BUZZI (Buzzi-Peccia), Arturo
Nacque a Milano il 13 ott. 1854 da Antonio e da Clotilde Peccia.
Egli certo volutamente postdatò la sua nascita di due anni, come appare da uno scritto del suo amico A. Soffredini nella Gazzetta musicale di Milano del 1988 (p. 288), in cui è accettata la data 1856. Nel registro degli allievi del conservatorio di Milano dell'ottobre 1868 è nominato per la prima volta "Arturo Peccia di anni 13, della vivente Clotilde". Si desume, pertanto, che, figlio naturale di Antonio, egli sia stato in seguito riconosciuto dal padre, mantenendo, tuttavia, anche il cognome materno.
Ricevette sicuramente dal padre i primi rudimenti musicali, se già prima di essere ammesso al conservatorio milanese poté esibirsi come timpanista a Bergamo e ad Alessandria e come cantore nella chiesa della Passione a Milano. Iniziati gli studi regolari, si accostò prima all'oboe, con il maestro C. Confalonieri, poi al violoncello con il maestro G. Quarenghi, dedicandosi infine alla composizione alla scuola di A. Bazzini, condiscepolo di G. Puccini e di P. Mascagni.
Dopo il 1875 trascorse un periodo a Napoli, dove ebbe modo d'impratichirsi nella direzione d'orchestra; si recò quindi a Parigi, per perfezionare la sua educazione sotto la guida di J. Massenet e di C. Saint-Saéns. Ritornato in Italia, visse qualche tempo a Milano, poi, come insegnante di canto, a Torino, rimanendovi fino all'autunno 1898, quando fu chiamato al Ziegfeld Conservatory of music di Chicago in qualità di professore di canto. Poco dopo, venne eletto membro del Board of directors dello stesso conservatorio; a Chicago diresse anche la Thomas orchestra. Di qui passò a insegnare nel 1900 al College of music di New York, città nella quale si stabilì e dove aprì, infine, una propria scuola di canto, molto frequentata e apprezzata.
Il B. morì a New York il 29 agosto del 1943.
Artista singolare e versatile, si distinse in campi diversi, riportando in tutti un notevole successo. Come musicista, compose numerosi pezzi per orchestra e da camera, tra i quali sono particolarmente da ricordare un Quartetto, una Sinfonia in re e un Preludio sinfonico, scritti per il suo diploma al conservatorio milanese nel 1875 ed ivi eseguiti con successo, Visione e Baccanale romano, eseguiti il 12 maggio 1886 dalla Società orchestrale del teatro alla Scala di Milano diretta da G. Bolzoni, e il poema sinfonico Re Harfagar, eseguito dalla stessa orchestra, diretta da F. Faccio, il 15 apr. 1888. Quest'ultima composizione, che riscosse entusiastici consensi di critica (la Gazzetta musicale di Milano del 22 aprile la giudicò "pezzo magnifico... degno della penna dei grandi maestri della sinfonia"), nel 1896 fu ripresa più volte da direttori quali A. Toscanini, P. Mascagni e L. Mancinelli, in vari teatri italiani e stranieri. Il 6 marzo 1897 venne rappresentata al teatro Regio di Torino la Forza d'amore (libretto di F. Fontana), prima e unica opera lirica del Buzzi. Diretta dal Toscanini che, audace e largo d'idee, non arretrava di fronte a composizioni esulanti dal repertorio collaudato, l'opera fu accolta con calore dalle critiche sia torinesi sia milanesi, che ne lodarono la spigliatezza, la scorrevolezza e l'orchestrazione: C. Bersezio nella Stampa (citata dalla Gazzetta musicale di Milano del 1897) giunse a definirlo "musicista di grande valore". È interessante notare come si insistesse sulla melodicità italiana del musicista, in polemica con i wagneriani, riconoscendo al tempo stesso che