TESSARI, Arrigo. –
Nacque a Belluno il 4 gennaio 1897 da Luigi, cancelliere capo della Corte d’assise di Venezia, e da Elisa Croce, diplomatasi maestra, che fece sempre la casalinga.
La famiglia paterna era originaria di Belluno, ma si era trasferita a Venezia, dove il nonno, Giuseppe Tessari, era stato custode del Tribunale, mentre la famiglia della madre era bellunese. Arrigo fu il terzo di otto fratelli, di cui tre morti in tenera età. Dei cinque sopravvissuti, il secondogenito, Giovanni, esercitò la professione medica, mentre sia Arrigo sia i due fratelli minori scelsero la carriera militare: Francesco, dopo gli studi di ragioneria, entrò nel corpo degli alpini e in seguito nell’Accademia aeronautica; Luigi, dopo la laurea in giurisprudenza, nello stato maggiore dell’esercito. Il primogenito, Giuseppe, studente di giurisprudenza all’Università di Padova, era stato arruolato nel luglio del 1915 e inviato sulle Alpi Carniche, ma subito spedito a Bologna e poi a Catania per problemi di vista. Tornato al fronte come volontario, morì il 1° novembre 1916 nel corso della IX battaglia dell’Isonzo.
Trascorsa l’infanzia fra Belluno e Treviso, Tessari frequentò a Venezia le scuole superiori di indirizzo tecnico senza portare a termine gli studi, perché sull’esempio fraterno si arruolò volontario negli alpini; rimasto ferito sul fronte del Cadore, e con il grado di sottotenente, nell’ottobre del 1916 chiese il trasferimento nell’Aeronautica. Ammesso come allievo pilota al Campo scuola di Venaria Reale nel gennaio del 1918, il 7 agosto 1918, superate brillantemente le prove di volo, fu nominato pilota di aeroplano.
Nel suo Libretto personale, fra le Note caratteristiche del 1917 i giudizi formulati dal comandante della compagnia degli alpini, Giuseppe Pavone, lo definiscono: «Ufficiale attivo, energico, dotato di forte spirito di disciplina e di alto sentimento del dovere», e il comandante del campo di addestramento aereo, Aurelio Liotta, lo descriveva come «ufficiale di elevati sentimenti militari e civili. D’indole ottima e benvoluto dai compagni e superiori» (Belluno, Archivio dell’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea, Fondo Tessari, b. 1, f. A: Libretto personale). I rapporti ponevano l’accento sulla serietà, la professionalità, l’attaccamento al reparto e soprattutto l’ardimento e l’entusiasmo del giovane per la guerra.
Dopo un breve congedo al termine del conflitto, durante il quale lavorò a Belluno in un istituto di credito, Tessari fu richiamato e, nel marzo del 1919, entrò in servizio permanente effettivo nell’Aeronautica militare. Dal luglio del 1922 al settembre del 1924 partecipò alla riconquista della Tripolitania, prima come ufficiale pilota comandate dell’89ª squadriglia S.V.A., poi come ufficiale addetto al comando dell’aviazione; nell’ottobre del 1930 fu trasferito su sua richiesta in Cirenaica, dove ebbe il comando dei reparti di aviazione della Marmarica, nelle basi aeree di Tobruk e di Giarabub; nel settembre del 1932 assunse, quindi, il comando dell’aviazione in Somalia, con il compito di riorganizzare l’intero reparto aeronautico che, come egli stesso ebbe a denunciare dopo appena due mesi in un rapporto al governatore della Somalia e al ministro dell’Aeronautica, versava in uno stato di grave abbandono.
Alle missioni coloniali e sui fronti bellici alternò periodi di attività in Italia: dal settembre del 1927 all’ottobre del 1930 prestò servizio presso il ministero dell’Aeronautica come ufficiale di collegamento con il ministero delle Colonie; al ritorno dalla Somalia, nel 1934, ebbe il comando dell’Idroscalo di Venezia e, in seguito, il comando di uno stormo di caccia presso l’aeroporto di Campoformido. Frequentata, nell’aprile del 1938, la Scuola di guerra aerea a Roma, Tessari partì volontario per la Spagna, dove comandò il XVI gruppo caccia, La Cucaracha, del III stormo caccia dell’Aviazione legionaria.
