ARGONAUTI
Sono designati con questo nome gli eroi che, secondo il mito, nella sua forma letteraria, parteciparono alla spedizione di Giasone per ricuperare il vello d'oro dell'ariete di Frisso (Apollod., Bibl., 1, 9, 16-26).
Pelia, re di Iolco, usurpatore del trono che sarebbe spettato ai giovane Giasone, sapeva da un oracolo che avrebbe dovuto guardarsi dal giovane che gli si fosse presentato con un solo calzare; essendosi Giasone rivelato a lui in queste condizioni, l'usurpatore cercò di allontanarlo affidandogli la rischiosa impresa di conquistare il vello d'oro, che la tradizione diceva guardato da un terribile drago nella Colchide. Giasone, con l'aiuto di Atena, riuscì ad allestire la spedizione, alla quale presero parte ben 55 eroi che fecero vela da Pagase in Tessaglia sulla nave Argo. All'impresa parteciparono anche Eracle ed i Dioscuri. Le sue vicende sono narrate fin dall'Odissea (x, 135 ss.; xii, 70 ss.), e da Esiodo (Theog., 956 sSs.; Cat., fr. 74-75, 8o, 169, 221) mentre tutti i poeti ne trattarono, a partire da Pindaro nella IV Pitica fino ad Apollodoro, Apollonio Rodio, Callimaco, ai tragici (Eschilo nella trilogia di Argo, Ipsipile e Cabirii; Sofocle nelle Lemnie, Coichidi, Scizie, nel Fineo e nel dramma satiresco Amykos; Cheremone nelle Minie), ai comici (Alessi ed Antifane nel Giasone; Aristofane ed Alesside nelle Lemnie). Più ricca di particolari la narrazione nei logografi, come Ecateo, Ferecide, Acusilao ed Ellanico. Storici come Erodoto e Timeo narrano variamente le avventurose vicende della spedizione. La letteratura latina attinge alla tradizione alessandrina, e sfrutta il tema, sia drammaticamente (Argonautes di Accio e Lemniae di Turpilio) sia dal punto di vista poetico (ad es. nella lettera di Ipsipile a Giasone nelle Heroides di Ovidio, o nella Tebaide di Stazio, v, 397 ss.) sia di erudizione (Argonauticon libri di C. Valerio Fiacco).
Abbastanza numerose sono nell'arte antica le scene che riguardano aspetti particolari di questa leggenda; così ricordiamo soltanto, qui, i giochi funebri in onore di Pelia; le varie imprese di Giasone, come la vittoria sui tori e la conquista del vello d'oro guardato dal drago; le persecuzioni di Fineo da parte delle Arpie; gli incantesimi di Medea per ringiovanire Pelia e per indurre le sue credule figlie ad ucciderlo; le avventure dell'eroe Eufemo in Cirenaica, ecc.; tutti temi che la tradizione figurata ha rappresentati isolatamente ovvero in gruppi, ma che interessano le singole figure degli A. (v. Giasone, Pelia, Medea, Fineo e gli altri).
In questa sede interessano soltanto le figurazioni collettive degli A. che non sono molte. Sull'Arca di Cipselo (v.), monumento databile al più tardi agli inizi del VI sec. a. C., erano rappresentate alcune scene come i giuochi funebri in onore di Pelia, Fineo liberato dalle Arpie e Medea fra Giasone ed Afrodite (Paus., v, 17, 9 ss.), temi che ritroviamo in parte nella ceramica a figure nere più arcaica. Una figurazione collettiva degli A. pare fosse stata creata dal pittore Mikon, il noto contemporaneo di Polignoto; essa rappresentava "coloro che avevano fatto vela per Kolchos con Giasone" (Paus., 1, 18, 1) ed era collocata nell'Anàkeion di Atene, una specie di santuario dei Dioscuri. Ma nulla sappiamo della composizione della pittura; si è supposto che essa sia stata presente al ceramista, il cosiddetto Pittore dei Niobidi (v.), che ha decorato un noto cratere del Louvre con la strage dei Niobidi da un lato ed una scena tranquilla di riposo dall'altra, in cui numerosi guerrieri greci sono alla presenza di Atena e di Eracle. Bisogna però ammettere che l'esegesi di questo vaso non è ancora definitivamente accertata; lo Hauser, ad esempio, preferiva vedere nella scena gli eroi eponimi delle phylài attiche riuniti intorno ad Atena e ad Eracle protettore di Maratona. La mancanza della nave Argo rendeva scettici alcuni studiosi