, XXIII (1898), pp. 502-566; S. Di Giacomo, La Casa della musica. I Filippini di Napoli, in Napoli nobilissima, n.s., II (1921), p. 135; Id., L'aulica musica a Napoli. La S. Casa dell'Annunziata, in Musica d'oggi, IV (1922), 1, pp. 2-4; U. Prota-Giurleo, La musica a Napoli nel Seicento, in Samnium, I (1928), p. 79; R. Casimiri, Enrico Sagittario (Heinrich Schütz) alla scuola di G. Gabrieli, in Note d'archivio, XV (1938), pp. 90 s.; W. Apel, Neapolitan links between Cabezón and Frescobaldi, in Musical Quarterly, XXIV (1938), pp. 419-437; F. Strazzullo, Inediti per la storia della musica a Napoli, in Il Fuidoro, II (1955), p. 108; U. Prota-Giurleo, Aggiunte ai "Documenti per la storia dell'arte a Napoli", ibid., p. 278; Id., G.M. Trabaci e gli organisti della R. Cappella di Palazzo di Napoli, in L'Organo, I (1960), pp. 186, 188, 192; R.H. Kelton, The instrumental music of A. Mayone, dissertazione, University of North Texas State, 1961; M. Reimann, Ein italienischer Pasticcio von 1609, in Die Musikforschung, XIX (1966), pp. 289-291; A. Silbiger, Italian manuscript sources of 17th century keyboard music, dissertazione, University Microfilms International, Ann Arbor, MI, 1980, pp. 31, 35, 38, 40, 192, 195; D. Fabris, Strumenti di corde, musici e congregazioni a Napoli alla metà del Seicento, in Note d'archivio, n.s., I (1983), pp. 63-110; K.A. Larson - A. Pompilio, Cronologia delle edizioni musicali napoletane del Cinque e Seicento, in Musica e cultura a Napoli dal XV al XIX secolo, a cura di L. Bianconi - R. Bossa, Firenze 1983, pp. 103-139; W. Apel, Storia della musica per organo e altri strumenti da tasto fino al 1700, Firenze 1985, II, pp. 631-643; K.A. Larson, The unaccompanied madrigal in Naples from 1536 to 1654, dissertazione, Harvard University, 1985, pp. 612-619; D. Fabris, L'arpa napoletana, simbolismo estetico-sonoro di uno strumento musicale del primo Seicento, in Modernità e coscienza estetica, a cura di F. Fanizza, Napoli 1986, pp. 211-262; K. Fischer, La posizione di A. M. e G.M. Trabaci nello sviluppo del ricercare, in La musica a Napoli durante il Seicento. Atti del Convegno internazionale di studi, Napoli, 1985, a cura di D.A. D'Alessandro - A. Ziino, Roma 1987, pp. 253-283; F. Hammond, G. Frescobaldi and the hypothesis of Neapolitan influences, ibid., pp. 217-236; R.F. Judd, The use of notational formats at the keyboard. A study of printed sources of keyboard music in Spain and Italy c. 1500-1700, dissertazione, University of Oxford, 1989, pp. 65 s., 105-107; C. Stembridge, Music for the "cimbalo cromatico" and other split-keyed instruments in seventeenth-century Italy, in Performance practice Review, V (1992), pp. 5-43; U. Prota-Giurleo, I teatri di Napoli nel secolo XVII, a cura di E. Bellucci - G. Mancini, Napoli 2002, III, p. 295; J. Griffiths, Maymon, Luise, in Diccionario de la música española e hispanoamericana, Madrid 1999-2002, s.v.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 587; The New Grove Dict. of music and musicians, XVI, pp. 176 s.