Il comandante dello stormo, Venceslao D’Aurelio, annotò nel suo rapporto come dal 21 luglio 1938 all’11 febbraio 1939 «232 ore di volo di guerra, in 110 azioni belliche, e 17 combattimenti [...] 124 apparecchi sicuri e 45 probabili abbattuti dal suo Gruppo, sempre da lui condotto, [costituissero] il brillante patrimonio della sua attività» (Fondo Tessari, b. 1, f. A: Libretto personale). Una brillante operazione di guerra del 1° novembre gli procurò l’«alto compiacimento del duce» (f. B: Curriculo personale).
Al suo ritorno in Italia, gli fu affidato il comando del 53° stormo della 2ª divisione aerea Borea e nella base aeroportuale di Caselle torinese Tessari si dedicò all’addestramento dei giovani piloti. Allo scoppio della guerra fu impiegato sul fronte alpino a capo di uno stormo di caccia terrestre che guidò in operazioni belliche in Provenza, e quindi dal novembre del 1940 sul fronte greco-albanese, come comandante dell’Aeronautica della Grecia. Richiamato in Italia nel febbraio del 1942, dopo la promozione a generale di brigata aerea, diresse prima il comando del presidio aeronautico di Torino e poi, trasferito a Lecce, vi costituì e organizzò il comando del presidio, oltre a dirigere i gruppi di caccia provenienti dalla Sicilia e dalla Sardegna e destinati a scortare i convogli diretti in Albania, Grecia, Cirenaica, Tripolitania e Sicilia.
Nel corso della sua carriera Tessari ottenne una medaglia di bronzo, tre medaglie d’argento e una medaglia d’oro al valor militare, ed ebbe una promozione a colonnello e quindi un avanzamento a generale per meriti di guerra: un cursus honorum che, al di là degli indubbi meriti militari, presupponeva il beneplacito del regime e, come tale, un atteggiamento di favore o almeno di tacita adesione da parte di Tessari, benché venisse iscritto d’autorità al Fascio di Rimini solo nel 1939, mentre combatteva in Spagna, con retrodatazione dell’anzianità.
Nominato ispettore della specialità Caccia presso lo stato maggiore a Roma, Tessari si trovò nella capitale sia il 25 luglio sia l’8 settembre 1943 e, in servizio presso il ministero dell’Aeronautica, rimase a Roma fino a novembre.
Di fronte all’armistizio Tessari provò un senso di profondo smarrimento, giacché considerò la scelta fatta dal governo italiano un tradimento verso gli impegni assunti e verso l’alleato. Giudicò affatto comprensibile e prevedibile la reazione di parte tedesca. Del giuramento prestato al re e alla patria come militare, scrisse, non rimaneva che il vincolo verso la patria, per giunta umiliata e calpestata (Fondo Tessari, b. 2, f. I: Sottosegretariato e Relazione del generale Tessari).
Mosso da questi sentimenti – onore, fedeltà, amore patrio –, Tessari aderì alla Repubblica sociale italiana (RSI). Rifiutò la carica di ministro dell’Aeronautica inizialmente propostagli dal generale Rodolfo Graziani, che con Tessari aveva stretto un rapporto reciproco di stima e di amicizia, ma garantì comunque la propria adesione per ricostituire l’Aeronautica, quando Graziani assunse il ministero della Difesa nazionale e scelse Ernesto Botto quale sottosegretario di Stato dell’Aeronautica nazionale repubblicana (ANR). Trasferitosi al Nord nel novembre del 1943, dimorò per tre mesi a Bassano del Grappa, occupandosi a tempo pieno dell’ufficio stralcio dell’Aeronautica.