sulla possibilità di vedere qui figurata una pausa del viaggio degli A.; non sembra tuttavia che questa sia una ragione decisiva, perchè sui sarcofagi romani la nave Argo spesso non è affatto rappresentata nelle scene che si riferiscono al mito. L'esegesi tradizionale, che qui si debba vedere una pausa del viaggio degli A., potrebbe servirsi oggi del confronto con una scena di un grande cratere a volute di Spina, dove sono rappresentati 19 eroi che compiono chiaramente una cerimonia di purificazione con un ramoscello di alloro in mano, alla presenza di Atena e di un eroe che, pur non avendo tipici attributi, è molto simile nello schema all'Eracle del Pittore dei Niobidi. Ma anche per questo vaso l'esegesi non è affatto chiara ed è ancora insufficientemente analizzata. Qualcuno pensa che si tratti della scena di espiazione da parte degli A. per l'uccisione di Cizico re dei Dolioni ad opera di Eracle e dei Dioscuri (cfr. Apoll. Rhod., Argon., i, 948 ss.); ma le fonti per questo episodio sono ellenistiche mentre il vaso può scendere al più tardi al 450 a. C. Altri pensano ad una scena lustrale alla presenza di guerrieri greci dopo l'assedio di Samo, alla quale prenderebbe parte lo stratego Artemon (che sarebbe riconoscibile presso il suo scudo perchè era zoppo, ed infatti qui è raffigurato con un piccolo bastoncino al quale si appoggia). Tuttavia la presenza di Atena e la varietà degli atteggiamenti che hanno i diversi personaggi in riposo ci farebbe vedere preferibilmente in essi gli Argonauti.
Più sicura è invece l'interpretazione di un grande cratere frammentario di Spina, dove è certamente raffigurato un episodio del viaggio degli A.; i resti di alcune iscrizioni presso le teste dei personaggi ci aiutano nella identificazione di Amykos con i cesti ancora ai polsi, di Polluce che viene incoronato da una figura femminile, forse Atena, mentre al centro una figura barbata nuda, dalle forme possenti, forse Eracle, sacrifica davanti ad un grande tripode. È qui forse il momento successivo alla sfida lanciata da Amykos (v.), re dei Bebrici, al Dioscuro Polluce.
Una rappresentazione complessiva di varî episodî del viaggio è pure quella che decora la famosa Cista Ficoroni del Museo di Villa Giulia a Roma. Nella scena centrale è raffigurato il momento nel quale uno dei due Dioscuri, Polluce, vince nel pugilato Amykos re dei Bebrici della Bitinia, incatenandolo ad un albero, alla presenza di Atena, mentre una Nike alata vola sul capo dell'eroe. A sinistra, seduto su di un'anfora, è un barbaro, forse il fratello di Amykos, Mygdon; accanto a lui pensoso un demone alato, Sosthenes, che aveva predetto la vittoria degli A.; a destra un giovane greco coronato, forse Giasone e, dietro di lui, forse, Eracle; sempre a destra è rappresentata la prua della nave Argo con un gruppo di eroi, che costituisce il passaggio alla scena della fonte presso cui sono altri A. fra i quali Castore, mentre in alto su un anfratto roccioso appare semidisteso il dio del luogo. Benché le scene qui rappresentate possano riportarsi per la varietà dei personaggi e degli atteggiamenti alla pittura monumentale greca di ambiente polignoteo (la cista creata, come ci dice l'iscrizione latina arcaica graffita sul recipiente stesso, da Novios Plautios (v.) è opera dell'artigianato greco-italico della fine del IV sec. a. C.), può essere tuttavia ispirata a quella pittura mikoniana che abbiamo sopra ricordata, ed è da collegarsi a quanto Apollonio Rodio narra a proposito della lotta fra Amykos e Polluce (Argon., ii, 1 ss.).
Sul registro inferiore della hydrìa di Londra firmata da Meidias (v.) sono rappresentati, in vario atteggiamento, alcuni degli A. nel giardino delle Esperidi: Eracle e, dietro di lui, Klytios, Klymenos, e Philoktetes cui fa seguito Medea con le compagne Arniope ed Ileaira, mentre dall'altro lato sono Akamas, Hippothoon, Antiochos, Oineus, eroi eponimi.
