TERMALE, ARCHITETTURA
. L'aggettivo termale ha acquistato per gli storici dell'architettura un significato ben più vasto di quello letterale, sicché nei riguardi della forma il vocabolo denota oggi gli organismi architettonici costituiti da uno o più ambienti coperti con sistemi di vòlte o di cupole, e, nei riguardi costruttivi include nel suo significato i concetti di equilibrio statico derivati dalle azioni che vòlta o cupola esercitano sui piedritti. Iri questi organismi i pesi proprî delle vòlte, cui si assommano anche quelli dovuti ai carichi accidentali, determinano sui piedritti azioni oblique o spinte. L'equilibrio statico di questo sistema si raggiunge col proporzionare il piedritto in modo tale da resistere ai momenti di rovesciamento che vengono a determinarsi in conseguenza delle predette azioni risultanti.
Queste condizioni di equilibrio, che si riferiscono al caso di un solo ambiente, si ottengono anche in un complesso di ambienti. Un ambiente principale, più vasto, coperto a vòlta o a cupola, viene fiancheggiato da altri ambienti laterali i cui muri divisorî contraffortano le spinte delle vòlte centrali: la sala centrale si eleva al disopra degli ambienti circostanti per prendere luce dall'alto, e allora, per contenere le spinte delle coperture, quei muri divisorî laterali si portano come contrafforti o diaframmi esterni, fino alle reni delle vòlte stesse. Questo è lo schema costitutivo del sistema termale: planimetricamente esso risolve il problema della copertura di ampî spazî mediante le strutture a vòlta: staticamente definisce un modo di equilibrio che, se ha avuto le più vaste applicazioni nella costruzione delle grandi terme romane, e specialmente nel nucleo centrale del tepidarium, è stato, con analogia, e anche con diretta derivazione, applicato nell'architettura romanica, gotica e del Rinascimento.
La concezione e gli sviluppi di questo sistema termale sono romani e si definiscono nel periodo dal sec. II al IV dell'era volgare. Hanno solo alcuni riscontri in alcuni edifici persiani che si ritengono del periodo sassanide, come il palazzo di Ctesifonte.
Le applicazioni più tipiche del suesposto principio si hanno nelle grandi aule del tepidario delle terme romane. Ne abbiamo la visione intatta nel tepidario delle Terme di Diocleziano, che i restauri del secolo XVI hanno destinato al culto di S. Maria degli Angeli. Pure attraverso la suggestiva rovina ne risulta la dimostrazione nel tepidario delle Terme di Caracalla. E ancor prima di queste, tale disposizione architettonica e costruttiva si trova in Roma nelle sale centrali delle Terme di Traiano e delle terme neroniane-severiane, delle quali abbiamo i disegni del Palladio nella sua opera Le terme dei Romani. Fuori di Roma l'esempio più tipico è quello delle terme di Leptis Magna.
Il sistema è costante: l'aula centrale, le cui dimensioni possono raggiungere anche i 25 m. di larghezza e i 75 m. di lunghezza, è coperta da un triplice sistema di crociere: le spinte determinate da queste e concentrate lungo le diagonali si compongono in una spinta laterale esterna che viene assorbita da un muro di diaframma esterno e normale alla sala: la stabilità di questo muro è aumentata dal carico delle vòlte che coprono lo spazio risultante tra diaframma e diaframma. Un'ulteriore assicurazione nel perimetro è data dalla disposizione di contrafforti esterni foggiati a nicchie (esempio esteticamente suggestivo è quello delle Terme di Diocleziano nella visione di Piranesi, oggi solo in parte conservata).
Il sistema termale, caratteristico del tepidario delle terme, ha applicazioni di altrettanta grandiosità nei complessi destinati a basilica civile - come nella Basilica di Massenzio, che, costruita nel primo quarto del sec. IV ci mostra come la tecnica romana fosse al suo apice - e di pari sapienza, come nell'aula dei Mercati Traianei, funzionante appunto come basilica, e che le recenti liberazioni hanno posto in luce.
In questa, la struttura, del tutto analoga a quella delle sale termali, si snoda e il sistema si fa attivo, preludiando agli sviluppi futuri romanicogotici. Le crociere dell'aula centrale si dipartono da mensole: i costruttori compresero che la curva delle pressioni delle vòlte stesse, distaccandosi al terzo, circa, della monta della vòlta, per uscire dalla sezione, lasciava una parte del suo piedritto inerte e inattiva, per la quale poteva essere considerato sufficiente il sostegno di una mensola, anziché della tipica colonna distaccata, e quindi decorativa, che vediamo nelle aule dei tepidarî. Il diaframma o spessore esterno, pieno, è sostituito da un arco ribassato, che come un arco rampante nelle posteriori costruzioni medievali, puntella, si può dire, la vòlta centrale alle reni: il sistema laterale affiancante è costituito, ora, da ambienti sovrapposti in due ordini. Questo organismo - tipicamente termale nei riguardi del funzionamento statico - è ripreso dai costruttori medievali nell'edificio religioso a vòlta. La chiesa di S. Ambrogio a Milano, che nel sec. X rinnova e riconcentra nelle due disposizioni costruttive la tradizione romana, e che si indica come tipo della costruzione lombardo-romanica, ne è un esempio. Anche in questo edificio la navata centrale coperta da crociere rialzate è rinfiancata dalle minori navate laterali a doppio ordine che l'azione delle vòlte centrali in parte assorbono nel pilone interno, in parte riportano sul muro perimetrale. La varietà degli edifici a vòlta che costituiscono la serie dei monumenti dello stile romanico si possono, quindi, sotto questo aspetto, denominare quali organismi di tipo termale a pianta basilicale, con vòlta a vela o a crociera, e secondo una simmetria assiale. La chiesa gotica non è altro che l'estensione di questi principî verso soluzioni più slanciate e ardite, verso uno sdoppiamento di elementi (la copertura si scinde in vòlta e tetto) e verso le estreme conseguenze del calcolo della resistenza delle varie membra dell'organismo e cioè nel piliere, nel contrafforte, nell'arco rampante.
