CRONIA, Arturo
Nacque a Zara il 13 dic. 1896, figlio di Giuseppe, funzionario statale dell'amministrazione finanziaria, e di Ines Berettini. Compì gli studi nel ginnasio superiore di Zara e dopo la maturità, conseguita nel 1914, volle iscriversi all'università di Graz al corsi di filologia slava. Conclusasi la prima guerra mondiale con la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico e l'annessione della Dalmazia all'Italia, superò gli esami di slavistica all'università di Praga (maggio-giugno 1919) e ottenne l'incarico d'insegnamento del serbo-croato nel liceo classico della sua città. Poco dopo diede compimento ai suoi studi universitari, laureandosi in lettere a Padova con il massimo dei voti. La sua tesi, discussa con G. Maver, sugli influssi di Dante nella letteratura serbo-croata, venne pubblicata a Roma nello stesso 1921. Nominato nel 1922 professore di ruolo nel liceo classico di Zara, il C. si sposò con la colta Carmen Matzenig, che gli rimase accanto per tutta la vita e gli fu collaboratrice preziosa.
Negli anni 1923-25 fu professore borsista all'università di Praga, nel '24 ebbe in Italia l'abilitazione alla libera docenza di serbo-croato, dal '29 al '33 fu professore ospite nell'università ceca di Brno e in quella slovacca di Bratislava, dal '32 al'36 professore all'università di Praga. Accanto all'amplissima informazione bibliografica, di cui tenne la rubrica di slavistica su L'Europa orientale, egli diede alle stampe la fortunata Grammatica della lingua serbo-croata (Milano 1922), poi sempre perfezionata e giunta nel '66 all'ottava edizione, e lo studio storico di grande rilievo su L'enigma del glagolismo in Dalmazia (Zara 1926); oltre a numerosi studi d'argomento ceco, comparvero le prime parti d'una storia della letteratura serbo-croata nei fascicoli de La Cultura.
Costantemente stavano al centro della sua indagine i legami culturali fra il mondo umanistico e il mondo slavo e i reciproci influssi, nell'intento di valorizzare il contributo e gli stimoli forniti dai letterati italiani, ad incominciare da Dante, Petrarca, Boccaccio, alle nascenti letterature dell'Europa balcanica e centrorientale. Italiano di Dalmazia, partecipe delle ultime vicende dell'irredentismo, alla sua terra - ricca di centri di cultura e di vigorose personalità - il C. rivendicò un ruolo importante in tali relazioni, che analiticamente documentò in numerosissimi articoli specie nella Rivista dalmatica e negli Attie memorie della Società dalmata di storia patria di Zara (della quale fu tra i fondatori), nella Rivista di letterature slave e su LaVita italiana, nell'Enciclopedia italiana, su periodici cechi e iugoslavi.
Nel 1936 il C. ebbe l'incarico d'insegnamento della filologia slava all'università di Padova e contemporaneamente lo tenne a Bologna e a Venezia. I suoi interessi nell'ambito della slavistica si allargavano sempre più riguardando pure il polacco e il bulgaro. Coronò questa fase della sua attività la nomina, avvenuta nel 1940, a ordinario di lingua e letteratura serbocroata nell'università di Padova, per chiara fama, quale "unico specialista in Italia di tale disciplina" (relazione di A. Ferrabino). A Padova egli rimase da allora ininterrottamente, dispiegando una fervida attività didattica e creando nel suo istituto un'atmosfera di cordiale collaborazione assai costruttiva.
Lo dimostrano le centinaia di tesi di laurea prodotte e i molti lavori del C., discussi ed elaborati con i discepoli. Rivestono particolare importanza fra questi una serie di contributi sulla letteratura bulgara delle origini e dei periodo di lotte per l'indipendenza, gli esemplari corsi di lezioni di filologia slava, quelli su Umanesimo e Rinascimento nella letteratura serbo-croata di Dalmazia, i saggi su dalmati e polacchi all'università di Padova.All'intensa studiosità e al rigore del metodo, il C. univa un'umile schiettezza e una fresca sensibilità per i valori letterari e musicali; il suo forte patriottismo lo spingeva ad affrontare il valore autentico della nazione italiana, come espressione soprattutto culturale, a riconoscerne i tratti e il potere diffusivo rispetto a quelli del mondo slavo. Così, dopo la seconda guerra mondiale, pur amareggiato per il distacco della sua Zara dall'Italia, egli continuò con lena gli studi sulla letteratura serbo-croata, approfondendo la conoscenza della poesia popolare, dei dialetti, della grammatologia. Contributi monografici, articoli e ricerche confluirono poi nelle maggiori opere sul Teatro serbo-croato (Milano 1955), nella Storia della letteratura serbo-croata (Milano 1956; 2 ediz., 1963), nella monumentale Conoscenza del mondo slavo in Italia. Bilancio storico-bibliografico di un millennio (Padova 1958), ne Le più belle pagine della letteratura serbo-croata (Milano 1963).
Continuava intanto a segnalare con scrupolo le novità librarie su Ricerche slavistiche e L'Italia che scrive; non esitava a scendere in polemica con studiosi nazionalisti iugoslavi, collaborava a dizionari (come quello letterario Bompiani e al Dizionario biografico degli Italiani) e ad enciclopedie (Pomba). Un rinnovato interesse per i trecentisti italiani e pel loro influsso sulle letterature slave diede frutti cospicui, specie con La fortuna di Dante nelle letterature ceca e slovacca (Padova 1964), La fortuna di Dante nella letteratura serbocroata (ibid. 1965), Dante in Cecoslovacchia (Firenze 1965), La fortuna del Boccaccio nella letteratura ceca (Genova 1954). Gli ultimi contributi scientifici del C. sono le ricerche sulla letteratura bulgara, la Grammatica della lingua ceca (Firenze 1968), i Paradossi del culto cirillo-metodiano in Italia (Wiesbaden 1968).
Medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte (1960), membro di numerose accademie e società scientifiche, presidente del Comitato nazionale di Padova dell'Alleanza universitaria internazionale, continuò serenamente gli studi anche minato dalla malattia e si spense ad Abano Terme (Padova) l'11 maggio 1967.
Bibl.: I. Andrović, A. C., in Jadranska Vila, V (1932), n. 8; U. Urbani, Studi di A. C. sulla fortuna di Petrarca nella letteratura ceca e fra gli Slavi meridionali, in L'Europa orientale, XIV (1934), 11-12, pp. 632-635; A. C., in Vita univers., V (1941). 11, p. 5; G. Maran, In margine ai sessant'anni di un maestro: A. C., in Riv. dalmatica, XXVIII (1957), 2, pp. 27-41; Id., A. C. uomo e slavista, in Studi in on. di A. C., Padova 1967, pp. 1-27; E. D. Rustia Traine, A. C., in Riv. dalmatica, XXXVIII (1967), 2, pp. 3-8; C. Tagliavini, Commem. del membro effettivo prof. A. C., in Atti dell'Ist. ven. di scienze, lett. ed arti, parte gen. e atti uff., CXXVI (1967-69), pp. 1-7; G. B. Pellegrini, A. C., bibliogr. a cura di J. Marchiori, in Atti dell'Accademia patavina di scienze, lett. e arti, LXXX-LXXXI 1967-68), pp. 40-79; Jev., A. C., in Primorski slovenski biografski lexsikon, Gorizia 1976, pp. 207 s.; A. C. 1896-1967 nei ricordi di amici e nella sua opera scientifica, con bibl. delle sue opere e delle tesi di laurea da lui dirette, a cura di M. S. Durica, Padova 1978.