Le scene riferibili agli Argonauti sui sarcofagi di età imperiale romana consistono piuttosto di episodî isolati; principalmente riguardano la fuga di Frisso su di un ariete aureo; la punizione di Ino; il ricupero del vello d'oro da parte di Giasone; la vittoria dell'eroe che riesce ad aggiogare all'aratro, alla presenza di Aietes, re del paese del sole, i tori dagli zoccoli di bronzo e dalle nari sprizzanti fuoco; le nozze di Giasone con Creusa e con Medea, le arti magiche di Medea (v.) contro la rivale; l'uccisione dei figli da parte della madre e la fuga di questa sul carro tratto dal drago. Tutti temi che si riferiscono sia al poema di Apollonio Rodio che alla tragedia di Euripide, la Medea. Non esiste tuttavia più qui una iconografia stabilita; il tema, ripetuto stancamente, è lontanamente ispirato alle fonti poetiche citate, attraverso una lunga trasmissione artigiana di schemi iconografici.
Monumenti considerati. - Raffigurazioni sull'Arca di Cipselo: M. Wegner, Die Kypseloslade, in Athen. Mitt., xli, 1916, pp. 33, 48, 6S.
Pitture di Mikon nell'Anàkeion di Atene: A. Renaich, Recueil Milliet, Parigi 1921, p. 143, n. 118. Rappres. dei giuochi funebri in onore di Pelia su vasi: R. S. Young, in Hesperia, iv, 1935, p. 431 ss.; H. G. Payne, Necrocarinthia, Oxford 1931, p. 141, n. ‛47'; C. V. A., Br. Mus., 4, tav. 54, 1 b. Sortilegi di Medea con le figlie di Pelia: C. V. A., Bibl. Nat., 2, tav. 62, 12; 64,1; J. D. Beazley, Black-fig., 1928, p. 551, n. 330; R. Pottier, Album vases Louvre, F. 372, tav. 386; C. V. A., Br. Mus., 5, tav. 70, 4; A. Furtwängler, Berl. Vasensamml., 2188; O. Jahn, Gat. München, 343; Schultz, in Ann. Inst., xlviii, 1876, p. 43, tav. F; L. Curtius, in Athen. Mitt., xlviii, 48, 1923, p. 38; J. D. Beazley, Red-fig., p. 154. Lotta fra Giasone ed il drago per la conquista del vello d'oro: E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung d. Gr., fig. 467 e J. D. Beazley, Vas. Poi., p. 286, n. 93; Richter-Hall, Ath. Vases Metr. Mus., n. 88, tav. 90; C. V. A., Bologna, tav. 24; Furtwängler-Reichhold, Griech. Vasenmalerei, ii, tavv. 98-99; L. Curtius, Wandmalerei Pompejis, Lipsia 1929, p. 295, fig. 170. Sull'episodio cirenaico degli Argonauti con Eufemo che porta sulle spalle il Tritone: L. Curtius, in Rend. Acc. Pont., xx, 1943-44, pp. 255 ss.; P. Mingazzini, in Riv. Ist. Lig., xii, 1946, pp. 87 ss. Sulla Cista Ficoroni: Helbig-Amelung, Führer3, pp. 303 ss.; E. Feihl, Die ficoronische Cista und Polygnot, Tubinga 1913; A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, Roma 1918, pp. 481 ss. Sulla hydria di Londra con gli A. nel giardino delle Esperidi: G. Nicole, Meidias, Ginevra 1908, p. 55 ss.; G. Becatti, Meidias, Firenze 1947, p. 10. Sarcofagi con Frisso e punizione di Ino: C. Robert, Die ant. Sarkophagreliefs, Berlino 1890, ii, n. 187, tav. 61, p. 197. Sarcofagi con avventure di Giasone nella Colchide, vittoria sui tori, conquista del vello d'oro, nozze con Medea e Creusa: Robert, n. 188 (Vienna); n. 189 (Louvre); n. 190 (Torino); n. 191 (scomparso); n. 192 (villa Ludovisi). Sarcofagi con gli incantesimi di Medea, Medea consegna doni a Creusa, uccide i figli, fugge sul drago; Robert, nn. 192-202 (perduto di Firenze, Roma Vaticano; Parigi Louvre; Roma Vaticano, Sala a croce greca; Ostia, Pal. vescovile; Roma, Stamp. reale; Roma già via Tiburtina; Roma Palatino; Marsiglia museo).
Bibl.: H. Heydemann, Jason im Kolchis, in XI Hallisches Winckelmannsprogramm, Halle 1886; K. Seeliger, in Roscher, I, cc. 503-537, s. v. Argonautai; O. Jessen, in Pauly-Wissowa, II, cc. 778-785, s. v. Argonautai.