ARGENTO (IV, p. 253; App. I, p. 147)
Nelle tabelle a pagina 249 sono riportate le produzioni nei varî paesi in questi ultimi anni e la ripartizione dei consumi in Italia.
Il deprezzamento di questo metallo, per la graduale eliminazione del Silver standard dai varî sistemi monetarî (v. metalli preziosi, XXIII, pp. 31-32), dopo una breve sosta, seguita da una notevole rivalutazione nel biennio 1934-35, ebbe una ripresa che, alla vigilia della seconda Guerra mondiale, ricondusse le quotazioni quasi ai bassi livelli del 1933. La produzione invece, più soggetta al fenomeno della vischiosità, continuò nel movimento ascendente iniziatosi nel 1934; dopo aver raggiunto, nel 1940, la cifra di 8520 tonnellate, si iniziava la curva discendente.
Nel corso della seconda Guerra mondiale le due opposte tendenze si invertirono, per un complesso di fattori che furono insieme causa ed effetto dell'aumento della domanda e della contrazione dell'offerta del metallo, quali i vincoli imposti, quasi dovunque, alla sua trasferibilità, gli accresciuti consumi industriali, i trasferimenti di manodopera e di capitali dalle miniere d'argento ad altre d'interesse bellico. Ma sembra che il fattore decisivo fosse costituito dall'esaurimento delle scorte britanniche (per gli invî all'India e ad altri paesi dell'Oriente in contropartita di merci) e dalla rarefazione di quelle statunitensi, in relazione, quest'ultima, alle vendite effettuate in base al Green act, e alle consegne, a titolo di affitto e prestito, al Commonwealth britannico, all'Impero olandese, all'Arabia sa‛ūdita, all'Etiopia, alla Francia e al Belgio, per complessive 12.779 tonnellate. L'obbligo di restituire "in specie" e entro cinque anni dalla cessazione dello "stato di necessità" il predetto ammontare di argento agli Stati Uniti, consigliò alle potenze debitrici di procurarsene per tempo i quantitativi occorrenti, anche procedendo in qualche caso (Gran Bretagna e India) alla sua demonetizzazione.
Il timore di un'eventuale penuria di metallo bianco provocò negli Stati Uniti, sullo scorcio del 1945, misure atte a favorirne l'importazione, sia mediante un ulteriore rialzo del prezzo massimo, fissato dall'Office of prices administration per l'argento estero (portato, il 20 settembre di quell'anno, da 45 a 71,11 cents l'oncia), e sia mediante la graduale abolizione dei vincoli sui suoi usi e sulla sua trasferibilità, tanto che - soppresso il 30 giugno 1946 il controllo dei prezzi - le relative quotazioni salirono, l'11 luglio, a cents 90,1/8.
Col 1947 si è però verificata sui varî mercati una flessione dei corsi, dovuta in gran parte, secondo autorevoli esperti, alla diminuita domanda per usi industriali e artistici, soprattutto negli Stati Uniti.
È importante notare che dal 2 gennaio 1945 anche le quotazioni di Londra si riferiscono all'oncia troy di metallo fino, e non più all'oncia standard, di 22/24.
Archeologia. - Di notevole interesse il ritrovamento, avvenuto in questi ultimi anni in Inghilterra, di una magnifica collezione di piatti romani d'argento, per la quale v. inghilterra: Archeologia, in questa App.
Bibl.: Société des Nations, Annuaire Statistique, 1942-44, Ginevra 1945; Banca d'Italia, Bollettino del Servizio Studi economici; AMMI, Metalli non ferrosi e ferroleghe (statistiche), Roma 1947; D. H. Leavens, Bullion Prices and the Gold-Silver Ratio, 1929-45, in The Review of Economic Statistics, della Harvard University, Cambridge Mass., agosto 1946; C. G. Tether, Turning-point in Silver?, in The Banker, Londra, aprile 1947; United States Treasury Department, Treasury Bulletin, settembre 1947.