il B. aveva adottato l'uso del Leitmotiv. Per orchestra aveva scritto ancora, nel 1990, Notturno e La calma del mare, composizioni eseguite nello stesso anno al teatro Dal Verme di Milano sotto la direzione di E. Mascheroni. Il critico A. Cortella (cfr. Illustr. ital., 15 giugno 1990, p. 406), nel lodare il primo pezzo, parlò del secondo come di un "lavoro d'arte mancato", aggiungendo, però, che il compositore "in soggetti meno vasti, più determinati" avrebbe saputo "condurre lavori d'arte forti e belli". La prova dell'esattezza di questo giudizio è data dal fatto che il B. divenne famoso nella sua epoca soprattutto per lavori brillanti di più limitato respiro, che gli furono pubblicati per la massima parte da Ricordi. Per pianoforte scrisse, infatti, oltre a libere trascrizioni di opere, quali Imaestri cantori di Wagner, Manon,Tosca e Bohème di Puccini, e due Fantasie sull'Otello di Verdi, composizioni originali il cui tenore è espresso dal titolo stesso: Le rendez-vous,suite galante e Voyage de noces,suite intime per pianoforte a quattro mani, Brezza marina, Galanteries, ecc. Furono, però, soprattutto le romanze che, spesso con parole dello stesso B., e tradotte in molte lingue, lo resero celebre in tutto il mondo. Di esse si ricordano Torna amore,Lolita,Serenata spagnola,The Miller's daughter,Come buy (da Shakespeare), e Un organetto suona per la via, suparole di L. Stecchetti.
Lo stesso ingegno, arguto e brillante, il B. portò nella composizione di El sogn de Milan, una rivista-vaudeville in dialetto milanese (libretto di C. Pozza e di C. Bertolazzi), la quale nel 1892 fece accorrere al teatro Carcano di Milano "un pubblico strabocchevole durante centinaia di sere", secondo il Falconi e il Frattini, e che fu ripresa ancora nel 1894 in occasione dell'Esposizione milanese.
Sue erano state anche le parole, salacissime, per la musica di R. Marenco che accompagnava la danza dei negretti nel ballo Excelsior del coreografo L. Manzotti (Milano, teatro alla Scala, 11 genn. 1881).
All'attività propriamente musicale il B. ne affiancò un'altra letteraria, pubblicando alcuni lavori didattici, come The Italian Diction, New York 1921, e How to succeed in singing, Philadelphia 1925, mentre The Master Speaks,In a Futurist City trattano, in chiave umoristica, questioni ed episodi di vita teatrale. Collaborò, inoltre, come critico musicale al giornale Il Corriere d'America di New York, dal dicembre 1922, e a riviste americane; fu pure collaboratore spiritosissimo del giornale Il Guerin meschino di Milano sotto lo pseudonimo di "Gigione".
Fonti e Bibl.: A. Soffredini, A. B. P., in Gazz. musicale di Milano, XLIII (1888), pp. 788 s.; G. E. Schiavo, Italian-American History, I, New York 1947, p. 274; J. T. Howard, Our American Music..., New York 1966, p. 622; A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Diz. ..., Roma 1928, p. 106 e Appendice, p. 46; Th. Baker, Biographical Dict. of Musicians... revised by N. Slonimsky, New York 1958, p. 237. Per notizie e critiche delle sue opere cfr. anche: A. Soffredini, Concerti..., in Gazz. musicale di Milano, XLIII (1888), pp. 159 s.;A. Cortella, Corriere musicale, in Ill. ital., 15 giugno 1890, p. 406; Forza d'amore..., in Gazz. musicale di Milano, LII (1897), pp. 139 s.; D. Falconi-A. Frattini, Guida alla rivista e all'operetta, Milano 1953, p. 30; A. Della Corte, Toscanini…, Torino 1958, pp. 53, 59; C. Gatti, Il Teatro alla Scala nella storia e nell'arte..., II, Milano 1964, pp. 244 s., 247.