Un analogo funzionamento statico termale si ha anche, nell'architettura degli edifici a pianta centrale, coperti con vòlta o con cupole. Anche su questo tema esperienze e sviluppi sono romani.
Se si considera il massimo degli edifici di questo tipo, il Pantheon, si ha ancora che la condizione di equilibrio è verificata per il fatto che il momento di rovesciamento del piedritto, determinato dall'azione di spinta della cupola, è molto inferiore al momento di resistenza. Tale dato è raggiunto sia per avere i costruttori adottato nella struttura concrezionata della vòlta materiali leggieri (strati alternati di tufi leggieri e di pomice), sia per avere alleggerito il piedritto mediante l'alternarsi di nicchie e vani interni scanditi da strutture radiali che, pure risultando solidali con la massa, agiscono come veri e proprî contrafforti e stabiliscono l'assoluta rispondenza del sistema basilicale, che diremo centrale, con quello longitudinale già descritto.
Altra soluzione di equilibrio nei sistemi centrali si ha quando la spinta, determinata dalla cupola centrale e ripartita uniformemente lungo il cerchio di base, viene trasmessa in alcuni punti o nodi del piedritto, mediante la trasmissione di arconi che questi nodi collegano tra loro. Questi, alla loro volta, sono contraffortati da vòlte coprenti ambienti limitrofi adiacenti a quello centrale, o da nicchie o esedre rivolte ora verso l'esterno, ora verso l'interno, le cui concavità e convessità sono comunque esterne al perimetro del vano centrale.
Da questo comportamento, da questa ragione costruttiva, sorge la grande ed esteticamente brillante varietà di piante dell'architettura romana. Sono gli edifici a forma stellare tipica di monumenti funerarî, sono gli edifici a contrafforti interni o esterni a nicchie (esempio massimo la nota sala della Villa Liciniana detta "Minerva Medica" e il padiglione della Piazza d'Oro nella Villa Adriana); sono ancora gli edifici anulari a deambulatorio, come, ad es., il mausoleo di Santa Costanza a Roma.
Le architetture ravennati - esempio S. Vitale a Ravenna - e alcuni monumenti dell'architettura bizantina, come la chiesa dei Ss. Sergio e Bacco, si debbono collocare, per analogia di funzionamento costruttivo, in questo tipo, che ha il suo fondamento nell'architettura dei Romani. Che ritroviamo - sia pure con varianti di alcuni problemi elementari relativi alla scelta del tipo di vòlta, e specialmente di quello di voltare la cupola dalla pianta quadrata col tramite delle varie soluzioni di pennacchi - nell'architettura bizantina. Il carico della cupola viene in queste costruzioni trasmesso mediante quattro arconi ai quattro piloni di sostegno interni: alla loro volta l'assicurazione di questi contro il rovesciamento è ottenuta col contrapporre l'azione di due grandi esedre coperte da semicupole, e di due grandi sistemi di vòlte a botti, e l'ulteriore contraffortamento sul perimetro viene raggiunto mediante nicchie minori e mediante quattro estremi piloni agenti con la loro massa come punti di arresto delle azioni laterali; ecco il sistema organico della chiesa di S. Sofia a Costantinopoli, rappresentativa del sistema bizantino, che, ancora per l'analogia nel modo di agire delle azioni di equilibrio, dobbiamo collegare allo stesso ciclo delle architetture romane termali.
La produzione dei tipi medievali a forma centrale, battisteri o edifici di culto in forma centrale, anulare, poliabsidata, così varia nelle espressioni decorative, appartiene anche a questo gruppo. Il quale si riafferma, se pure differenziandosi per più vaste dimensioni e più complesse associazioni di forme longitudinali e centrali, nel tema della basilica a cupola e a navate del Rinascimento italiano: da S. Andrea a Mantova, alla chiesa di S. Maria di Loreto; dal duomo brunelleschiano a quello di S. Petronio; dalla esperienza lombarda bramantesca alla massima concezione di San Pietro, e a quella rappresentata dalla formazione della chiesa secondo il tipo del Gesù, a Roma, e nelle sue variazioni che si continuano nel Seicento. Varie le forme e le funzioni, unico il principio che questi organismi lega alla prima sorgente romana.