Nel marzo del 1944, tuttavia, in seguito alle dimissioni di Botto, entrato in contrasto con il Partito fascista repubblicano e avversato da Roberto Farinacci, Tessari accettò di succedergli nella carica, pur con molte esitazioni e in nome dell’obbedienza verso il duce. Nel corso del suo ministero, cercò di riorganizzare l’Arma, procedendo anche a un’opera di selezione del personale, pensionando gli elementi meno affidabili o più anziani. Mantenne l’incarico fino al 26 luglio, quando si dimise a causa delle crescenti divergenze con le autorità militari tedesche, intenzionate a sciogliere l’ANR e a costituirla come Legione aerea italiana inquadrata nella Luftwaffe. Sostituito dal colonnello Manlio Maltese, Tessari conservò le funzioni di capo di stato maggiore fino al 20 agosto 1944, quando lasciò anche questa carica per ritirarsi a vita privata, a Belluno, dove risiedeva la famiglia. Nel raggiungere Belluno, tuttavia, si recò presso il Comando della 2ª flotta aerea dal comandante della Luftwaffe, il maresciallo Wolfram von Richthofen, per chiedere chiarimenti rispetto alla Legione italiana. Ricevuto dal solo maggiore Dolling, per l’assenza di Richthofen, Tessari inviò a Benito Mussolini un rapporto dettagliato del colloquio, nel quale aveva espresso la sua assoluta contrarietà al disegno tedesco, che peraltro poi sarebbe naufragato.
A influire sulla sua scelta di dimettersi furono anche le frequenti prevaricazioni della Führung germanica nella gestione dell’Aeronautica insieme al timore che avvertiva – da patriota e da bellunese – per le sorti delle province italiane di Trento, Belluno, Bolzano e Trieste, incluse dal Reich nell’Alpenvorland e nell’Adriatisches Küstenland e sottratte, di fatto, alla RSI. Fin dal maggio del 1944, Tessari aveva informato Mussolini che le autorità germaniche smontavano con sistematicità le aviorimesse metalliche degli aeroporti italiani per inviare il materiale in Germania, secondo una procedura, «contraria allo spirito dell’alleanza», che nuoceva al patrimonio immobiliare dell’Aeronautica e alle sue reali possibilità di ripresa (Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, Rsi, Carteggio riservato, b. 16, f. 91 R, Arrigo Tessari al Duce, 9 maggio 1944; Fioravanzo, 2009, p. 126).
Se nel corso del suo sottosegretariato non perseguì, e di fatto quindi protesse i militari dell’aeronautica che si erano dati alla macchia o che non avevano risposto alla chiamata di leva, nel periodo compreso fra le dimissioni da sottosegretario e la fine della guerra, Tessari entrò in contatto con esponenti della Resistenza nel Bellunese, sia pure in una posizione defilata, visto il suo ruolo precedente.
Dopo la Liberazione fu imputato di collaborazionismo per essere stato «posteriormente all’8 settembre 1943 e per la durata di mesi 4 [...] sottosegretario all’Aeronautica repubblicana organizzando e comandando forze militari contro gli Alleati». Fu quindi sospeso dal ruolo di ufficiale generale il 7 settembre 1945, sottoposto a un procedimento di epurazione e recluso nel carcere militare giudiziario Forte Boccea a Roma dal 12 gennaio al 25 settembre 1946. Il 31 agosto 1946 il pubblico ministero propose l’«applicazione incondizionata dell’amnistia» sia per la petizione di 500 concittadini, compresi il vescovo di Belluno e molti ex partigiani, sia per la breve durata del sottosegretariato e la mancanza di altre denunce per fatti di strage, oltre alle «benemerenze per i sentimenti d’italianità» emerse nel corso dell’inchiesta. Il 30 settembre 1946 la Corte d’appello di Milano accolse la proposta e dichiarò «estinto il reato ascrittogli per amnistia» (Archivio dell’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea, Fondo Tessari, b. 3, f. Y). Alla luce dell’assoluzione, la commissione per il riesame delle cancellazioni dei ruoli degli ufficiali generali e colonnelli esaminò il suo caso e nel luglio del 1948 gli mosse una serie di addebiti – dall’accusa di aver tenuto atteggiamento avverso al governo legittimo a quella di aver minacciato di rappresaglie il personale dell’aeronautica che non si era trasferito al Nord fino all’accusa di aver denunciato al Tribunale militare alcuni generali resisi irreperibili – cui Tessari replicò con un memoriale e con una serie di testimonianze a sua difesa, anche di esponenti che su differenti fronti avevano partecipato alla Resistenza, così da essere prosciolto dalle accuse. L’8 luglio 1950 fu reintegrato nel ruolo degli ufficiali e collocato in congedo a decorrere dal 7 settembre 1945. Il 25 ottobre 1950 fu ascritto con giudizio definitivo, in sede di discriminazione, alla 2ª categoria (b. 3, f. Y). Nell’ottobre del 1948, inoltre, fu chiamato a deporre come teste della difesa nel processo a carico del generale Rodolfo Graziani.
Ritiratosi a vita privata, nel dopoguerra fu a lungo consigliere della Banca d’Italia presso la sede di Belluno, presiedette la sezione locale della Croce rossa italiana e a più riprese fu presidente dell’Aeroclub Arturo dell’Oro, di Belluno. Nel 1970 gli fu conferita la nomina di cavaliere di Vittorio Veneto.
Morì a Belluno il 5 settembre 1971. Fu sposato con Corinna Canova, appartenente a una facoltosa famiglia bellunese operante nell’ambito della ristorazione, ed ebbe un unico figlio, Massimo, architetto.
Fonti e Bibl.: Belluno, Archivio dell’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea, Fondo Tessari, bb. 1, f. A: Libretto personale; f. B: Curriculo personale; f. C: Gruppo Caccia La Cucaracha; F: Estratto dal foglio caratteristico dei voli di guerra del tenente pilota Tessari Sig. Arrigo; 2, f. I, Sottosegretariato, testo manoscritto dell’11-9-1943, minuta della lettera alla moglie, Roma, 10 settembre 1943; 3, f. Y (Ricordi del mio calvario, Alla corte d’assise di Milano, il P.M., Como, 31 agosto 1946; Corte d’Appello di Milano, adunanza del 20 settembre1946, Ordinanza nel procedimento penale contro Tessari Arrigo, Milano 30 settembre 1946; Ministero della difesa Aeronautica - Ufficio del Segretariato Generale, Al Generale di Brigata Aerea Arrigo Tessari. Revoca cancellazione dai ruoli degli Ufficiali dell’Aeronautica militare e collocamento in congedo assoluto, 29 ottobre 1950; Ministero della difesa Aeronautica - Ufficio del Segretariato Generale, Al Generale di Brigata Aerea Arrigo Tessari. Discriminazione, 5 marzo 1951; Relazione del generale Tessari, dattiloscritto, Belluno, 3 maggio 1945, pp. 1-9); Roma, Archivio centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, Repubblica sociale italiana, Carteggio riservato, b. 16, f. 91 R, Arrigo Tessari al Duce, 9 maggio 1944; Archivio dell’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, f. 73: Tessari Arrigo; Fondo RSI, bb. 8, 13, 19.
G. Alegi, La Legione che non fu mai. L’Aeronautica Nazionale Repubblicana e la crisi dell’estate 1944, in Storia contemporanea, XXII (1992), 6, pp. 1047 s.; N. Cospito - H.W. Neulen, Salò-Berlino: l’alleanza difficile. La Repubblica sociale Italiana nei documenti segreti del Terzo Reich, Milano 1992, p. 14; M. Rieder, Aspetti economici dell’occupazione tedesca in Italia, in Rivista di storia contemporanea, 1993, n. 2-3, pp. 299-301; R. De Felice, Mussolini l’alleato 1943-1945, II, La guerra civile, Torino 1997, pp. 494-496; M. Fioravanzo, Mussolini e Hitler. La repubblica sociale sotto il Terzo Reich, Roma 2009, p. 126; F. Tessari, A ricordo del sottotenente bellunese Giuseppe Tessari, caduto nella IX battaglia dell’Isonzo 1916, in Protagonisti, 2016, n. 11, pp. 117-134; testimonianze di Alessandro e Franca Tessari, figli di Francesco Tessari, fratello di Arrigo, all’autrice (novembre 2018).